Da cosa sarà composto il dossier scuola che Matteo Renzi ha promesso, con il tweet della sveglia mattutina all’Italia, di presentare al Consiglio dei ministri del 12 marzo? Le voci nel dettaglio sono ancora da definire, spiega Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione, così come l’ammontare delle risorse necessa- rie a vincere questa «scommessa» è ancora in discussione, «ci stiamo lavorando», risponde l’ex sindaco di Piacenza.
Allora da cosa sarà composto questo dossier scuola?
«Per ora parliamo delle infrastrutture, della messa in sicurezza delle scuole. L’impostazione generale prevede di restituire ai sindaci la possibilità di spendere delle risorse incagliate in vari capitoli del bilancio dello Stato, e si tratta anche di allentare il patto di stabilità». È vero che una delle proposte è di sfilare il dossier scuola dal patto di stabilità? Oppure si tratta di uno «sforamento»? «Renzi sta valutando la questione in maniera dettagliata. Non possiamo sforare completamente il patto, né superare la soglia, e se da una parte vai oltre dall’altra devi stringere. Si tratterebbe di uno sforamento per tipologia di interventi, dando la possibilità a tutti i Comuni di avere delle risorse e che queste siano disincagliate dai vari ministeri». In che modo restano “incagliate”: per intoppi burocratici, per volontà?
«Sono risorse non sfruttate che rischiano di rimanere lì e di non essere usate. Anche molti fondi europei che si perdono se non ne viene rendicontato l’uso entro il dicembre 2015. Altri sono fermi da anni per intoppi burocratici». Dove si pensa di reperire queste risorse? «Da varie fonti: individuando quelle a disposizione dagli anni scorsi e dal decreto Destinazione Italia per il 2014-2015. E si pensa all’allentamento del patto di Stabilità. La scommessa è reperire una quantità di fondi da mettere subito a disposizione per l’edilizia scolastica, per far partire i cantieri». Come si può sbloccare una situazione rimasta “incagliata” da anni? «Organizzando un coordinamento forte e ribaltando il punto di partenza: dalla periferia al centro, mettendosi dalla parte del territorio, con i sindaci protagonisti e commissari diretti. E con una duplice azione: individuare le risorse e dare ai sindaci il potere di spendere subito i fondi senza troppi intermediari, senza i passaggi in Enti superiori che bloccano i fondi, almeno in alcune Regioni come in quelle di “convergenza”, Campania, Calabria e Sicilia (in Puglia no) dove il consultivo delle spese è più basso rispetto al preventivo e quindi se quelle risorse non sono destinate all’uso si perdono».
Il Codacons ha criticato la richiesta fatta da Renzi ai sindaci perché segnalassero su quali scuole intervenire. «Una critica ingenerosa, solo i sindaci sanno qual è l’opera più urgente e quanto serve. Si vede che al Codacons nessuno era negli enti locali…». C’è una tabella di marcia?
«Gli 8100 Comuni sono di tre tipi: il sindaco che ha sia risorse che progetti deve poter partire subito se sblocchi i fondi. Due: il sindaco che ha progetti ma non risorse, e qui le devi trovare (tra l’altro c’è un fondo del Miur di 150 milioni di euro in graduatoria). Tre: i sindaci senza soldi né progetti si possono legare a professionisti che, con garanzie, possono avviare i cantieri».
Ci sarà un’altra riforma della scuola?
«Procediamo per tappe. Certo bisogna ridare dignità alla scuola, pensare al merito e alla selezione degli insegnanti, farli tornare protagonisti. Domani il Pd organizza a Roma una prima giornata di ascolto, con il metodo Leopolda, sulle necessità della scuola. Certo il ministero dovrà fare su questo un lavoro enorme». Rimetterete la storia dell’arte nei programmi?
«Certo, ci penseremo, non si può agire come se in Italia non avessimo un tale patrimonio culturale».
L’Unità 09.03.14