"La sfida decisiva ai populismi", di Claudio Sardo
Il popolo europeo ancora non c’è. Il populismo invece avanza. Anzi, i populismi. Diversi tra loro per messaggi, leadership, matrici geografiche e culturali. E tuttavia accomunati da aspettative crescenti, dal vento della crisi che ne gonfia le vele, da parole d’ordine che stanno diventando senso comune. A cominciare dall’avversione all’euro e all’Unione, dalla chiusura delle frontiere agli immigrati, dal no alle tasse e all’intervento pubblico, dall’incessante polemica contro l’establishment. È politicamente scorretto affiancare il Front National della signora Le Pen con il Fidesz del premier ungherese Orban, il Pvv olandese di Wilders con il partito di Grillo, Alternative fur Deutschland con il Fpo austriaco o con le nuove destre scandinave, però sono innegabili i tratti comuni, favoriti anche da quel linguaggio antipolitico che oggi appaga il diffuso senso di frustrazione e di paura. Alle prossime elezioni saranno i populisti gli avversari politici più insidiosi della sinistra europea. O forse occorre dire, anche in questo caso, delle sinistre nazionali in Europa, perché purtroppo il sogno europeista – sì, gli Stati Uniti d’Europa, unica possibilità per il …