Mese: Febbraio 2014

"Quirinale all’attacco in Europa", di Stefano Menichini

Napolitano esce dall’assedio grillino, leghista e berlusconiano e detta la linea della riscossa europeista contro scettici e nemici dell’euro. Strasburgo applaude, sotto accusa ci sono anche governi e leader nazionali. Un grande discorso di battaglia politica. I parlamentari di Strasburgo alla fine erano colpiti e ammirati, anche perché non sono abituati a momenti del genere: a capi di stato che si presentano nel loro emiciclo non per lanciare generici appelli ma per scarnificare le ragioni della crisi europea, individuare praticamente con nome e cognome i nemici politici dell’integrazione ma soprattutto le responsabilità dei leader degli Stati, dettare una possibile – l’unica possibile – linea di riscossa. Praticamente un programma elettorale per le elezioni continentali di maggio, solo che non è un programma di parte o di partito ma è potenzialmente di tutti. Di tutti, tranne coloro che vorrebbero la fine dell’Europa, o dell’euro che è la stessa cosa, e che infatti ieri si sono palesati con una contestazione che li ha qualificati. Volendo fare un filo d’ironia, ma neanche tanto, si potrebbe dire che Giorgio …

"Per imparare non basta la tecnologia", di Paolo di Stefano

Aderite incondizionatamente all’uso di Internet a scuola? Leggete il libro dello psichiatra tedesco Manfred Spitzer, il quale sostiene — com’è facile intuire dal titolo, Demenza digitale (Corbaccio) — che gli strumenti tecnologici, utilizzati in eccesso, finiscono per limitare la capacità di memorizzare, di concentrarsi, di socializzare. Tutte qualità che un individuo, specie se giovane, dovrebbe sviluppare. Siete scettici? Ascoltate Umberto Eco, quando dice che ha curato Encyclomedia, un’enciclopedia informatica, per favorire la memoria storica dei ragazzi, mettendo loro a disposizione cronologie indispensabili ai nativi digitali. Poi però è lo stesso Eco ad avvertire (in una lettera a suo nipote apparsa qualche settimana fa sull’Espresso) che sarebbe utile arginare il deserto mnemonico che avanza tornando alla vecchia tradizione, e cioè mandando a memoria «La Vispa Teresa», «La cavallina storna», «L’infinito». Senza abbandonare il Web, ma senza farne un mondo totalizzante. Nessuno ha ancora dimostrato, del resto, che i libri di carta siano inutili. Il fatto che l’Italia è agli ultimi posti, come segnala l’Ocse, nella digitalizzazione scolastica non è un segnale di cui rallegrarsi. Ben vengano, …

"I simboli del masochismo nazionale", di Cesare Martinetti

La sgangherata contestazione di tre leghisti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che parlava ieri al Parlamento di Strasburgo in nome dell’Italia andrebbe liquidata in poche righe se non fosse che pone una questione che ci riguarda tutti. E cioè: perché mai siamo l’unico Paese che con ostinata coerenza fa di tutto per farsi male davanti al resto del mondo? Avete mai visto il presidente francese contestato da un politico francese in un’occasione internazionale? O la/il cancelliere tedesco? La regina d’Inghilterra? Il Presidente degli Stati Uniti? La bandiera di ciascuno di questi paesi viene issata con cura ogni mattina sulla facciata di scuole ed edifici pubblici in patria e all’estero, mentre il nostro povero tricolore appare spesso qua e là sfilacciato e scolorito, simbolo di un paese che non crede in se stesso. Non è in discussione il diritto di ogni forza politica di discutere e criticare atti e posizioni del Presidente della Repubblica, come accade regolarmente in ciascuno di questi altri paesi. Ma non è questo il punto. In quell’aula di Strasburgo dove un …

"Quel tesoro sequestrato alla mafia che nessuno riesce a utilizzare", di Francesco Viviano e Alessandro Ziniti

C’è un tesoro dimenticato nelle mani di Equitalia. Due miliardi e passa di euro. Soldi sporchi di sangue e di affari, soldi sottratti alle mafie e al ma-laffare, ma anche soldi “negati” a chi, per mancanza di fondi, non riesce a garantire giustizia e sicurezza. «MI RISULTA che nel Fondo unitario per la giustizia ci sia un miliardo di euro in contanti ed un altro miliardo in titoli ed assicurazioni », dice il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. «Come mai non vengono assegnati al ministero dell’Interno che ha difficoltà persino a pagare la benzina per le volanti o per chi cerca i latitanti? Avevo proposto che i fondi fossero utilizzati per la fiscalità di vantaggio per le aziende confiscate che ogni giorno rischiano di chiudere ma non ho mai avuto risposte». Equitalia non sa esattamente quanto ha in cassa (i dati sono fermi al 2012), sa solo che in quattro anni, dal 2008 (quando è stato istituito il Fug) al 2012, tra soldi contanti e titoli riscossi confiscati, sono stati …

"Lo zen e il web", di Massimo Gramellini

Breve manuale di sopravvivenza agli insulti in Rete, «Lo zen e l’arte della manutenzione del web». 1. Rilanciare. (O pan-per-focacciare). Rispedendo senza indugio nell’etere l’insulto, come se fosse una medaglia. Consigliato soltanto per tempeste di improperi a bassa intensità. Se la marea monta, rischiate di perdere tutta la giornata alla tastiera. 2. Urlare. “Aaaaaaaaaaaah!” per esempio, stritolando una pallina antistress e avendo cura che la rabbia si sgonfi prima della pallina. 3. Immaginare. Di essere in auto e che lo schermo del computer sia il finestrino tirato su, mentre un energumeno in mezzo al traffico vi urla addosso parole incomprensibili. 4. Ragionare. Il lancio dell’insulto sul web è uno sport virtuale, che al bar o per strada nessuno avrebbe il coraggio di replicarvi sul muso. 5. Relativizzare. Per quanto numerosi e incattiviti dalla vita, gli insultadores sono sempre una infinitesima minoranza rispetto alle dimensioni dell’universo, che continua tranquillamente a espandersi e a fregarsene di voi. 6. Lavorare. 7. Respirare. Profondamente. Poi guardate qui le immagini della bambina di quindici mesi che scopre la pioggia e …

"La scomparsa dei fatti. Dalla videocrazia di Berlusconi alla sondocrazia di Grillo", di Marco Pigliacampo

A rivedere ciò che è successo nei giorni scorsi con un minimo di distacco e un po’ di emozioni in meno, ci si accorge quanto sia rivelatore di un rapporto maligno tra politica-media-pubblico che nel nostro Paese ha raggiunto livelli critici. La gazzarra avvenuta in Parlamento, l’occupazione dei banchi del Governo da parte dei grilini, gli schiaffi e gli insulti tra deputati, le vergognose offese che hanno coinvolto la Presidente della Camera e il Capo dello Stato, tutto ciò ha impedito al grande pubblico di avere informazioni chiare sul motivo (pretesto?) per la polemica, cioè sulla conversione in legge del decreto in materia di Imu e Banca d’Italia. Si tratta del decreto che ha permesso agli italiani di non pagare l’Imu e che ha coperto le minori tasse sul patrimonio immobiliare con, tra l’altro, maggiori tasse pagate dalle banche azioniste di Banca d’Italia. Le polemiche hanno impedito di capire le scelte del Governo, tantomeno i tecnicismi del provvedimento, che bisognerebbe spiegare insieme alla disciplina europea di vigilanza prudenziale delle banche. Temi complessi, che non possono …

"C’era una volta anche l’Authority", di Gian Antonio Stella

E due. Dopo papa Francesco, durissimo coi «devoti della dea tangente», anche l’Europa dice che da noi girano troppe mazzette: 60 miliardi di euro. Non c’è Paese che possa sopravvivere con un carico simile sulla groppa e una reputazione in pezzi come la nostra. L’Authority che ha cambiato tre nomi ma non ha né poteri né presidente. Chiesta dall’Europa nel ‘99, si chiamava Civit, ora Anac. Risultati? Nessuno Il 97% dei cittadini (21 punti più della media europea) è convinto che la bustarella dilaghi. E Bruxelles ci chiede: che fine ha fatto l’Authority contro la corruzione? Il primo rapporto della Commissione anticorruzione, diffuso ieri dal commissario agli affari interni Cecilia Malmström, dice che certo, «in Europa non ci sono aree non affette da corruzione. Prendiamo atto dei progressi fatti e delle buone pratiche, ma i risultati raggiunti sono insufficienti e questo vale per tutti gli Stati membri». Mai accontentarsi. Ma certo le condizioni dell’Italia, rispetto agli altri, è pesante. Basti dire che su quei 120 miliardi di euro di corruzione stimati dalla Ue, la metà …