Mese: Marzo 2014

"Il modo più semplice per stimolare la crescita", di Luca Orlando

Sulla carta, tutti d’accordo. Pagare i debiti della pubblica amministrazione è una priorità per il Paese. E chi, del resto, potrebbe sostenere e argomentare una tesi contraria. Dalle parole ai fatti, tuttavia, la distanza resta spesso ampia e le amministrazioni italiane certamente non brillano nella capacità di colmare il gap. Alcuni deputati della Regione Sicilia, ad esempio, storcono il naso davanti alla possibilità di dover mettere mano al portafoglio sottoscrivendo un mutuo da un miliardo con la Cdp, argomentando che «questi soldi servirebbero per pagare le aziende del Nord». Tesi suggestiva, anche dimenticandosi delle migliaia di imprese locali che attendono da tempo immemore il saldo delle proprie fatture da parte della Regione, perché pagare i debiti – anche nei confronti delle imprese «del Nord», resta comunque un dovere, la cui declinazione geografica pare poco comprensibile. Pagare, dunque. Mettendo da parte i poteri di veto della burocrazia per allineare tutte le amministrazioni su questo obiettivo, a maggior ragione cruciale nel momento in cui per le imprese è il profilo finanziario quello più difficile da gestire. Per …

"Tra i neo-diplomati il 44% insoddisfatto di scuola e indirizzo", di Gianni Trovat

Delusi e disorientati. Sono gli studenti italiani che escono dalla scuola superiore secondo l’ultimo rapporto di AlmaDiploma, la “versione” per la scuola superiore dell’indagine sulla condizione occupazionale che il consorzio inter-universitario AlmaLaurea conduce da 16 anni sui laureati. Appena chiusi i libri dopo aver superato l’esame di Stato, spiega il rapporto che ha messo sotto esame 72mila diplomati, il 41% dei “maturi” si dichiara pentito della scelta fatta a scuola, e precisa che potendo tornare indietro cambierebbe istituto, indirizzo di studi oppure, nella maggioranza dei casi, entrambi. Quando passa il tempo, e ci si confronta con la scelta universitaria oppure con le difficoltà del mondo del lavoro, la situazione peggiora, e la quota dei delusi cresce ancora fino ad attestarsi al 44 per cento. Numeri, questi, che indicano una scarsissima efficacia delle attività di orientamento, e che trovano una conferma ulteriore quando i neo-diplomati si affacciano all’università. Il tasso di giovani che dopo la maturità continua a studiare, prima di tutto, non si schioda da un 64% che mantiene molto lontana l’Italia dalle medie europee: …

"Storie, trucchi e innovazioni Il lato oscuro della politica 2.0", di Cesare Buquicchio

Strumento di democrazia diretta, pagliacciata mediatica, grimaldello per varcare (virtualmente e non) i palazzi del potere, consolazione per anime solitarie, brillante veicolo di propaganda, acceleratore di populismi, simulacro della trasparenza a tutti i costi. Il rapporto tra politica e web non riesce ad essere incardinato in nessuna di queste definizioni. Tutte vere ed approssimative insieme. Ma non c’è da sbatterci troppo la testa: l’arte del possibile e la panoplia comunicativa della Rete sono materie già di per sé troppo malleabili e la natura umana che esse riflettono, sa essere persino più contraddittoria. È almeno dal 2008, dalla prima campagna elettorale di Barack Obama, che si è compreso quanto un uso sapiente della Rete potesse influenzare le campagne elettorali e il destino dei candidati. Ma, come ci fa notare Michele Di Salvo nel suo nuovo libro “Politica 2.0 – La politica e la comunicazione nell’era digitale” disponibile come e.book su Amazon.it, il web diventa vincente quando ti fa fare in modo nuovo (e più efficiente) le stesse cose che facevi prima. La rivoluzione web della prima …

"ANVUR: Italia meglio di Germania, Francia e Giappone come efficienza della ricerca pubblica", di Giuseppe De Nicolao

Domani l’ANVUR presenterà il primo Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca. Quale sarà la diagnosi? Roars prova ad anticiparne il contenuto, almeno per quanto riguarda il posizionamento internazionale della ricerca italiana. Una fuga di notizie dovuta a qualche “gola profonda” interna all’agenzia? No, nessun “ANVURgate”: molto più semplicemente era stata l’ANVUR stessa a fornire un’anteprima all’interno della Relazione finale VQR del luglio scorso. Un’anteprima che però aveva avuto eco quasi nullo sia nei comunicati dell’agenzia che sui mezzi di stampa. Ma quei dati erano veramente privi di interesse? 1. Cosa dirà il primo Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca? Il 13 marzo è apparso sul sito dell’ANVUR il seguente avviso. Anvur presenta il primo rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca. Dal momento che si tratta della prima versione del rapporto, è più che lecito domandarsi quali aspetti verranno coperti e quale sarà la diagnosi complessiva che verrà proposta dall’ANVUR. In questa sede, crediamo di poter anticipare almeno alcuni dei contenuti relativi ai confronti internazionali in termini …

Taddei: "Rinegoziare il Fiscal compact, delicato ma inevitabile", di Andrea Carugati

Filippo Taddei, 38 anni, economista bolognese e responsabile economico Pd da tempo proponeva una riduzione dell`Irpef come primo passo necessario. L`aveva fatto alle primarie con Civati, a Renzi l`idea era piaciuta e l`ha chiamato in segreteria. Ora quel disegno sta muovendo i primi passi. «Non voglio certo prendermi meriti non miei. La decisione è di Renzi. Sono ben felice di osservare che la sinistra di questo Paese si impegna con la più grande riduzione fiscale degli ultimi vent`anni e parte dai lavoratori dipendenti, che sono i contribuenti più fedeli e vanno premiati. La stella polare è questa, i loro interessi vengono messi davanti a tutto e il resto si muove di conseguenza. In passato, nei momenti di difficoltà, lo Stato metteva le mani nelle tasche di queste persone per tappare le falle: c`è un ribaltamento della logica. L`obiettivo primario è premiare il lavoro, poi certo ci aspettiamo dei vantaggi sulla crescita. La Cgia di Mestre stima che il 90% di questa restituzione vada in consumi: io sono più prudente, però la stragrande maggioranza di quei …

"Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano", di Carlo Buttaroni

​​In Italia,negli ultimi cinquant’anni,la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con una crescita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il numero di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero dei diplomati del 6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l’incremento di valore che si verifica nell’ ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che …

"L’austerity non è più un dogma", di Paolo Soldini

Forse lui non lo sa nemmeno, ma alla vigilia della sua difficile trasferta Matteo Renzi ha trovato a Berlino un alleato prezioso. Si tratta di Peter Bofinger, uno dei «cinque saggi» istituzionalmente incaricati di consigliare il governo federale in materia economica. È forse l’economista più conosciuto in Germania e certo il meno allineato sul- la tradizionale linea dell’austerity. Bo- finger stavolta ha indirizzato la sua inesausta vis polemica contro il proposito del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, annunciato con grande battage propagandistico nel piano finanziario presdentato in parlamento, di raggiungere nel 2015 il pareggio assoluto di bilancio, ovvero l’eliminazione di ogni debito. Secondo l’economista, non è proprio il momento di puntare allo «zero nero», come in gergo viene definita l’eliminazione totale dell’indebitamento nel bilancio. Oggi, alla luce del livello bassissimo del costo del denaro, che non è mai stato tanto favorevole, sarebbe invece molto conveniente eliminare il blocco degli investimenti in fatto di infrastrutture imposto dall’attuale rigida disciplina. Bisognerebbe spendere di più, insomma. Nell’anno in corso e nel prossimo, secondo l’economista dei «saggi», il governo …