Ci sono tanti ragazzi e tante ragazze. E questa è la prima cosa che si nota arrivando nel grande catino che è il Palaolimpico di Torino, loca- tion scelta per aprire la campagna elettorale delle elezioni di maggio. Giovani che spingono e avanzano per il selfie con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e poi lo rilanciano velocissimi su twitter e facebook, mentre arrivano alla spicciolata le donne candidate, alle comunali, alle regionali, all’europarlamento. Tante e per la prima volta.
Il parterre vede schierati il sindaco di Torino, Piero Fassino, il capogruppo della Camera, Roberto Speranza, i ministri Maria Elena Boschi e Andrea Orlando, la nuova classe dirigente renziana, ma anche l’ex ministro Cesare Damiano, che qui è di casa, i bersaniani Nico Stumpo e Davide Zoggia, arrivati a Tori- no mentre a Roma Gianni Cuperlo riunisce la minoranza e Massimo D’Alema invita a lavorare sodo per tornare a esse- re maggioranza. A Torino vanno in scena il volto nuovo del Pd, i suoi slogan e le sue nuove liturgie, la svolta buona e il cambiar verso, ma soprattutto la voglia di tornare a vincere, partendo da qui, dal Nord e dal Piemonte dove Roberto Cota ha perso la credibilità appeso a un paio di mutande verdi e la poltrona a causa delle liste truccate. Acclamato e coccolato il candidato alla Regione, Sergio Chiamparino, che quando sale sul palco scalda la platea e poi la infiamma quando annuncia che prenderà la tessera del Pd, quando saluta con quel «compagni e compagne» che ormai si usa po- co, «ma io sono d’antan». Mentre il palazzo dello sport si riempie il responsabile Comunicazione, Francesco Nicodemo, manda in onda la playlist, un’ora e mezza di brani scelti con i suggerimenti della community dem, prepara le slide e dice che «finalmente si trasmette un messaggio di speranza, si torna a guardare al futuro e siamo noi a dettare l’agenda. Gli altri sono lì che rincorrono». Più o meno nello stesso momento Damiano sta spiegando davanti alle telecamere che sul decreto lavoro la minoranza Pd non arretra, è pronta a dar battaglia e non è questione di disciplina di partito, «quel provvedimento va miglio- rato» e sono già più di 40 gli emenda- menti presentati dal gruppo Pd. Un Pd che ritrova la sua cifra, anche al suo interno, con una minoranza che lavora per non finire nella riserva.
Simona Bonafé, Pina Picierno, Alessia Mosca e Alessandra Moretti, capilista alle europee, arrivano in jeans giacca, emozionate e cariche. «Un mese di tempo e una marea di preferenze da conquistare», sono un’impresa da far tremare i polsi, confessa Picierno prima di salire sul palco. C’è anche la quinta, Caterina Chinnici, a capo della lista Isole, ma resta in platea perché non è anco- ra arrivata l’aspettativa che il Csm do- vrà deliberare a ore e quindi al momen- to è ancora un magistrato a capo di un Dipartimento della Giustizia. A condur-
re due parlamentari, Marco Di Maio e Alessia Rotta, «effetto del taglio al finanziamento ai partiti» dice scherzando il segretario Renzi mentre sotto il palco il tesoriere Francesco Bonifazi annuisce pensando al Bilancio Pd.
Il filo rosso che lega tutta la manifestazione è «la prossimità», per dirla con Nicodemo. È questo segnale che il Pd vuole lanciare agli elettori: più vicini a chi lavora, più vicini alle imprese, più vicini agli ultimi. È anche un altro il segnale, affidato alle slide: fatti. Come gli 80 euro in busta paga per chi guadagna 1500 euro al mese «e solo chi è ricco può fare spallucce», sottolinea Chiamparino. O i tagli alla politica, con l’abolizione delle province, il superamento del Senato degli eletti, gli stipendi ai manager. Renzi rivendica la svolta e chiede ai candidati di andare avanti su quella strada, al Comune, come a Bruxelles. «Dobbiamo portare il Mezzogiorno in Europa, il Mezzogiorno è una riserva straordinaria e noi proveremo ad attraversare questa bellezza nella campagna elettorale e soprattutto dopo», dice Picierno». «Vogliamo un’Europa di tutti non di pochi, vogliamo essere protagonisti del cambiamento», aggiunge Mosca. Moretti, che durante le primarie, quando era portavoce di Bersani, ha attaccato più volte Renzi, ma oggi lo ringrazia perché «ha fatto quello che ha promesso». «Andare in Europa non per chiedere ma per cambiare», è la promessa di Bonafè, renziana della prima ora, chiamata a capeggiare la lista per la circoscrizione Centro.
Scalda la platea il candidato sindaco di Bari, Antonio Decaro, cantante per diletto, che parte citando i 99 Posse «tutto doveva succedere niente sembrava possibile», e invece, dice a Bari tutto ciò che sembrava impossibile è successo, come restituire il centro storico alla sua bellezza liberando dalle auto, rifacendo partire una città che sembrava immobile. Fassino nel suo intervento dice che Chiamparino è il miglior candidato e guarda oltre il campo del centrosinistra, «perché è il presidente migliore per i piemontesi», mentre Stefano Bonaccini, responsabile Enti locali, invita alla massima mobilitazione da qui alle elezioni. Perché la consapevolezza è che saranno proprio queste a racconta- re quale sarà il nuovo quadro politico. E anche le riforme, in buona parte, dipenderanno da quel risultato.
L’Unità 13.04.14