Da appannaggio quasi esclusivo degli istituti professionali, l’esperienza in azienda sarà generalizzata a tutte le superiori. Anzi, con un vero contratto di apprendistato per i giovani prescelti e per un’incidenza non da poco: fino al 35% dell’orario annuale delle lezioni e già dai 16 anni di età dello studente.
L’obiettivo: consentire ai ragazzi di raggiungere il diploma e contestualmente, attraverso l’apprendistato, di inserirsi in un contesto di lavoro. Il decreto che innova il tradizionale rapporto formazione-lavoro è alla firma dei ministri dell’istruzione, Stefania Giannini, del lavoro, Giuliano Poletti, dell’economia, Pier Carlo Padoan. ItaliaOggi è in grado di anticiparne i contenuti: la novità riguarderà l’ultimo biennio delle superiori, a partire già dal prossimo settembre. Una tabella di marcia stretta, quella che si è data il governo Renzi, che punta a superare i prevedibili scogli sia finanziari (l’operazione deve essere a zero euro) che sindacali (viene facile l’idea che con la formazione in azienda si possa ridurre l’organico dei docenti) grazie all’arma della sperimentazione.
Il progetto infatti non è ordinamentale ma sperimentale (utilizza gli spazi previsti dal decreto legge n. 104/2013) ed è del volontario per le adesioni. Le scuole e le imprese, sia pubbliche che private, interessate dovranno sottoscrivere una convenzione.
L’azienda per candidarsi, prevede la bozza di decreto interministeriale, deve essere affidabile economicamente, avere tutti i requisiti per concorrere ad un appalto pubblico, essere in grado di accogliere singoli studenti o gruppi di classe ed avere già un’esperienza nella formazione di apprendisti in merito ai profili professionali corrispondenti all’indirizzo del diploma delle scuole di riferimento. Paletti che di fatto tengono fuori i licei dall’operazione. Se l’impresa risponde a questi canoni potrà sottoscrivere un protocollo d’intesa con la direzione scolastica regionale e le direzioni del lavoro per stabilire il percorso formativo, il numero minimo di ore da passare in azienda, il numero di studenti da destinare ai percorsi anche alla luce delle prospettive occupazionali.
L’idea è di farne un’esperienza a numero chiuso o comunque programmata rispetto alle esigenze imprenditoriali. In base all’intesa regionale, le scuole interessate, singolarmente oppure in rete, potranno accordarsi con l’azienda per l’organizzazione della didattica, la scelta dei ragazzi interessati da avviare ai percorsi, la certificazione delle competenze. Per l’intera durata del percorso, sarà garantita la presenza di un tutor aziendale e di un tutor scolastico. Il tempo per l’apprendistato sarà ricavato utilizzando gli spazi di flessibilità fino a un tetto del 35% dell’orario annuale delle lezioni: ancora da chiarire se saranno ridotte le ore di laboratorio o quelle delle discipline di base.
E per facilitare la didattica, potranno essere smontate le classi e creati percorsi omogenei. Ai ragazzi sarà comunque garantita, in ogni momento, la possibilità di rinunciare al progetto rientrando nel percorso scolastico tradizionale con l’attribuzione dei crediti maturati. I docenti, nel valutare il rendimento degli studenti-apprendisti, dovranno tenere conto delle valutazioni aziendali. Anche l’esame di maturità dovrebbe cambiare, con la terza prova scritta predisposta dalle commissioni includendo il progetto in azienda.
Per i docenti utilizzati in veste di tutor non è previsto un compenso aggiuntivo: si utilizzeranno le risorse esistenti per la valorizzazione della professionalità docente, espressione che fa pensare al fondo di istituto, quasi dimezzato negli ultimi tre anni. I percorsi dureranno fino al 2016 e saranno valutati dai dicasteri dell’Istruzione e del Lavoro attraverso Indire e Isfol. La firma del decreto è prevista a giorni.
da ItaliaOggi 08.04.14