Mese: Febbraio 2014

"Prodi: «Letta rischi di più. La mia staffetta non si ripeta»", di Alessandro Barbano

Professore Romano Prodi, la Consulta tedesca ha rinunciato a decidere sulla legittimità dello scudo della Bce, cioè sull`acquisto dei titoli di Stato dei paesi indebitati, e ha rinviato gli atti alla Corte di giustizia europea. È una svolta? «Una svolta non so, ma una decisione inaspettatamente positiva sì. E mi ha fatto piacere che sia venuta da una Corte tanto influente quanto venerata in Germania. La quale, rinunciando a deliberare su una controversia sovranazionale, riconosce che c`è un giudice in Lussemburgo, cioè in Europa, e non solo a Berlino. Di questi tempi, non è poco». E una tregua concessa dalla tecnocrazia alla politica? «Lo vedremo più in là, ma certo il rinvio a una giurisdizione superiore è indirettamente una manifestazione di riconoscimento politico dell`entità che la sostiene, cioè l`Europa». Nel merito è anche un modo di riconoscere l`autonomia della Bce? «Nel merito deciderà la Corte europea, ma il messaggio politico di questo rinvio è chiaro e positivo». Che vuol dire? Che, dopo gli appelli di Giorgio Napolitano al Parlamento di Strasburgo e di intellettuali come …

"Uno spettro si aggira per l’Europa: le larghe intese", di Paolo Soldini

Ci sono le larghe intese anche nel futuro dell’Europa? Qualcuno, guardando ai sondaggi che in questi giorni cominciano a circolare sulle elezioni per il parlamento europeo del 22-25 maggio, pensa che a una megacoalizione tra socialisti & democratici da una parte e popolari dall’altra non ci siano alternative. Il Ppe è in netto calo e dovrebbe prendere una cinquantina di seggi in meno rispetto ai 275 che ha ora. Il gruppo S&D crescerebbe invece di una ventina di europarlamentari arrivando a quota 213, in un testa a testa in cui alla fine potrebbe anche sperare di prevalere. Ma i socialisti e democratici non potrebbero comunque contare sull’esistenza di una maggioranza a sinistra del centro, pur se la sinistra radicale del Gue/Nlg dovrebbe ottenere un buon risultato, crescendo di 23-24 seggi fino a contarne una sessantina e superando i Verdi che perderebbero un buon terzo dei loro 58 seggi attuali. Ammesso (e non concesso) che fosse praticabile un’alleanza, magari limitata e solo tattica, tra S&D, sinistra radicale e Verdi, essa potrebbe contare su non più di …

"Foibe, la terza via storica del «genocidio ideologico». Né rivolta né vendetta: fu progetto politico", di Dario Fertilio

Dieci anni ben spesi, quelli dedicati al Giorno del Ricordo. Appesantita alla nascita da polemiche a sinistra e ipoteche di destra, con il rischio d’essere oscurata dalla Memoria della Shoah che si celebra appena due settimane prima, la solennità del 10 febbraio, nata per commemorare i massacri comunisti nelle foibe — e l’esodo dei giuliano-dalmati dalle loro case — si è trasformata progressivamente in appuntamento vero, capace di attraversare gli schieramenti, diffondere emozioni e superare le ideologie. 
Così sta avvenendo quest’anno: dalle 180 manifestazioni del 2006 e dopo le 500 dell’anno scorso, si raggiungeranno senz’altro cifre superiori. Colpisce anche la varietà delle iniziative: dalle celebrazioni più tradizionali alla Foiba di Basovizza, o a Redipuglia, all’incontro dei rappresentanti degli esuli con il Papa; dall’omaggio a Ottavio Missoni nel teatrino di Palazzo Grassi, a Venezia, alla «biblioteca di pietra» che si sporgerà idealmente dalla costa di Rimini verso quella opposta dell’Adriatico; dal concorso letterario «Tanzella», a Verona, riservato alle opere scritte nei dialetti delle popolazioni vittime, al concerto serale romano nella basilica di Sant’Andrea della Valle; e …

"Buone notizie e cattive notizie", di Giovanni Valentini

LE NOTIZIE sono quella cosa che un tale che non si interessa granché di nulla vuole leggere. Ed è notizia fintanto che lui la legge. Poi è morta. (da “L’inviato speciale” di Evelyn Waugh — Rcs Libri, 2002 — pag. 69) Nel suo editoriale di domenica scorsa sul nostro giornale, Eugenio Scalfari ha scritto: “Il circuito mediatico ama le cattive notizie gonfiandole a dismisura e questo è un malanno grave”. Quello stesso giorno la Repubblica annunciava in un titolo di prima pagina: “Mai più abbandonati al pronto soccorso, arriva l’hostess per malati e familiari”. E contemporaneamente, il Corriere della Sera dedicava una pagina agli “Onesti d’Italia”: otto storie, in un mese, di “eroi quotidiani” che al tempo della crisi hanno restituito denaro smarrito, riprese poi ieri su Rai Uno nella puntata di “Storie vere” insieme al video di Repubblica.it sullo scippo sventato a Napoli da un mendicante nigeriano. Già: buone notizie e cattive notizie. Un tema sempre più cruciale nel rapporto di fiducia fra chi produce informazione e chi la riceve. Troppo spesso sentiamo lamentare, …

"Bollate, il bullismo, gli adolescenti così svanisce il senso della violenza", di Matteo Lancini

La diffusione degli strumenti di comunicazione tecnologica e di internet ha radicalmente modificato la nostra civiltà, il modo di vivere la gioia, il dolore, l’istante privato e quello pubblico. Il dramma personale diventa oggetto di spettacolarizzazione globale. La morte e la violenza ripresi in diretta sono tra i video più cliccati del web, registrano ascolti televisivi altissimi. A questo ormai siamo abituati, così come agli applausi che accompagnano i funerali. Nella società dell’immagine e della condivisione, tutto ciò che accade nella realtà può essere catturato, trasferito e diffuso in tempi rapidissimi. Sono soprattutto gli adolescenti, molto sensibili ai temi di visibilità e successo, bisognosi di sapere che esistono nella mente degli altri, a non occuparsi delle conseguenze che può avere la divulgazione di immagini e filmati attraverso la rete. Non solo. Il senso stesso della violenza sembra svanire, in nome della necessità di trasformare l’occasione drammatica in «spettacolo», da osservare, filmare, divulgare. Come nella mente degli adolescenti del «pestaggio» di Bollate: si è costruita una pericolosissima dinamica che ha portato quei terribili momenti a trasformarsi …

"No Tav, perché sono sbagliati quei nove mesi a Grillo", di Francesco Merlo

Di sicuro è giuridicamente bene argomentata, ma l’ipotesi di reato, istigazione alla disobbedienza, contestata dalla procura di Genova a Beppe Grillo suona strampalata: patafisica applicata alla giurisprudenza. E i nove mesi di reclusione, chiesti dalla procura di Torino, per violazione dei sigilli di una baita durante una manifestazione No Tav, sono un’esagerazione. Soddisfano le tifoserie ma trasformano il diritto in un’arma politica, in un bastone punitivo. È vero che Beppe Grillo ha incitato, ha aizzato, ha insultato, e qualche giorno fa si è spinto sino a trasformare la sua bacheca web in un muro di latrina sul quale scrivere oscenità contro la presidente della Camera, Laura Boldrini. E molti di noi da tanto tempo pensano che il grillismo è un orrore politico. Ma questa offensiva della magistratura, deformata dalla voglia di offenderlo, è un’invasione di campo. So bene che la mia solidarietà non gli interessa e che, alla critica politica, Grillo preferisce questa enormità dei pm che in fondo avvalorano le sue borie di Davide contro Golia, di testimone di libertà contro la tirannia, di …

"La ridefinizione del concetto di classe media", di Paul Krugman

Una delle peculiarità degli Stati Uniti, da molto tempo, è la smisurata percentuale di persone che si considerano di ceto medio (illudendosi). Lavoratori a basso salario, che secondo i parametri internazionali sarebbero considerati poveri, cioè persone con redditi inferiori alla metà della mediana, si definiscono nonostante tutto di ceto medio-basso; e persone con redditi quattro o cinque volte superiori alla mediana si considerano tutt’al più di ceto medio-alto. Ma forse tutto questo sta cambiando. Secondo una nuova inchiesta d’opinione della Pew, c’è un forte incremento del numero di persone che si definiscono di ceto basso, e un incremento un po’ più contenuto del numero di persone che si definiscono di ceto medio-basso, tanto che a questo punto, sommando insieme le due categorie con «basso» nella definizione, ci avviciniamo quasi alla maggioranza relativa della popolazione (anzi ci avviciniamo a quel famoso 47 per cento citato da Romney, ricordate?). A mio parere è uno sviluppo estremamente interessante. Le politiche contro la povertà, dagli anni 70 in poi, poggiano sulla diffusa convinzione che i poveri siano «Quelli Là», …