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"Stretta sui compensi dei dirigenti Statali, prepensionamenti e mobilità", di Roberto Petrini

Il ciclone Marianna si abbatte sui grandi burocrati di Stato. Il tetto di tutti gli stipendi e i compensi erogati dalla pubblica amministrazione sarà totale e omnicomprensivo: nessuno potrà riscuotere, per nessun motivo, più di 311 mila euro lordi annui, ovvero la remunerazione del primo presidente della Corte di Cassazione.
Il nuovo ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia lo ha annunciato a sorpresa, nel corso di un convegno organizzato dalla Bocconi e dalla Eief: «Il tetto per gli stipendi dei manager», ha detto, «è già tarato su quello del primo presidente della Corte di Cassazione: ma io ho firmato una circolare dove si esplicita che in questo tetto debbano essere compresi anche tutti i trattamenti, compresi quelli pensionistici».
In altre parole: la circolare trasforma il tetto agli stipendi e agli emolumenti vari dei dirigenti pubblici, già introdotto dai governi Monti e Letta, in un limite «tutto compreso» nel quale vanno computate pensioni, vitalizi, indennità accessorie, collaborazioni occasionali e consulenze. Tirate le somme la nuova regola dice: a nessuno più di 311 mila euro lordi annui.
La «tagliola» blocca con effetto immediato pratiche molto diffuse tra gli «alti papaveri» della burocrazia statale: dirigenti in pensione, chiamati a collaborare con lo Stato, cumulavano l’assegno previdenziale e un congruo compenso. Altri mettevano insieme collaborazioni con vari ministeri ed enti; altri ancora stipendi e consulenze. Ora basta: scatta la norma-catenaccio.
Dall’intervento della Madia non si salva nessuno. La circolare specifica che ai limiti di remunerazione sono soggetti i dirigenti centrali e regionali, i membri dei consigli di amministrazione degli enti, delle autorità di vigilanza e di controllo. Tutti dovranno restare all’interno del tetto dei 311 mila euro, almeno fino a quando non sarà introdotto il nuovo limite, annunciato dal premier Renzi, che vuole che nessuno guadagni più del presidente della Repubblica, ovvero 248 mila euro lordi all’anno.
Gli effetti ci saranno. Gli stipendi medi lordi dei dirigenti dello Stato, secondo il rapporto della Bocconi, sono elevati: arrivano fino 243 mila euro al ministero della Salute, a 218 mila a Palazzo Chigi, a 217 mila euro agli Interni. Lo stipendio medio non incapperà nel limite, ma numerose remunerazioni apicali dovranno essere adeguate. Inoltre molti di coloro che percepiscono stipendi alti, intorno ai 200 mila euro lordi, dovranno fare i conti con collaborazioni e consulenze percepite sempre nell’ambito della pubblica amministrazione e dovranno limare i guadagni per stare all’interno del tetto.
La cura taglia-stipendi non finisce qui. Dopo la circolare sui dirigenti, è in fase avanzata anche la misura sui manager delle società e delle aziende controllate dallo Stato: la Madia ha annunciato che la «proposta» del governo è in dirittura d’arrivo Del resto la polemica sul caso Moretti, il manager delle Ferrovie che guadagna a 850 mila euro e che ha minacciato di andarsene se gli sarà tagliato lo stipendio, è ancora calda. E ieri il manager è tornato sull’argomento: «Lo stipendio? Aspetto la proposta di Renzi, farò le mie valutazioni e, come dice lui, saprà convincermi ». Intanto i tagli vanno avanti.
Cambiano verso anche le pratiche di reclutamento dei manager pubblici. Da poche ore il sito del ministero della Pubblica amministrazione ha messo in rete un «avviso per la manifestazione d’interesse» per l’incarico di presidente dell’Istat, attualmente vacante: si invia curriculum e programma di lavoro per via telematica e ci si candida. Una inedita procedura di trasparenza che bypassa segreterie politiche e relazioni personali e allarga le possibilità di scelta.
Se l’operazione-dirigenti è già scattata altre novità, più controverse, sono in arrivo: il ministro della Pubblica amministrazione ha anche annunciato un piano per incentivare i prepensionamenti degli statali per far posto ai giovani. La Madia ha minacciato una «sana mobilità obbligatoria» all’interno della pubblica amministrazione per gestire gli esuberi. Mentre ha parlato di «numeri e metodologia sbagliati» a proposito dell’esistenza, emersa dal
Cottarelli, di 85 mila esuberi tra gli statali. Dove la Madia ha toccato un nervo scoperto è tuttavia il rapporto con i sindacati. «Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti», ha replicato la ministra a chi le chiedeva se fosse previsto un confronto con Cgil-Cisl-Uil. «Non lo so, può anche darsi, ma non per forza», ha dichiarato.
L’atteggiamento non è piaciuto ai sindacati: per la leader della Cgil Susanna Camusso, già ai ferri corti con il premier Renzi, c’è una «gara tra ministri» per spiegare che dal sindacati «si attendono
al massimo dei consigli ma non una discussione ». «Ci rivolgeremo ai lavoratori», ha allargato le braccia il segretario della Cisl Raffaele Bonanni.

La Repubblica 26.03.14