La scuola, con il suo milione di dipendenti, è certamente il settore pubblico più interessato al piano da 10 miliardi di agevolazioni sui redditi da lavoro. Su cui però le incertezze abbondano: al Tesoro stanno ancora definendo la platea e la soglia da cui far partire la detrazione che consenta di avere mille euro netti in più l’anno: fissata a 25 mila euro (lordi) l’anno dal premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa della scorsa settimana, potrebbe anche salire a 30 mila, con la detrazione a scalare inversamente proporzionale al reddito.
Sarebbe questa l’ultima ipotesi a cui starebbero lavorando tra palazzo Chigi, Tesoro e ministero dell’istruzione. Un bel colpo, soprattutto in vista del voto delle europee. Se così fosse, nella scuola gli interessati sarebbero ancora di più di quelli finora stimati: sotto i 25 mila euro lordi l’anno, per un netto mensile di circa 1500 euro, ci sono tutti gli assistenti tecnici e amministrativi e la metà dei docenti fino alla primaria, un terzo dei docenti delle secondarie. Complessivamente oltre la metà dei lavoratori ella scuola. Se la soglia dovesse arrivare con la riduzione del cuneo fiscale a redditi netti di circa 1700 euro, l’aumento in busta paga salirebbe: per esempio nella primaria e infanzia riguarderebbe quasi tutti. Ma si tratterebbe di un aumento ridotto rispetto agli 85 euro mensili di cui ha parlato Renzi in conferenza stampa. Per mettere a punto l’intervento ci sono altri 20 giorni di tempo, visto che in busta paga la nuova detrazione dovrà scattare per il mese di maggio.
L’annuncio dell’agevolazione sui redditi medio-bassi è stata salutata con favore da tutti i sindacati della scuola. Che però hanno subito messo le mani avanti: non si tratta di aumenti che possono far passare nel dimenticatoio il rinnovo del contratto. Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals -Confsal e Gilda chiedono infatti che il contratto sia rinnovato, avendo chiare scadenze, risorse e criteri. Una partita, questa, che già nei prossimi giorni dovrebbe vedere un primo step con il recupero degli scatti di anzianità su cui l’Aran, l’agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, dovrà avviare la trattativa con i sindacati. Il relativo decreto legge è infatti in fase di conversione alla camera, dove il sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi, ha dichiarato di voler trovare una diversa copertura per il futuro: l’attuale, che prevede per le risorse mancati l’utilizzo del fondo per l’offerta formativa, non è più ritenuta percorribile. Da 1,3 miliardi di euro, nel giro di pochi anni il fondo del Mof si è quasi dimezzato. La partita più cospicua, e più delicata riguarda però il rinnovo delle retribuzioni base di tutta la scuola, compresa quella dei dirigenti. L’unica in grado di dare concretezza, dicono le sigle sindacali, a quell’annuncio di centralità dell’istruzione nell’agenda di governo che è diventato lo slogan di Renzi. La sola edilizia scolastica, pur fondamentale (anche su questo i sindacati sono concordi), non basta.
Il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha più volte avuto modo di dire che se l’anzianità di servizio, i cosiddetti scatti, deve avere il suo riconoscimento nel futuro contratto altrettanto deve averlo il merito. E che non ha senso scindere la valutazione dei prof dal rendimento degli alunni. Indicazioni chiare, che aprono a una stagione certamente impegnativa per il confronto nella scuola.
da ItaliaOggi 18.03.14