Signor Presidente, il decreto che ci apprestiamo ad approvare è un piccolo decreto, ma io lo definirei anche un decreto prezioso, perché contiene delle misure utili e positive per le famiglie e per le imprese. Poi, stranamente, presenta un elemento positivo che però attiene ad una assenza, lo hanno richiamato molti gruppi, cioè il fatto che sia stato deciso unanimemente – non credo che si sia trattato di ricatti ma di una discussione approfondita – di stralciare il primo articolo, quello che riguarda il rientro dei capitali, e affidarlo a un progetto di legge (nel frattempo ne sono stati depositati anche altri) e, quindi, ad una discussione approfondita; ma c’è l’impegno – credo importante, è stato valorizzato anche da altri – che questa discussione di una materia molto complessa e molto delicata sia però concluso entro il mese di maggio.
Io, quindi, credo che si possa dire che non si tratta di una rinuncia ad affrontare un tema di questo spessore, semmai si tratta insieme di affrontarlo meglio e di affrontarlo bene.
Perdendo il primo articolo, perdendo la testa, però io credo che il decreto abbia anche acquisito un’apprezzabile omogeneità nel resto del contenuto su cui vorrei soffermarmi brevemente. Lo hanno fatto alcuni gruppi, ma credo che ci siano delle norme che è bene richiamare nella discussione conclusiva. Per esempio, la cancellazione della riduzione delle detrazioni fiscali che ci coinvolgono tutti come contribuenti quando andiamo a compilare la denuncia dei redditi e presentiamo le spese sanitarie, le spese per l’iscrizione all’università dei figli, le spese per affrontare il mutuo. Ecco, se fosse stata ancora in campo questa riduzione, i danni sarebbero stati evidenti, ne ha parlato a lungo il relatore Sanga in discussione generale. Quindi, bene che il provvedimento abbia cancellato questa riduzione.
Voglio anche ricordare una cosa di cui si è parlato poco nell’ultima ora e mezza, ma io penso che sia importante, cioè il differimento del pagamento dei premi assicurativi INAIL che da febbraio slittano alla metà di maggio. Si tratta, in effetti, di un’applicazione molto veloce, celere e quindi appropriata di una norma già approvata in legge di stabilità. Questa disposizione di fatto è un’anticipazione del taglio del cuneo fiscale per le imprese, perché l’intervento che assomma a circa 1 miliardo consente di beneficiare per le imprese di questo risparmio già nell’esercizio in corso.
Dopo lo stralcio dell’articolo 1, il cuore di questo provvedimento – lo testimonia anche la discussione di stamattina – è diventato l’articolo 3, quello che riguarda le emergenze. Io, signor Presidente, vorrei soffermarmi su questo aspetto e lo farò – spero di riuscirci – in assenza di demagogia, lavorando con quella scuola politica e nello stile di quella scuola politica nella quale sono cresciuta che dice che alcuni argomenti, come le alluvioni e le ricostruzioni, non sono appannaggio di una parte politica, sono semmai l’impegno delle forze politiche a dare risposte concrete ai cittadini, e questo noi lo abbiamo fatto nei due anni passati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e continueremo a farlo. E lo abbiamo fatto chiedendo l’aiuto di tutti e insieme, perché i risultati si portano a casa insieme. Non sono appannaggio di una parte politica, si portano a casa insieme perché i cittadini sono interessati a sapere cosa conquistiamo per loro e non tanto chi l’ha proposto. Al netto naturalmente di una polemica politica che ci sta, francamente, io non capisco cosa c’entri questa ossessione per le primarie del PD, peraltro quelle locali modenesi, se non una sorta di invidia, perché francamente non riesco a spiegarmelo.
Detto questo, io vengo al merito della questione. L’articolo 3 dava una risposta veloce. Io voglio ricordare che il Consiglio dei ministri si è riunito quattro giorni dopo l’alluvione modenese, che è accaduta il 19, e ha ottenuto per quelle popolazioni una sospensione di circa sei mesi per il pagamento delle tasse con la discussione che abbiamo fatto insieme; con tutti i gruppi abbiamo conquistato un altro risultato, abbiamo portato il termine al 31 di ottobre. È un termine importante, sono tre mesi importanti perché così arriviamo al periodo in cui viene definita la legge di stabilità, che è la sede opportuna per verificare se lì potremmo chiedere altre agevolazioni.
Da valutare positivamente una norma che è stata presentata da SEL e che tutti noi abbiamo sostenuto, che è quella relativa alla sospensione delle rate dei mutui a beneficio delle famiglie e delle imprese. Peraltro così fissiamo un principio. Lo dico: è da tempo che tentavamo di approvare questa norma a vantaggio delle famiglie e delle imprese coinvolte nelle alluvioni e, ci auguriamo, per estensione applicata anche ai terremoti; finalmente ci siamo riusciti e ora è una norma nero su bianco, grazie al lavoro di tutti.
C’è poi, infine, la proroga dei due anni. Certo, su questo mi soffermo un attimo perché è una vicenda che – come dire – ci portiamo dentro, non tanto per l’esito perché io non voglio negare che si tratta di un risultato positivo. È un passo importante: dalla proroga di un anno siamo passati ad una proroga di due anni.
Però c’è un tema – e lo dico anche a vantaggio del lavoro e dell’impegno che ha mostrato il sottosegretario Zanetti in questa vicenda – e cioè che non possiamo, come legislatori, lavorare nella contraddizione in cui ci siamo trovati a lavorare questa mattina in Commissione bilancio. Perché io ritengo – e mi riferisco anche alle parole del Premier Renzi, che ha parlato poco fa in questa stessa Aula di una deriva tecnocratica – che non possiamo più tacere sul fatto che le tardive perplessità della Ragioneria dello Stato e i mutevoli pareri della Ragioneria dello Stato rendono incerto – e insisto su questo aspetto – il nostro lavoro di legislatori, rendono incerta anche la programmazione delle aziende, mentre quello che noi dobbiamo fare è dare certezza ai cittadini e alle imprese. Noi gliela dobbiamo dare e questo questa mattina non è stato possibile.
Io voglio anche ricordare l’impegno che si è assunto – e chiudo con la vicenda modenese – a dare risposta con un atto appropriato a un territorio che ha vissuto in venti mesi la tragedia prima del terremoto e poi dell’alluvione, e su questo naturalmente noi saremo sentinelle.
Grazie al lavoro di tutti – è stato ricordato dai colleghi della Lega – le norme che ho qui velocemente richiamato sono state estese anche ai territori veneti. Veneto e Modena sono accomunati da una recente comune vicenda alluvionale, che sarà oggetto anche di una mozione in discussione credo già in Aula da domani. Ma io penso che le norme che qui abbiamo conquistato insieme siano già un buon viatico per i contenuti della mozione futura.
Il Partito Democratico ha contribuito, insieme agli altri, a migliorare questo testo e quindi noi voteremo favorevolmente.
Però, per i pochi minuti che mi restano, vorrei sottolineare un elemento. Mi soffermo su un elemento di riflessione che affido ai colleghi perché nessuno, a mio avviso, ha sottolineato questo elemento; è anche un elemento di riflessione per il Governo.
Lo faccio a partire dall’esclusione delle vicende toscane e sarde dal decreto, regioni che hanno subito lo sfregio e la ferita di recenti alluvioni, ma potrei ricordare anche la Liguria, di cui questa mattina non si è parlato. Questo è un destino che, purtroppo, coinvolge molti territori nel nostro Paese, che però – guardate – sono accomunati non solo dai danni, forse lo dico da terremotata e poi da alluvionata – ma dal fatto della pena, della fatica di non vedere immediatamente riconosciuto questo danno. È questo l’elemento che è mancato nella nostra discussione perché non è possibile oggi che questo riconoscimento dei danni si debba strappare con i denti – lo dico figurativamente parlando, ma in realtà è proprio così – e lo si debba alla capacità di pressione e alla tenacia dei propri rappresentati in Parlamento.
Questo fatto, da una parte dall’altra, il fatto che il nostro territorio vive emergenze continue – che siano sismiche o alluvionali, poco importa – evidenzia una cosa: a noi non mancano solo i soldi. Certo, il Fondo per le emergenze alluvionali e sismiche è importante, ma quello che manca nella nostra discussione è l’impegno ad una legge nazionale e ad una cornice nazionale, perché sennò noi saremo sempre abbandonati, ogni territorio sarà abbandonato a conquistarsi la propria ricostruzione. Questo non è giusto e non è possibile.
Oggi, nell’assenza di una legge nazionale per la ricostruzione, al verificarsi di analoghe situazioni – come quelle che adesso stanno vivendo l’Emilia, il Veneto, la Sardegna, la Liguria e la Toscana – non abbiamo identiche risposte – ho concluso, signor Presidente – non abbiamo gli stessi provvedimenti a sostegno delle popolazioni e del tessuto economico e produttivo. Ci sono figli e figliastri e questo non è giusto, lo ripeto.
Come ha dimostrato anche la discussione in Aula questa mattina e come hanno dimostrato le norme per affrontare le crisi sismiche dell’Abruzzo, dell’Emilia o quella umbra, in assenza di una legge quadro, continueremo ad incorrere inevitabilmente in una disparità di trattamento, una disparità di trattamento che tradisce il principio di equità e che appare ancora più insensata perché ci rivolgiamo a chi sta soffrendo, ma soprattutto mina la solidarietà dei territori su cui si basa il nostro patto sociale.
Questa legge – e ho concluso, signor Presidente – è un impegno morale che noi abbiamo nei confronti del Paese. La dobbiamo a chi sta soffrendo proprio in questo momento per i danni di una calamità naturale. La dobbiamo al diritto che hanno i cittadini di essere protetti. Lo dobbiamo ai cittadini italiani che devono sentirsi tutti di serie A (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).