"L’anticorruzione tra esigenze di immagine e rinnovamento", di Giovanni Bianconi
Quando Matteo Renzi ha parlato con Raffaele Cantone per comunicargli l’intenzione di affidargli la guida dell’Authority anticorruzione, il magistrato ha spiegato al neopresidente del Consiglio che per ottenere qualche risultato bisognava mettere l’organismo in condizione di lavorare seriamente. «Quello è scontato — gli ha risposto il premier —, per noi è un fattore d’immagine molto importante». Poi domenica sera è arrivato, improvviso e in diretta tv, l’annuncio della nomina prossima ventura. Ma ammesso che davvero domani il Consiglio dei ministri approvi la scelta di Cantone su proposta del titolare della Pubblica amministrazione di concerto coi colleghi di Giustizia e Interno (per poi passare alla firma del presidente della Repubblica, previo parere delle commissioni parlamentari competenti), bisognerà restituire a quella mossa d’immagine un po’ di contenuti. Altrimenti non avrebbe nemmeno senso che il pubblico ministero anticamorra accettasse l’incarico, visto che un’immagine ce l’ha già, e piuttosto buona. Il primo nodo da sciogliere sarà la composizione dell’Anac, Autorità nazionale anticorruzione. Attualmente coincide con la Civit, la commissione varata nel 2009 dall’ex ministro Brunetta per la valutazione, la …