Nessuna manovra correttiva: all’indomani dell’avvertimento della Commissione europea, che ha rilevato «eccessivi squilibri» nella situazione economica italiana, fonti di governo riferiscono che Matteo Renzi starebbe puntando tutto su misure economiche che permetterebbero di evitare una sanzione europea ad aprile. Le misure in questione sono quelle al quale l’esecutivo lavora da settimane e che il presidente del Consiglio presenterà mercoledì. Si parte dalla riforma del mercato del lavoro, passando per il piano di edilizia scolastica fino ad arrivare allo sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione. La
priorità è tornare a far crescere il prodotto interno lordo. «Non ci sembra sia nell’aria una nuova manovra», hanno inoltre confermato fonti del Pd.
Certo, le parole del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, voluto dal presidente della Repubblica proprio per rassicurare i mercati e le istituzioni europee, sono state ieri sera molto distensive: «Il monito è severo ma è anche in linea con quello che pensiamo noi», ha replicato il ministro alle critiche piovute ieri sull’Italia da Bruxelles. La Commissione Ue, aggiunge il titolare di Via XX Settembre, «mette in evidenza problemi strutturali che conosciamo da tempo, ci incita a far ripartire la crescita e l’occupazione e in questo modo correggere gli squilibri».
«Il governo ha una strategia ambiziosa di crescita, riforme e risanamento della finanza pubblica in un arco di tempo di medio termine e ci accingiamo a vararla e poi a implementarla». Padoan riconosce nelle parole dure della Ue le stesse che usava lui quando era all’Ocse. «Non nego che più o meno sono le stesse cose», ammette. «Non siamo soli – dice il ministro a chi gli ricorda che Bruxelles ha ammonito anche Francia e Germania – ma il mal comune non è mezzo gaudio. Dobbiamo tutti avviare politiche che rilancino la crescita e l’occupazione. Questa sicuramente è l’intenzione del governo italiano, in modo che andando in Europa come presidenti del prossimo semestre possiamo auspicabilmente rilanciare la crescita in tutto il continente e non solo da noi».
Per il governo, comunque, la sanzione da parte di Bruxelles può essere evitata. Appare, infatti, ottimista il portavoce della segretaria Pd, Lorenzo Guerini, che, arrivando al Nazareno stamattina per la riunione della Direzione Pd, convocata da Renzi alle 7.30, ha spiegato: «Ci sono le condizioni per rilanciare la crescita e i consumi». Per quanto riguarda, poi, la manovra varata dal governo Letta – anch’essa finita nel mirino di Bruxelles, Guerini ha aggiunto: «Non facciamo polemiche, in questo momento dobbiamo essere molto seri», e passa ad elencare i temi su cui il governo cercherà di fare leva per raggiungere i propri obiettivi: «Riforma del lavoro, sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione e un quadro di cambiamenti in linea con quello chiesto dall’Europa, ma che rappresenta veramente una necessità italiana».
Quella della Commissione europea, certo, è stata una bocciatura severa. Secondo il rapporto di Bruxelles, l’Italia è un paese con «squilibri macro-economici eccessivi». In pratica una vera e propria retrocessione da Paese con semplici squilibri macroeconomici a paese con squilibri eccessivi. Solo Croazia e Slovenia sono considerati, insieme all’Italia, Paesi con squilibri eccessivi, mentre la Spagna torna a far parte del club dei virtuosi. Da precisare che Grecia, Portogallo, Cipro e Romania, in quanto paesi sotto programma di aiuti, non sono stati presi in considerazione nell’analisi.
Tra i motivi della retrocessione, la limitata produttività del lavoro, ritenuta una delle cause principali dell’alto debito pubblico e la scarsa competitività. «L’Italia deve correggere l’alto livello di debito pubblico e la debole competitività», si legge nella nota dell’Esecutivo Ue con le raccomandazioni all’Italia. «Entrambi derivano in ultima istanza dalla perdurante lenta crescita della produttività e richiedono urgenti interventi», continua la nota. Per porre il debito pubblico in un percorso di regolare riduzione, l’Italia ha bisogno di «surplus primari molto alti, e al di sopra dei livelli storici», e «di una crescita robusta del Pil per un periodo prolungato». Bruxelles riconosce che raggiungere questi obiettivi «sarà una sfida molto difficile» per l’Italia. E non finisce qui. Secondo la Ue, nonostante nel 2013 l’Italia «abbia fatto progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio di medio termine», la manovra strutturale 2014 «in base alle stime correnti, appare insufficiente» per «ridurre l’elevato debito pubblico a un tasso adeguato».
Per la Commissione quindi l’Italia deve correggere gli squilibri anche «per ridurre il rischio di effetti negativi sull’economia dell’Eurozona». Deciso, inoltre, un monitoraggio specifico delle politiche raccomandate all’Italia. Il commissario Ue all’Economia, Olli Rehn, «incoraggia il nuovo governo italiano a portare avanti urgentemente le riforme per rafforzare la crescita e la creazione di posti di lavoro».
Immediata la risposta del Capo dello Stato. Secondo Giorgio Napolitano la crescita e l’equilibrio dei conti pubblici sono compatibili e una politica in questo senso è indispensabile per ricreare fiducia nell’Europa. «Una nuova stagione di crescita economica sostenibile e compatibile con l’equilibrio dei conti pubblici è indispensabile per ricreare fiducia – ha affermato – ma deve essere accompagnata da nuovi sviluppi istituzionali e politici nel senso di una maggiore integrazione e di una piu» netta legittimazione democratica dell’Unione«.
Napolitano ha proseguito spiegando che »l’impegno della presidenza italiana della Ue sarà volto anzitutto ad individuare una risposta comune, in termini di crescita mirata all’occupazione specialmente giovanile, alla crisi che attanaglia l’economia europea dal 2008 e che costituisce la causa piu« immediatamente riconoscibile del difficile momento attraversato dall’Europa».
Secondo il premier Matteo Renzi si tratta di «numeri molto duri. Spero che sia chiaro perchè dobbiamo cambiare verso». Sulla stessa linea anche il ministro dell’Economia . «La Commissione, ha detto, «mette in evidenza problemi strutturali che conosciamo da tempo, ci incita a far ripartire la crescita e l’occupazione e in questo modo correggere gli squilibri».
L’Unità 06.03.14
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