Bambini maltrattati, terrorizzati, violentati. O trascurati tanto da sfiorare l’abbandono, vittime della conflittualità tra genitori o della loro rabbia, acuita da crisi e difficoltà di lavoro. Quattro casi di violenza al giorno – psicologica, fisica e sessuale – riferiti agli operatori negli ultimi 5 anni, 16mila richieste di aiuto, un aumento dell’11% delle violenze sugli adolescenti, una crescita preoccupante del numero di minori a loro volta autori di abusi sessuali. Ecco alcuni dei dati raccolti da Telefono Azzurro, su cui l’associazione richiamerà l’attenzione per tutto aprile con una campa- gna per ricordare che «i bambini sono patrimonio di tutti» e contro ogni tipo di violenza sui minori (il 12 e 13 in 2300 piazze, i fiori per una raccolta fondi), Un fenomeno che nella «civile» Europa ha dimensioni impressionanti: la stima è di 18 milioni di bimbi e adolescenti vittime di abusi sessuali, di 44 milioni che patiscono violenze fisiche mentre quel- le psicologiche colpirebbero 55 milioni di minori. Una violenza che si rivela dunque diffusa, trasversale ai ceti socia- li, ma quasi invisibile, anche perché si fatica a riconoscerla come tale complice il fatto – ricorda Telefono Azzurro tornando in Italia – che nell’80% dei casi l’autore è una persona conosciuta, quasi sempre un familiare.
La parola d’ordine della campagna sarà dunque «Non stiamo zitti». C’è un muro di omertà, consapevole o meno, da abbattere. Troppo spesso chi anche a livello professionale viene in contatto con situazioni di violenza che coinvolgono minori fatica a riconoscerle e non le segnala, ricorda il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo: dai genitori agli insegnanti, dai medici ai pediatri «si attivano troppo tardi». In Italia in generale «la capacità di risposta resta molto limitata. Non si è ancora allineata agli elevati standard internazionali, servono interventi specifici e di elevata professionalita». Intervenire il prima possibile è indispensabile, per mettere fine alle violenze ma anche per non compromettere le possibilità di recupero delle piccole vittime. E non si pensi solo alla violenza fisica e sessuale, ci sono anche abbandono e incuria o altri tipi di vessazioni psicologiche e «ogni abuso è una stimmate» avverte Caffo, lascia cicatrici durevoli, fisiche ma appunto anche emotive che nei casi più gravi portano a disturbi e ritardi nello sviluppo.
I NUMERI
La «mappa» di questa violenza nascosta parte dalle oltre 16 mila richieste di consulenza ricevute dall’associazione negli ultimi 5 anni, per telefono email e dal 2010 anche tramite una chat più centrata sugli adolescenti. Oltre 8mila le forme di violenza censite, e spesso un singolo bimbo è vittima di più di un tipo di vessazione o abuso. Gli operatori hanno raccolto 626 segnalazioni di violenze sessuali (125 l’anno), 1800 per violenze fisiche, ben 3056 per violenze psicologiche, 1709 casi di trascuratezza, nel complesso significa 1438 casi di violenza l’anno, quattro al giorno. Le vitti- me sono di sesso femminile nel 53% dei casi, percentuale che però sale al 68% per gli abusi sessuali. Cresce anche quella di minori stranieri vittime, in particolare di violenze fisiche (dal 17,5% del 2008 al 30,5% del 2013) e ancor di più sessuali (dall’8,8% al 30,5% nello stesso arco di tempo), aumentano anche le famiglie o le comunità di stranieri che chiedono aiuto all’associazione.
Vittime e carnefici. Telefono azzurro restituisce in parte anche un identikit di questi ultimi: il responsabile dell’abuso è di sesso maschile nel 53% dei casi, nell’88% quando la violenza è sessuale mentre gli episodi di trascuratezza vedono protagoniste soprattutto le donne, il 64%. Padri e madri o comunque familiari, le segnalazioni racconta- no che l’orco si nasconde in casa. Un dato che rende più difficile denunciare o anche solo chiedere aiuto e ascolto, «un bambino fatica a percepire la violenza come tale – ricorda il presidente Caffo -, magari ci si adatta perché comunque teme di perdere una persona amata». È il doppio dramma di chi vede tradita la propria fiducia proprio dalle persone che più dovrebbero tutelarlo, proteggerlo, amarlo. Lo raccontano in prima persona gli adolescenti chattando con l’associazione. Parlano di genitori che arrivano alla violenza sfogando sui figli fragilità dovute a problemi economici o stress da lavoro, e la propria incapacità di instaurare una disciplina senza punizioni fisiche.
L’Unità 01.04.14