"Perché servono candidature che funzionino", di Stefano Lepri
Se il 25 maggio sarà una bella domenica di sole, alcuni avranno la tentazione di passarla al mare o in campagna. «Tanto il Parlamento europeo ha pochi poteri» si dirà, per trovare una scusa. Ma non è così. L’assemblea di Strasburgo era senza poteri o quasi la prima volta che fu eletta a suffragio universale, 35 anni fa. Poi, piano piano, se ne è guadagnati sempre di più. Certo non ha il potere di iniziativa legislativa, come la hanno – la devono avere – i Parlamenti nazionali di uno Stato sovrano democratico. Però le leggi europee vi vengono discusse e cambiate. Le maggioranze che vi si formano influiscono sugli eventi politici. Seppur in modo mediato, il peso dell’opinione pubblica vi si fa sentire; può correggere i compromessi di potere tra governi. Il caso più recente è quello dell’unione bancaria: per opera del Parlamento europeo l’accordo finale è meno segnato dalle riluttanze tedesche di quanto lo fosse l’accordo originariamente raggiunto tra i ministri; rende meno opaca e meno macchinosa la procedura per impedire che le difficoltà …