Giorno: 14 Aprile 2014

«Quindici anni per evitare il disastro», di Monica Ricci Sargentini

Il tempo stringe: per salvarci abbiamo appena 15 anni. È la previsione degli scienziati Onu che hanno prodotto il rapporto sulla situazione ambientale del Pianeta. L’effetto serra non solo esiste ma è in inesorabile crescita. La media delle emissioni globali è aumentata di un miliardo di tonnellate all’anno. La richiesta ai leader mondiali è dunque di ridurre da subito la dipendenza da petrolio e carbone. L’effetto serra c’è e cresce inesorabilmente, nonostante le promesse dei governi e la crisi economica che perdura. Tra il 2000 e il 2010 la media delle emissioni globali è aumentata di un miliardo di tonnellate all’anno, a un ritmo più veloce dei decenni precedenti, raggiungendo «livelli senza precedenti». È il verdetto emesso dagli scienziati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), riuniti a Berlino per presentare la terza e ultima parte del quinto rapporto sul clima, redatto sotto l’ombrello dell’Onu. Sul banco degli accusati c’è l’uso intensivo del carbone come fonte energetica in alcuni Paesi, tra cui in primis la Cina, gli Stati Uniti e l’India. Ma anche …

"Donne, impegniamoci per cambiare l’Europa", di Sara Ventroni

L’Europa non è solo uno spazio. L’Europa è tempo: é il qui e l’ora delle nostre esistenze. L’Europa siamo noi. E ci siamo dentro fino al midollo. Non serve a nulla maledire l’austerità, abbaiando davanti allo specchio. Mordendoci la coda. Le donne lo hanno capito da tempo. La crisi economica è dentro la carne viva delle relazioni, private e politiche. Venerdì scorso, il convegno internazionale «Uno sguardo di genere per una nuova Europa», organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti, ha disposto sul tavolo della discussione le questioni vitali. Tanto per dire: sulla crisi mondiale esplosa dal 2008, Judith Astelarra, docente di sociologia a Barcellona, è stata molto chiara: siamo obbligati – noi donne e noi uomini – a ridefinire, proprio tra uomini e donne, il triangolo economico di base: Stato-mercato-famiglia. Una triade che va rivista, sotto il profilo simbolico, ma soprattutto politico. Non ci sono alibi. Il nesso tra la mancata implementazione delle politiche di lavoro delle donne e il ripensamento della Comunità europea in una nuova ottica di genere, è essenziale per avviare l’uscita dalla …

«Il problema del lavoro è più grave di quel che si dice», di Bianca Di Giovanni

Le scelte fatte nel Def erano quasi obbligate, nelle condizioni date. Ma non è detto che siano sufficienti per far ripartire il Paese. «Servirebbe un intervento forte per favorire la produttività e un grande investimento negli ammortizzatori sociali, altrimenti è difficile che il paese torni a crescere in modo sostenuto». La pensa così Marcello Messori, uno dei più grandi economisti italiani, ordinario alla Luiss di Roma. Il quale avverte: il problema numero uno è la disoccupazione. Professor Messori, il governo parla di Def per la crescita. È davvero così? «Credo che oggi sia inevitabile rilanciare la domanda aggregata nel brevissimo periodo, perché le famiglie italiane vengono dal periodo più lungo del dopoguerra di caduta di reddito disponibile e le imprese da un calo degli investimenti. Quindi è evidente che un impulso alla domanda interna sia una condizione necessaria per agganciare la ripresa. Per rispondere alla sua domanda bisogna porsi due altre questioni». Quali? «Primo, se questo stimolo alla domanda è sufficiente. Secondo, se basta agire su questa leva, o non occorra invece azionarne altre». E …

"Dalla parte del professor Lucignolo", di Elisabetta Rosaspina

Lucignolo ha fatto strada. Tanto per cominciare, si è trovato un buon avvocato: il Checco. Del quale scarseggia un’iconografia ufficiale, perché se n’è sempre restato nell’ombra, alle spalle della sua controfigura: un maturo, rispettabile professore, dal viso rotondo e cordiale, capace di scardinare in poche battute le difese del più ostico degli «adolescenti ingrati». Loro non amano i banchi di scuola? Sapessero quanto poco li ha amati lui! Loro fanno impazzire insegnanti e genitori? Bazzecole, in confronto alle imprese fanciullesche del Checco, che, per chiarire fin dal principio la sua opinione dell’autorità costituita, si presentò al mondo in posizione podalica. Sessantasette anni fa. E se non tutti i docenti osano ammettere la loro insofferenza dinnanzi alla tirannia dei programmi scolastici ministeriali, e alla relativa, inflessibile tabella di marcia, il Checco non si fa problemi: «Che palle, li odio!». A nove anni, in quarta elementare, forse non si sarebbe azzardato a esprimersi così direttamente, ma riuscì comunque a persuadere il maestro Giorgio a organizzargli addirittura «un piano personalizzato di lavoro», per consentirgli di sviluppare il suo …

Napolitano va in tv “Gli euroscettici non fermano la Ue”, di Umberto Rosso

L’euroscetticismo alle prossime elezioni europee non vincerà. Giorgio Napolitano, per la prima volta nei panni di ospite in una trasmissione tv, ne è convinto: preoccupazioni ce ne sono ma «l’Europa non tornerà indietro». E lo spiega a Fabio Fazio, che è andato a intervistarlo nello studio alla Vetrata al Quirinale. Certo, se a Strasburgo dovesse far breccia una forte ondata anti-euro «il timore è che nel Parlamento il cammino diventi più faticoso». Ma il capo dello Stato non crede appunto ad un’Europa che innesti la retromarcia, pure «con tutti coloro che arrivassero appunto da euroscettici». Anzi, forse «qualcuno sarebbe conquistato da una conoscenza diretta, da una partecipazione diretta» all’avventura fra i banchi dell’europarlamento. Potrebbe finire arruolato alla “causa”. Il messaggio del capo dello Stato sembra indirizzato soprattutto a Grillo e grillini (e al variegato arcipelago anti-Ue), e alla sbandierata convinzione di far man bassa di voti il prossimo 25 maggio, nella speranza di mandare all’aria in un colpo solo Renzi, il governo, il Pd e l’intera legislatura. Scenario in cui evidentemente il capo dello Stato, …

"Laureati, disoccupati e scoraggiati", di Carlo Buttaroni

Nella prima metà degli anni Cinquanta, per le strade circolavano poco più di 400mila automobili e c’erano 4 apparecchi televisivi ogni 1.000 abitanti. Per vedere Febo Conti, Settenote o la Domenica sportiva comodamente seduti nel salotto di casa, bisognava spendere una cifra che corrispondeva a circa dodici mensilità di un reddito medio, vale a dire il costo attuale di un’utilitaria di fascia media. Dieci anni dopo, le auto circolanti in Italia erano 2,5 milioni e gli apparecchi televisivi quasi 6 milioni. Erano gli anni di una crescita non solo economica ma anche sociale. Gli italiani guardavano Non è mai troppo tardi, un programma d’insegnamento elementare condotto dal maestro Alberto Manzi che ha aiutato milioni di italiani ad affrancarsi dall’analfabetismo. Le grandi trasformazioni avvenute in quegli anni alimentavano l’idea che in Italia, come in altri paesi occidentali, la rigida divisione in classi appartenesse ormai al passato. E, in effetti, il cambio di struttura economica iniziato negli anni Cinquanta con il processo d’industrializzazione prima e di terziarizzazione poi, hanno segnato una rapida crescita della classe operaia urbana …

"Delrio: parità di genere anche nelle nomine Oggi il governo decide", di Goffredo De Marchis

Tutto pronto per le nomine delle grandi aziende pubbliche Enel, Eni, Finmneccanica e probabilmente per Terna e Poste. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio annuncia il rispetto della parità di genere anche nella scelta dei manager. A Repubblica, Delrio spiega anche come verrà finanziato il bonus da 80 euro per i redditi più bassi. Il capo dello Stato, intervistato da Fazio, dice che bisogna ridurre il debito «per i figli e non per la Ue: non si può lasciare ai giovani un fardello da ottanta miliardi all’anno d’interessi». Con le nomine delle grandi aziende pubbliche il governo si propone «una rivoluzione culturale» attraverso la promozione di manager uomini e donne in egual misura. «Una sostanziale parità di genere – annuncia il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio – per colmare un ritardo dell’Italia che è di almeno 30 anni». Oggi Matteo Renzi sceglierà i vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste. Ma questa è anche la settimana del decreto sul taglio dell’Irpef, gli 80 euro in busta paga da maggio, con le relative …