L’attenzione, anzi la volontà c’è. Quello che mancano sono le finanze. Con una spending review alle porte di circa due milioni di euro, quello «che farò sarà sicuramente evitare i tagli e trovare più risorse. Ce la metterò tutta, ma dentro questo quadro». È realista e concreto il ministro Franceschini che ieri ha partecipato alla presentazione annuale dei dati sul cinema italiano, messi a punto dal gruppo di analisi di Mibact e Anica. Una sorta di prevedibile cahiers de doléances che mette in luce come, nonostante i premi conquistati – Oscar compreso – il nostro cinema versi in gravissime acque con segni in negativo di fronte a quasi ogni voce, a cominciare dal 27% in meno degli investimenti nel settore.
«In epoca di globalizzazione ogni economia nazionale deve individuare la propria vocazione e quella italiana è legata alla cultura e alla bellezza – aggiunge il ministro dei Beni culturali -. Credo molto in questa sfida ma so anche che non possiamo prescindere dalla crisi economica e dalla stagione di tagli che stiamo vivendo».
Per questo, nell’immediato, la «ricetta» del Ministro è puntare sulle cooproduzioni con l’estero (in calo anche quelle nel 2013) e sul tax credit (le agevolazioni fiscali) da portare oltre il limite dei 5 milioni di euro per attirare maggiormente gli investimenti stranieri. Che poi sono quelli delle grandi produzioni, altra voce col segno negativo: calano, infatti, i film ad alto budget, mentre aumentano quelli a bassissimo budget (sui 200mila euro). Priorità dei prossimi giorni sarà poi l’allargamento del tax credit all’audiovisivo e l’apertura di un tavolo con le televisioni: «Le tv – spiega Franceschini – devono dare un contributo fondamentale e occorre un intervento per correggere le norme sulle quote aumentando le sanzioni. Ringrazio la Rai perché rispetta più di Mediaset le norme sugli investimenti, ma ringrazio Mediaset perché programma più film italiani in prima serata».
Su Cinecittà, poi, resta l’impegno preso nelle passate settimane con sindacati e associazioni per promuovere una vera azione di rilancio degli storici studi di via Tuscolana, coinvolgendo in un accordo commerciale Rai e Istituto Luce. Una novità, ancora, riguarderà le commissioni ministeriali che assegnano i fondi pubblici ai film, spesso al centro di polemiche per la scarsa competenza dei membri. D’ora in avanti, spiega il Ministro «i nuovi componenti verranno selezionati in base ai loro curricula e il direttore generale, Nicola Borrelli, non voterà». Altro impegno assunto da France- schini sarà la battaglia per la difesa dell’«eccezione culturale», di cui la Francia, soprattutto, ha fatto una bandiera: «che significa tenere fuori la cultura dalle logiche di mercato». Finalmente.
E a chiudere un invito ai produttori perché mostrino nei loro film le tante «bellezze dell’Italia so- no cose che contano molto di più di una campagna promozionale. Mettete nei vostri film le nostre meraviglie, specie quelle sconosciute». Peccato però che costino un occhio della testa, ribatte dal fondo della sala proprio il produttore de La grande bellezza, Nicola Giuliano: «Girare una notte alle Terme di Caracalla costa anche 30mila euro!» Forse, quindi, si dovrà intervenire anche su questo. Ma più che assestamenti e provvedimenti ad hoc per ogni emergenza forse sarà finalmente il caso di rimettere le mani sulla tanto attesa e mai varata legge di sistema? La risposta al Ministro.
L’Unità 16.04.14