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"In difesa della civiltà", di Michela Marzano

Quello di ieri sarà ricordato come un 8 marzo tragico. Tre donne, Assunta, Ofelia e Silvana, sono morte: uccise dal compagno o dal marito.
Tre femminicidi da aggiungere alla lista nera di questi ultimi anni, nonostante le leggi e i decreti. E allora la giornata internazionale della donna che spesso viviamo con obbligo e stanchezza (nonostante le lotte e le conquiste femminili) diventa quello che era: una difesa della civiltà, un modo per attirare lo sguardo sulle reali condizioni di vita delle donne in Italia.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’ha spiegato ieri mattina al Quirinale durante la celebrazione della festa, ricordando come la violenza contro le donne sia «una tragedia che colpisce i sentimenti dell’intera nazione ». Finché non si sconfiggeranno il sessismo e le violenze, non si sarà fatto “abbastanza” per le donne. Finché gli uomini continueranno ad ucciderle per gelosia o per vigliaccheria, l’Italia non potrà smettere di essere a lutto. Ieri abbiamo vissuto le due facce dell’Italia: da un lato la barbarie e dall’altro le persone, vere, che contro la barbarie provano a lottare. Ecco perché le donne che sono state insignite delle onorificenze dell’Ordine del Merito sono delle “donne della realtà”. Come Lucia Annibali, l’avvocato di Pesaro sfigurata con l’acido che mostra il suo viso. Come Franca Viola, che ha avuto il coraggio di rifiutare un “matrimonio riparatore”. Donne che forse non tutti conoscono, ma che contribuiscono, giorno dopo giorno, all’integrazione di chi è ai margini della società, alla battaglia per un accesso paritario all’istruzione e al lavoro, alla lotta contro le violenze di genere. E che, soprattutto, mostrano quanto sia necessario battersi per le donne, per la loro dignità, per la loro stessa vita.
Il senso dell’8 marzo di quest’anno è tutto qui ed è il senso del nostro paradosso. Feste e cerimonie, esempi e riconoscimenti, lutto e dolore. Come se la cronaca continuasse inevitabilmente a contraddire le parole. Come se, nonostante gli sforzi che vengono quotidianamente fatti da tante donne per essere riconosciute, rispettate, valorizzate e ricompensate, la realtà continuasse a dire loro che non è vero, che la vita di una donna non ha valore, che la violenza trionfa.
Con un paradosso supplementare. Perché quest’anno, proprio in questi giorni, succede anche altro. In Parlamento si discute dell’alternanza di genere nelle liste elettorali. L’ennesima occasione, per alcuni, di ribadire il rischio che si correrebbe attraverso le “quote rosa” di non valorizzare le competenze, e di preferire la “quantità” alla “qualità”. C’è persino chi insinua che, attraverso l’alternanza di genere, verrebbero premiate soprattutto “le donne più docili”. Peccato che di docilità, tra le elette, ce ne sia ben poca e che Mara Carfagna o Stefania Prestigiacomo, a differenza di alcuni uomini che confondono la lealtà con l’obbedienza, scelgano di portare avanti una posizione non condivisa dal proprio leader.
Nonostante il silenzio assordante di chi, anche grazie alla retorica della parità, occupa oggi posizioni di rilievo, i femminicidi di questo 8 marzo obbligano la politica ad assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. Al di là di ogni tatticismo, si tratta di permettere alle donne di riappropriarsi della battaglia sui diritti e di riconoscersi anche come “comunità”. Guardate la foto delle ragazze del Quirinale, ragazze normali ed eccezionali. Loro sono una comunità: la nostra. Per fortuna.

La Repubblica 09.03.14

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“Otto marzo, festa e tragedia: altri tre femminicidi Napolitano: il sessismo è il virus della politica”, di UMBERTO ROSSO

Napolitano ha celebrato l’8 marzo avvertendo che «il sessismo è il virus della politica ». Ma nelle ultime ore altre tre donne sono state uccise dai loro compagni.
Un «lutto collettivo», una tragedia che «colpisce i sentimenti dell’intera nazione». Giorgio Napolitano tuona contro femminicidio e violenza sulle donne, ma intanto nel nostro Paese si consuma un 8 marzo tragico: tre donne uccise dai compagni nel giro di poche ore. E le parole del presidente della Repubblica — che celebrando al Quirinale la festa della donna denuncia «il virus del sessismo» e nel nome delle «pari opportunità» fa riferimento anche alle polemiche sulla legge elettorale — trovano immediata, drammatica conferma.
Tre donne assassinate per gelosia. A Gualdo Tadino, in provincia di Perugia, un marito che accoltella la moglie in albergo e poi tenta il suicidio. A Vigevano, un uomo di 73 che uccide ancora a colpi di coltello in un bar la ex compagna più giovane, e dalla quale aveva avuto due figlie, che voleva lasciarlo. E vicino a Frosinone, un altro marito-killer: getta la moglie giù per le scale e poi se ne va a dormire. Strage senza fine. «Purtroppo questo tragico fenomeno in Italia non declina — denuncia il capo dello Stato — mentre cala il numero complessivo degli omicidi. Contro la violenza all’interno di legami pseudo sentimentali non siamo riusciti a fare ancora abbastanza».
Perciò, stavolta, la celebrazione della Festa della donna al Quirinale è tutta centrata sulla lotta alla violenza. L’obelisco della piazza illuminato di rosso («a ricordare il sangue impietosamente versato»), con i nomi delle donne vittime dei compagni-padroni. Invece delle «più tradizionali mimose» l’ingresso del Quirinale è sormontato da alloro, a «onorare i traguardi raggiunti senza indietreggiare ». E fra le sette donne insignite di onorificenza dal presidente della Repubblica ci sono Franca Viola, che nel ‘65 ad Alcamo rifiutò il matrimonio riparatore aprendo una nuova stagione in Sicilia, e Lucia Annibali, l’avvocatessa
di Pesaro sfregiata alcuni mesi fa con l’acido per vendetta dall’ex fidanzato. Napolitano saluta con un baciamano il suo coraggio, lei si schermisce: «Cerco solo di riprendermi la vita che qualcuno voleva togliermi». Il capo dello Stato “difende” anche la presidente della Camera Boldrini (presente alla cerimonia, con il presidente del Senato Grasso), finita nel mirino delle accuse sessiste di Grillo. Napolitano è molto duro: «Come il razzismo, anche il sessismo se da volgare battuta per la strada o da bar sale nelle sfere politiche rappresentative, se si esprime nel Parlamento, se usando blog e siti si diffonde legittimato da fonti irresponsabili, diventa un virus duro da estirpare». Il riferimento è al post sul blog in cui Grillo chiedeva «che fareste in macchina con la Boldrini?», scatenando in rete una valanga di offensivi e osceni commenti. «Ignobili accuse e insulti contro il presidente della Camera», solidarizza il capo dello Stato. I grillini però non ci stanno: «Strumentalizza la festa dell’8 marzo per attaccarci».
Ma c’è anche il tema delle pari opportunità, che il presidente della Repubblica affronta nel pieno dello scontro sulla parità di genere che rischia di saltare nella nuova legge elettorale. Napolitano ci tiene a smentire un «luogo comune». Questo: «Troppo spesso si sente dire che il tema delle pari opportunità è superato perché viviamo in una condizione ormai di uguaglianza giuridica e materiale tra i sessi. Ovviamente non è vero». In particolare non lo è in Italia, dove riconoscimenti e successi femminili crescenti «si traducono solo in parte in una maggiore presenza nei vertici delle varie professioni». Soddisfatto, Napolitano, per la parità di genere «sancita nelle formazione del nuovo governo». Ma certo, anche se non lo cita, anche l’appello delle novanta parlamentari che chiedono più donne nelle nuove liste elettorali sembra rientrare nella battaglia del Quirinale per la pari rappresentanza.

La Repubblica 09.03.14