Candidato o no, Berlusconi cercherà di giocare un ruolo centrale nella prossima campagna per le europee. Troppo alto il rischio che l’offensiva di Renzi invada il bacino elettorale della rinata Forza Italia. Facendo proprie parole d’ordine che hanno caratterizzato la tradizionale propaganda del Cavaliere – la riduzione delle tasse innanzitutto – e traducendole in impegni concreti, il premier gioca una partita insidiosa e di forte presa mediatica. Berlusconi deve presidiare il suo campo, quindi. Anche per mantenere la forza contrattuale recuperata dopo la decadenza dal Senato. Grazie a Renzi naturalmente, che ha ritenuto imprescindibile l’apporto di Forza Italia per superare il Porcellum e varare le riforme istituzionali. Ad Arcore, però, il pericolo di una marginalizzazione è perfettamente avvertito. I provvedimenti economici annunciati da Renzi hanno ricompattato una maggioranza che si era divisa sull’Italicum. E l’imbarazzo mostrato sulla riduzione dell’Irpef rende evidente la crisi strategica di Forza Italia: Brunetta sul premier che «andrà a sbattere» da una parte, e Carfagna che aspetta «i testi» di Renzi «per giudicare nel merito» dall’altra. Chiaro che gli azzurri non potrebbero votare «no» a misure che riducano le tasse agli italiani. Con una maggioranza compatta, però, il loro «sì» risulterebbe residuale. Un buon risultato alle Europee, in ogni caso: per questo lavora Berlusconi, convinto che l’approdo sarà possibile solo giocando in prima persona e scovando il cavillo giusto per aggirare le ricadute della condanna definitiva che lo aveva costretto ad abbandonare il Senato. L’obiettivo è quello della candidatura in prima persona, l’opzione migliore per tirare la volata agli azzurri e catturare voti. Dopo le elezioni, poi – questa la speranza dei suoi – «ci sarà tutto il tempo per prendere atto di un provvedimento d’inelegibilità» e abbandonare Strasburgo. Berlusconi, in ogni caso, sarà presente con il nome nel simbolo di Forza Italia e «troverà il modo per farsi sentire in campagna elettorale», sempre che venga assegnato ai servizi sociali. A questo «lo costringe» la mancanza di un «delfino» al quale cedere il testimone, di un leader capace cioè di tenere assieme le truppe azzurre. E il deficit di personalità in grado di assumere l’eredità del Cavaliere spinge i fedelissimi a rivelare gli scenari che vengono immaginati ad Arcore. Osvaldo Napoli scommette, ad esempio, sul Pd «che si spaccherà» e su Renzi «che assumerà, d’accordo con Berlusconi, la guida dei moderati». Nel frattempo Forza Italia ondeggia pericolosamente tra i propositi d’opposizione e la «cautela» che consiglia a tutti Berlusconi. Il leader azzurro ritiene indispensabile giocare le Europee per mantenere numeri e forza contrattuale. Quei numeri, d’altra parte, spingono Renzi a non mettere in discussione il patto con il Cavaliere, pena l’impraticabilità di ogni percorso che conduca a una nuova legge elettorale e alle riforme. Prima tra tutte quella del Senato che il premier vuole incamerare al più presto, almeno in prima lettura. Pur di ottenere questo risultato a effetto – il secondo dopo il si della Camera all’Italicum – Renzi è disposto a farsi carico della richiesta dei senatori Pd, e della maggioranza, che ritengono «logico» riformare il Senato prima di dare l’ok definitivo all’Italicum. Il premier ne avrebbe parlato già con Berlusconi e Verdini. Forza Italia sarebbe disponibile ad aggiornare l’Odg delle prossime settimane, ma chiederebbe in cambio la garanzia che la legge elettorale non venga modificata: né preferenze, né abbassamento delle soglie; né modifica del premio di maggioranza. L’unica apertura azzurra riguarderebbe la parità di genere. Ma lì voto di Palazzo Madama sulla leggina che riforma il sistema per le europee, previsto per martedì, potrebbe fornire un grimaldello utile per scardinare il «non si cambia nulla» che si registra sull’Italicum. E per trasferire, magari, la doppia preferenza di genere anche alle politiche nazionali (per Strasburgo in realtà la preferenza che si prospetta è tripla, ma prevede meccanismi di garanzia per le candidature femminili). Pur di non lasciare il tavolo delle riforme e non apparire residuale, Berlusconi potrebbe accettare alla fine «contenuti cambiamenti» al testo dell’Italicum? Si vedrà. C’è chi scommette sul fatto che al Cavaliere prema confermarsi tra i «padri delle riforme» e giocare questo ruolo in campagna elettorale. La stessa che si propone di combattere a dispetto di tutto e di tutti: da leader moderato da una parte, da leader antieuropeo che punta all’elettorato grillino dall’altra. Al di là dei disegni berlusconiani tuttavia, le parlamentari del Pd non intendono cedere sulla parità di genere e sulle ricadute che questa comporterebbe per l’Italicum. E per martedì sera è stata già convocata l’assemblea plenaria delle deputate e delle senatrici democratiche.
L’Unità 15.03.14