Mese: Febbraio 2014

"La bisaccia di Squinzi", di Nicola Cacace

Il presidente di Confindustra Giorgio Squinzi ha invitato il premier Enrico Letta al direttivo dell’associazione del 19 febbraio e nel contempo «a presentarsi all’appuntamento portando delle soluzioni», aggiungendo che «se altrimenti arriverà con la bisaccia vuota, gli industriali si rivolgeranno al capo dello Stato». È un invito ad un cambio di passo del premier che gli industriali hanno tutto il diritto di fare, anche se si può avanzare qualche dubbio sulla procedura costituzionale immaginata dalla Confindustria. Nel contempo si vorrebbe rivolgere agli industriali qualche domanda sul loro ruolo nello sviluppo del Paese. È vero che soprattutto le piccole e medie imprese si stanno dando da fare per sostenere il nostro export, e gliene va dato merito, ma non per seguire lo storico ammonimento del presidente Kennedy agli americani «chiedetevi voi quello che potete fare per il Paese», si vorrebbe capire se, oltre alle solite legittime domande su Irap e cuneo fiscale, gli industriali della Confindustria, quelli medi e grandi, hanno qualcosa da offrire al Paese. Per esempio nell’ambito del programma governativo «Destinazione Italia», approntato per …

"Lo streaming al potere", di Filippo Ceccarelli

La politica cambiata dallo streaming sempre in bilico tra realtà e finzione. E il Pd si interroga se rimandare in diretta la direzione Interrogativo prima del tempo, ma a futura memoria: verrà trasmessa in streaming anche la prossima riunione della direzione del Pd? L’ex presidente del partito Cuperlo ha infatti posto la questione se il prossimo 20 febbraio, data fatidica per le sorti del governo Letta, sia opportuno discutere in diretta web. SECONDO lui no perché lo streaming «limita» il confronto. Renzi gli ha risposto in modo problematico: «Vediamo poi». Il segretario ha comunque offerto la sua disponibilità a discutere in una «logica di trasparenza. Io non ne ho mai lesinato ». Ed è vero. Ma è pure vero che lo stesso Renzi, sempre nella replica, è tornato sull’argomento, sia pure per attaccare in modo abbastanza colorito i parlamentari cinquestelle che «partiti dallo streaming anche al bagno, ora si nascondono, non danno indicazioni e sono arrivati al voto segreto». Pure in questa parabola c’è un fondo di vero. Li si è visti sdegnosamente in azione …

"L’errore che D’Alema ha pagato per sempre", di Fabrizio Rondolino

Il 21 ottobre 1998 il segretario dei Ds arrivò a palazzo Chigi senza passare dalle elezioni. Come potrebbe capitare oggi a Renzi. Sicuri sia una buona idea? Il 21 ottobre 1998 Massimo D’Alema, segretario del maggior partito della coalizione di centrosinistra che due anni prima aveva vinto le elezioni, giurò nelle mani del presidente della repubblica. Due giorni dopo la camera votò la fiducia al suo governo – il primo (e con ogni probabilità l’ultimo) guidato da un ex comunista. L’ipotesi che Matteo Renzi sostituisca Enrico Letta a palazzo Chigi nelle prossime settimane – un’ipotesi sciagurata, è bene dirlo subito – ha riportato alle mente di molti osservatori e di qualche protagonista gli eventi di sedici anni fa. Eventi che, a giudizio dello stesso D’Alema, costituiscono il suo unico, vero, riconosciuto errore politico. Le differenze, va sottolineato, sono anche più numerose delle somiglianze, a cominciare dal fatto che Letta non è stato scelto dagli elettori per guidare un governo di centrosinistra, ma è stato scelto dal presidente della Repubblica per dar vita ad una “grande …

"I fantasmi del ’98 e del 2008", di Claudio Sardo

Matteo Renzi ci sta seriamente pensando. La strada per Palazzo Chigi è aperta davanti a lui, solo che decida di percorrerla. Ma pesa il ricordo, anzi il fantasma, del ’98 quando cadde Romano Prodi e fu sostituito alla guida del governo da Massimo D’Alema. Un trauma ancora vivo nella memoria del centrosinistra. Fosse per Renzi andrebbe subito a nuove elezioni: ieri l’ha persino confessato. Gli importerebbe di meno risvegliare l’altro fantasma dei democratici, quello del 2008, quando la vittoria di Walter Veltroni alle primarie del Pd accelerò l’agonia del governo dell’Unione e la fine della legislatura. Il problema è che, senza una riforma elettorale, le urne produrrebbero ingovernabilità e frammentazione. Il segretario del Pd non può permetterselo. Ieri, per rafforzare il proprio impegno sulla legge elettorale, ha detto che essa è indissolubilmente legata alla riforma del Senato: ma tutto ciò allunga i tempi della legislatura e richiede un quadro solido di governo. Per Renzi il nodo è intricato. E la spinta a bruciare i tempi del governo è forte. In realtà, rispetto al ’98 e …

"Tutti giù dal carro di Letta", di Stefano Menichini

Poco credito nei Palazzi alla sopravvivenza del governo. Ma da cosa dipenderà se poi toccherà Renzi, e per quanto tempo? Non è bello quando tutti salgono sul carro del vincitore, figurarsi quando tutti scendono dal carro del perdente. Che è ciò che sta succedendo col governo Letta, in misura eccessiva rispetto ai demeriti di un esecutivo che solo quattro mesi fa (rottura Berlusconi-Alfano) veniva dato per fortissimo e destinato a lunga vita. I Palazzi della politica e dell’economia sono impietosi. Il cambio di linea decretato da Matteo Renzi giovedì li ha solo confermati in una convinzione maturata nell’ultimo mese: questo governo Letta è al capolinea. E siccome il Pd non pare disposto a maquillage tipo rimpasto, e lo stesso presidente del consiglio considera inaccettabile il mero galleggiamento, molti scommettono sulla caduta o sulle dimissioni. Dunque si avvera la profezia agitata contro il sindaco durante le primarie? La convivenza di Renzi segretario e di Letta premier si rivela impossibile? Questa è l’immagine che Renzi vuole smentire e allontanare da sé. Per lui sono oltremodo fastidiosi e …

"Il potere perduto dell’Europa", di Gianni Riotta

La diplomatica americana Victoria Nuland è nata nel 1961, ed aveva così solo tre anni quando, il 7 febbraio di 50 anni fa, i Beatles atterrarono nella sua città, New York, per suonare due giorni dopo, 9 febbraio, al leggendario Ed Sullivan Show televisivo. La Nuland è diventata famosa, già lo registra la sua pagina Wikipedia, per avere detto senza troppi riguardi «Si f… l’Unione Europea», liquidando con un «fuck the Eu» gli storici alleati a proposito della crisi in Ucraina. Come cambia il mondo in mezzo secolo. Nel febbraio 1964, l’America ancora sotto choc per l’assassinio di John Kennedy, vede arrivare con gioia la band inglese, invitata dal presentatore Ed Sullivan. Due volte bloccato in aeroporto dalle fans di John, Paul, Ringo e George, Sullivan tratta con il loro manager, Epstein, una tournée tv in America. Siglano stringendosi la mano un contratto per 10.000 dollari, allora il salario medio annuo americano era 6000 dollari. Le tre serate fanno la storia della tv, in sala solo 700 posti, l’ex vicepresidente Nixon invoca un biglietto per …

"Un’altra Europa è possibile quattro mosse per costruirla", di Jurgen Habermas

NON occorre condividere premesse marxiste per vedere nel capitalismo dei mercati finanziari una delle cause decisive della crisi attuale, e quindi trarre la conclusione che abbiamo bisogno di una nuova regolamentazione del settore bancario mondiale, partendo da un’area che abbia, come minimo, il peso e le dimensioni dell’Eurozona. Queste premesse servono anche a individuare i complessi pericoli che una Europa forte può contribuire a evitare. I popoli europei hanno buoni motivi per volere un’unione politica; ma la conseguente necessità di allargare l’edificio familiare dello Stato nazionale, per condividere un piano superiore con altre nazioni, è ancora intuitivamente distante. Inoltre azioni solidali esigono una fiducia reciproca, ovvero la certezza che in futuro anche l’altra parte ricambierà. Il management della crisi ha fatto a pezzi questa già debole fiducia tra nazioni. Mi limiterò a evocare la necessità di un cambiamento politico enunciando i problemi urgenti finora in gran parte taciuti. In primo luogo il governo federale tedesco, dal maggio 2010, ha esercitato con forza una posizione semi-egemonica in Europa, e così facendo ha introdotto un fattore esplosivo …