L’azzardo di Renzi sull’economia miete consensi dentro il Pd, mentre la maggioranza ritrova unità dopo le divisioni sull’Italicum dei giorni scorsi. Le misure annunciate dal presidente del Consiglio su fisco e lavoro tornano a delimitare i confini tra l’alleanza di governo e l’opposizione, spazio politico dove si ricolloca Forza Italia prendendo le distanze con un certo imbarazzo dal premier-«Mandrake» bersaglio degli attacchi di Brunetta. Lega, Fratelli d’Italia, M5S e Fi chiudono, ma Vendola apre le porte alle misure messe in campo da Renzi e annuncia che Sel è pronta «a sostenere quei provvedimenti che combattono la crisi». Se il premier «ha gettato il cuore oltre l’ostacolo» scommettendo sull’impatto mediatico del suoi annunci shock – senza lasciarsi frenare dai conti che ancora non tornano – la sua maggioranza non affonda il coltello nella piaga delle coperture poco chiare o dei numeri che ballano. Pd, Ncd, Scelta civica, ecc. sostengono il presidente del Consiglio senza lasciarsi impressionare dai moniti della Commissione Ue e della Bce. Alla vigilia delle elezioni europee – come ha ammesso lui stesso l’altro ieri – Renzi gioca le sue carte. E le forze politiche che sostengono l’esecutivo entrano nella stessa partita, convinte che il voto di maggio costituirà un test per tutti e per il futuro del governo. Che il premier consideri quell’appuntamento decisivo per rafforzarsi e rafforzare l’obiettivo di «cambiare verso all’Italia» è apparso chiaro dopo le primarie del Pd, a dimostrarlo l’iniziativa messa in campo per marcare netta distinzione dal governo Letta. Guardava anche alle Europee di maggio l’azzardo di sommare assieme la cariche di segretario Pd con quella di premier senza attendere oltre. Da Palazzo Chigi, adesso, Renzi si fa carico di somministrare al Paese la cura degli annunci che producono «ottimismo» e un clima giusto «per far ripartire il Paese», metodi seguiti a suo tempo anche ad Arcore. Ma Gianni Cuperlo, avversario del premier alle primarie per la leadership del Pd, individua «molte cose di sinistra» nelle parole di Renzi su lavoro e fisco. «Il governo ha messo in pista provvedimenti che ridistribuiscono risorse – spiega – Alcuni di questi erano stati incardinati dal precedente governo, ma non c’è dubbio che i mille euro annui per chi ne guadagna fino a millecinquecento mensili, e l’innalzamento del rapporto tra deficit e Pil, come l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, sono segnali che vanno nella giusta direzione». Cuperlo aspetta di esaminare «le misure concrete» tuttavia. «Il Consiglio dei ministri ha ragionato sulla base di una relazione del premier», ricorda. Adesso, però, «bisogna accelerare e concretizzare le misure». La minoranza Pd appoggia «la rotta giusta» scelta dal presidente del Consiglio e «gli obiettivi» che Stefano Fassina considera «condivisibili». Renzi avrebbe a disposizione pochi alibi se il suo azzardo non dovesse andare in porto. Un lasciapassare così ampio, che mette la sordina sugli stessi interrogativi che riguardano la copertura delle misure annunciate – renderebbe difficile rifugiarsi domani nella teoria del complotto. La stessa messa in campo ieri per celare l’imbarazzo di aver sacrificato il principio della parità di genere sull’altare dell’intesa con Berlusconi per la riforma della legge elettorale. Il Sì convinto di tutto il Pd agli impegni del premier su fisco e lavoro, d’altra parte, consentono di sgombrare il campo dalla tesi sull’attacco preconcetto al premier messa in campo alla Camera per ridimensionare l’iniziativa per «migliorare» l’Italicum negli stessi giorni in cui si avvertiva l’ipoteca della «maggioranza allargata» e di Berlusconi. Sulle prossime tappe della riforma elettorale discorso aperto, quindi. «Così come è la legge non affronta alcune questioni sollevate dalla Consulta e i difetti sottolineati da tanti costituzionalisti – ripete Cuperlo – Penso alle soglie, alle liste bloccate, alla parità di genere. Mi auguro che si possa migliorare». E da Alfano in poi, la maggioranza che si ricompatta per sostenere la «frustata» di Renzi sull’economia non rinuncia a perseguire l’obiettivo di cambiare l’Italicum a Palazzo Madama. Questo mentre gli uomini vicini al premier continuano a ripetere che «Renzi si spenderà in prima persona perché i patti (con Berlusconi, ndr.) vengano rispettati». Ma gli ampi settori che hanno già ottenuto modifiche importanti a un testo dato all’inizio per «blindato», puntano a non dare al Cavaliere «l’ultima parola» della maggioranza allargata sulle riforme e sulla legge elettorale.
L’Unità 14.03.14