«I cambiamenti nell’educazione non produrranno miracoli. La divisione della nostra cultura ci renderà più ottuso di quello che potremmo essere; non porteremo alla nascita di donne e uomini che capiranno il nostro mondo come Piero della Francesca fece con il suo, o Pascal, o Goethe. Con un po’ di fortuna però, possiamo educare una larga parte delle nostre menti migliori, in modo tale che non siano ignari delle esperienze creative sia nell’arte che nelle scienze».
Il 6 ottobre 1956 veniva pubblicato sul New Statesman un articolo di Charles Percy Snow che poneva un problema che sarebbe poi stato sviluppato in una conferenza ed un libro tre anni dopo. Il libro era intitolato The Two Cultures («Le
due culture») e metteva a confronto la cultura scientifica e quella umanistica. Toccava temi molto sentiti, tanto che il libro scatenò una lunga polemica che spinse Snow qualche anno dopo, nel 1963, a pubblicare una appendice al libro che si conclude con le parole citate all’inizio.
Nella introduzione alla edizione del 1993 Stefan Collini, professore di letteratura inglese all’università di Cambridge scrive: «Dobbiamo incoraggiare la crescita di una capacità intellettuale equivalente al bilinguismo, una capacità non solo di esercitare la lingua delle nostre rispettive specializzazioni, ma anche di ascoltare, imparare e contribuire eventualmente a più am- pi approcci culturali». Insomma stiamo parlando di interdisciplinarietà, termine che indica un argomento, una materia, una metodologia o un approccio culturale che abbraccia competenze di più settori scientifici o di più discipline di studio.
Da anni si svolge a Venezia un incontro dal titolo ambizioso «Matematica e cultura». Un incontro al quale nel corso degli anni hanno partecipato filosofi ed architetti, medici e scrittori, registi teatrali e di cinema, musicisti ed artisti ed ovviamente matematici. Ma cosa diavolo c’entra la cultura con la matematica? Non scriveva Croce che «le scienze naturali e le discipline matematiche hanno ceduto alla filosofia il privilegio della verità, ed esse rassegnatamente, o addirittura sorridendo, confessano che i loro concetti sono concetti di comodo e di pratica utilità, che non hanno niente da vedere con la meditazione del vero»?
Negli stessi anni, nel 1953, scriveva Morris Kline nel volume Mathematics in Western Culture: «La matematica è una forza culturale di primo piano nella civiltà occidentale. La matematica ha determinato la direzione e il contenuto di buona parte del pensiero filosofico, ha distrutto e ricostruite dottrine religiose, ha costituito il nerbo di teorie economiche e politiche, ha plasmato i principali stili pittorici, musicali, architettonici e letterari, ha procreato la nostra logica ed ha fornito le risposte migliori che abbiamo alle domande fondamentali sulla natura dell’uomo e del suo universo…Infine, essendo una realizzazione umana incomparabilmente raffinata, offre soddisfazioni e valori estetici almeno apri a quelli offerti da qualsiasi altro settore della nostra cultura». Si dirà, parole di un matematico!
Non ci sono dubbi che negli ultimi anni, oltre ad un travolgente utilizzo di idee e strumenti matematici in tutti i campi del sapere e delle tecnologia, i rapporti tra la matematica e la cultura hanno visto una grande ripresa. Dal teatro al cinema, all’arte, alla musica, alla letteratura, all’architettura come fonte di ispirazione di nuove forme e nuove idee.
Di tutto questo si è parlato negli anni scorsi e si parlerà al nuovo convegno che si svolge dal 28 al 30 marzo all’Istituto Veneto di Scienze, Lette- re ed Arti. Ci sarà un omaggio al grande artista Max Bill, 20 anni dopo la morte. Tra i temi i rap- porti tra la matematica e la musica, il teatro, l’architettura, il design, la letteratura, il cinema, sarà proiettato il film rumeno Quot Erat Demonstrandum, premio speciale della Giuria al Festival di Roma 2013. Storia di un matematico all’epoca di Ceausescu. Non poteva mancare la presentazione di un modello matematico che vuole contribuire a risolvere il problema del movimento delle grandi navi nella laguna.
«La matematica è la struttura regale studiata dall’uomo per avvicinarlo alla comprensione dell’universo. Afferra l’assoluto e l’infinito, il comprensibile e l’eternamente ambiguo… si entra e ci si trova in un altro regno, il regno degli dei, il luogo che racchiude la chiave dei grandi sistemi». Parole di Le Corbusier.
Il programma completo al sito http://www.mat.uniroma1.it/venezia2014
L’Unità 26.03.14
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