Esordio del ministro Padoan all’eurogruppo dove ha illustrato il piano del governo. Il nodo delle coperture per il taglio fiscale e sui conti pubblici una parola definitiva. Domani il consiglio dei ministri sui provvedimenti shock per l’economia. Con il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan da ieri a Bruxelles, per l’Eurogruppo prima e l’Ecofin poi, la ricerca delle coperture per l’annunciato taglio delle tasse sta diventando ora dopo ora sempre più frenetica.
Entro domani il taglio del cuneo fiscale, annunciato dal premier Renzi, dovrà essere messo nero su bianco in uno dei provvedimenti che il governo si accinge a varare in quello che è già stato ribattezzato un mercoledì da leoni. Un pacchetto shock in grado di rilanciare la crescita e aumentare il numero degli occupati. Un debutto inusuale tra i colleghi europei per il ministro conosciuto solo fino a qualche settimana fa con un altro ruolo.
L’obiettivo per Padoan è stato quello di illustrare a grandi linee «il programma di governo basato su aggiustamenti strutturali» improntati «su orizzonti temporali di medio termine, cioè l’orizzonte che si è posto il governo». Insomma, un intervento non per chiedere favori a Bruxelles, ma «per fare delle cose».
Padoan, che ha incontrato in mattinata il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy, ha garantito l’impegno del governo per l’assestamento dei conti pubblici italiani definendo una «sciocchezza, per fare un understatement, disperdere l’enorme risultato ottenuto sul fronte delle finanze pubbliche oggi molto più sostenibili». Insomma il ministro ha sgombrato il campo dai sospetti e dal chiacchiericcio degli ultimi giorni, sostenendo che a Bruxelles «c’è il riconoscimento generale da parte di tutti che c’è stato un periodo di aggiustamento doloroso» e che ora le finanze pubbliche sono «molto più vicine all’equilibrio di quanto non fosse qualche anno fa».
E ha illustrato il pacchetto di misure economiche che l’esecutivo Renzi intende varare domani: dal Jobs Act che si tradurrà in un disegno di legge delega a cui sarà affidato il compito di ridisegnare l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali, il piano scuola del valore di 10 miliardi in tre anni e il piano casa per 1,3 miliardi in quattro anno. Oltre ad un provvedimento finalizzato al taglio del cuneo fiscale e allo sblocco dei pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione. In queste ore si stanno mettendo a punto proprio queste due ultime misure per le quali si starebbe decidendo più che l’entità dell’intervento, già annunciato da Renzi in 10 miliardi di taglio di tasse e 50 miliardi di pagamento dei debiti della pa, l’arco temporale di intervento.
«Il programma passa per riforme strutturali – ha spiegato da Bruxelles Padoan – riduzione del cuneo coperto in modo permanente da tagli di spesa, condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio».
Sul taglio del cuneo al momento l’ipotesi più accreditata è quella che vede il concentramento delle risorse per il 70% sul taglio Irpef per i redditi più bassi e il 30% sul taglio Irap, di cui ovviamente beneficerebbero soprattutto le imprese di dimensioni medie e grandi. Se al momento l’unica copertura certa è quella che riguarda il risparmio per l’ulteriore riduzione dei tassi di interesse sul debito pari a 1-2 miliardi, Padoan dovrà in questa due giorni convincere gli europei che le misure per la spending per 5 miliardi di euro possano in qualche modo considerarsi strutturali fin da subito.
Si sta ragionando in queste ore sull’arco temporale in cui far scattare il taglio del cuneo che potrebbe avvenire in più tappe così da spalmarne il costo contabilmente in un tempo più ampio, magari con una prima tranche immediatamente visibile in busta paga che si sommerebbe a quella già disposta dal governo Letta e una seconda che scatterebbe a fine anno. Insomma, un assegno e un “pagherò” che potrebbe finire contabilmente sul prossimo anno finanziario.
Tanto più che Padoan ha chiarito che «bisogna cominciare subito. I risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi nel giro di 2-3 anni». Insomma, un orizzonte di medio termine. Un intervento che potrebbe non soddisfare però né le imprese (Squinzi con il governo Letta ha chiesto un “minimo” di 10 miliardi di taglio del cuneo subito) né i lavoratori visto che, dopo il pressing della Cgil, ieri anche Uil e Cisl attendono di verificare che con i provvedimenti di domani l’esecutivo metta – come annunciato dal premier – 100 euro nelle buste paga degli italiani.
Nel consiglio dei ministri di domani si dovrebbe anche sbloccare il pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione che conterebbe sulla garanzia statale e sulle anticipazioni da parte delle banche e della Cassa depositi e prestiti rafforzando il piano Bassanini della metà dello scorso anno. Proprio sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione ieri a Bruxelles attendevano una lettera da Roma per quel che attiene la direttiva sui ritardi. Una missiva che, con ogni probabilità, non riuscirà a scongiurare l’apertura di una procedura di infrazione comunitaria visto che anche ora la pubblica amministrazione italiana paga le sue fatture con ritardi superiori al limite generale di un mese fissato dalle norme comunitarie.
Sul fronte poi dei fondi strutturali l’eurocommissario alle politiche regionali Johannes Hahn ha, da un lato, comunicato una buona notizia per il ministro Padoan relativa alla rinegoziazione della programmazione 2007-2013 tra Ue e l’Italia che ha visto liberati 12 miliardi di euro di fondi nazionali con quote di cofinanziamento da 50 al 25%, ma dall’altro ha messo paletti chiari sulla programmazione del nuovo settennato di programmazione. Per Bruxelles la bozza di accordo di partenariato inviata a Bruxelles a novembre scorso dal governo Letta per i fondi strutturali 2014-2020 è una «buona base di lavoro» tanto più che «non possiamo assolutamente permetterci di ricominciare tutto da capo».
da Europa Quotidiano 11.03.14