Oggi ricorrono settant’anni dal massacro delle Fosse Ardeatine, la rappresaglia con cui i nazisti che occupavano Roma risposero all’attentato di via Rasella del giorno precedente. Il 23 marzo 1944 uno studente di medicina travestito da spazzino aveva portato un carrettino della nettezza urbana carico di 18 chili di tritolo e spezzoni di ferro in via Rasella, dove ogni giorno passava l’XI compagnia del III battaglione SS Bozen. L’azione era stata decisa in gran segreto dal comando dei Gap (Gruppi di azione patriottica), presente in forze sul luogo, il compito più difficile era stato affidato dal comandante Carlo Salinari allo studente Rosario Bentivegna, che riuscì a far esplodere il carrettino e a fuggire. Le vittime nel battaglione Bozen furono 32.
Per i tedeschi un’onta da cancellare subito. Dopo convulse telefonate con Berlino si decise per dieci italiani ogni tedesco ucciso. I solerti esecutori andarono oltre e gli italiani condotti alle Fosse Ardeatine furono 335.
Più volte è stata smentita la leggenda secondo la quale sui muri di Roma vennero affissi manifesti che invitavano i partigiani responsabili dell’attentato a consegnarsi. La rappresaglia fu condotta in gran segreto e soltanto il 25 marzo sul Messaggero comparve la prima notizia dell’accaduto. Tra le vittime delle Fosse Ardeatine c’era gente senza alcuna responsabilità politica, detenuti comuni, molti ebrei e tanti partigiani finiti nelle mani degli aguzzini nazisti. Un nome per tutti, il colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo, capo del fronte militare clandestino a Roma, considerato da Herbert Kappler un nemico personale e deportato assieme ad altri compagni alle Fosse Ardeatine dalla prigione di via Tasso, uno dei luoghi di tortura delle SS diventato museo della Resistenza. Bene ha fatto il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini a dedicare a via Tasso la sua prima visita ufficiale. Una scelta criticata ieri sul Giornale in una lettera aperta di Gianfranco de Turris. Peccato. Certi valori dovrebbero essere patrimonio comune di destra e sinistra.
Il Corriere della Sera 24.03.14