Con 332 voti a favore e 104 contrari l’aula della Camera ha dato via libera definitivo al disegno di legge «Deleghe al governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili». Hanno votato contro Lega Nord, Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle. La legge prevede che per i reati punibili con una pena fino a quattro anni si ricorra – almeno per chi non è recidivo – alla cosiddetta messa alla prova, vale a dire a misure alternative al carcere, concordando con lo Stato un percorso di riabilitazione e di lavori socialmente utili.
«Non è una legge svuota-carceri, ma una riforma del sistema sanzionatorio» ha sottolineato nel suo intervento in aula la presidente della Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti. Vani i tentativi di ostruzionismo dei deputati leghisti, fortemente contrari al provvedimento che depenalizza, tra le altre cose, il reato di immigrazione clandestina nato nel 2009 quando Roberto Maroni era ministro dell’Interno.
Durante le dichiarazioni di voto, il presidente di turno, il grillino Luigi Di Maio, ha espulso dall’aula il leghista Massimiliano Fedriga per aver, durante l’intervento del collega Nicola Molteni, occupato i banchi del governo e mostrato un cartello con la scritta «Ministro Alfano, clandestino è reato». «Vergogna, vergogna», hanno urlato in aula i deputati del Carroccio dopo la lettura dell’esito del voto.
Domiciliari come pena principale, depenalizzazione anche di reati amministrativa, messa alla prova. Sono le linee guida della riforma del sistema sanzionatorio approvata oggi in via definitiva dalla Camera. La legge sulle pene detentive non carcerarie ridisciplina con due deleghe al Governo anche il procedimento nei confronti degli irreperibili abolendo l’istituto della contumacia.
Non tutte le norme però saranno immediatamente applicabili: all’attuazione della depenalizzazione e dei domiciliari dovrà infatti provvedere l’Esecutivo attraverso appositi decreti legislativi. Tra le novità principali figura l’inserimento nel codice penale, a pieno titolo, della pena detentiva non carceraria, ossia reclusione o arresto presso l’abitazione o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza (‘domicilio’).
Secondo la delega, i domiciliari dovranno diventare pena principale da applicare in automatico a tutte le contravvenzioni attualmente colpite da arresto e a tutti i delitti il cui massimo edittale è fino a 3 anni. Se invece la reclusione va da tre a cinque anni, sarà il giudice a decidere tenendo conto della gravità del reato e della capacità a delinquere.
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