Mese: Febbraio 2014

"La carica dei candidati tra inquisiti e abbuffate ", di Gian Antonio Stella

Tira una strana aria, su queste prime elezioni del «dopo». Dopo l’irruzione di Renzi. Dopo la cacciata di Berlusconi dal Senato. Dopo la rottura del Pdl. Dopo la rinuncia a correre dei grillini. Dopo l’inquisizione di gran parte dei vecchi consiglieri. Fatto sta che metà dei sardi, alle Regionali di domenica, non sa ancora chi votare. Nell’incertezza generale manca perfino quello che, nei ricordi di Mario Segni, era il segno dominante delle campagne elettorali: «Pecora bollita, pecora bollita, pecora bollita: sempre così finivano, i comizi: “non mi faccia torto, onorevole, un po’ di pecora bollita!”» Ora, più che mai, dominano i porcetti. Simbolo dello «scandalo rimborsi» grazie al pidiellino Sisinnio Piras, ammanettato un mese fa per avere messo in nota spese, tra l’altro, costosi convegni finti organizzati nella palestra della moglie tra i quali uno dal titolo «L’obesità nella società moderna» concluso con una trimalcionica abbuffata di maialini arrosto pagati dalla Regione (cioè dai cittadini) e forniti dall’azienda di famiglia. Maialini peraltro probabilmente importati: la peste suina e la «Bluetongue», che sta facendo stragi fra …

"Ma le frasi vivono di quei due segni", di Stefano Bartezzaghi

PAREVA oltretutto di aver letto recenti allarmi in senso contrario, secondo i quali la virgola avrebbe sostituito tutti gli altri segni di interpunzione. Si è già mangiata il punto e virgola e i due punti, i nuovi formati di scrittura sembrano imporla come unica pausa multiuso. È invece vero il contrario per John McWhorter, un anglista della Columbia University di New York, che verso le virgole mostra di avere le stesse certezze che il compianto Pier Paolo Pasolini appunto nutriva riguardo alle lucciole. McWhorter ha osservato una certa, negligente trascuratezza nella distribuzione delle virgole da parte degli utenti di Internet e social network e non si sente di disapprovare la tendenza: «Potete toglierle da parecchi testi americani moderni e in chiarezza perderete tanto poco da pensare che sia il caso di omettere le virgole del tutto». La conclusione è che la virgola è convenzione, è moda, qualcosa di rinunciabile. Si può contestare. Ma quello che contestare invece si deve non è la conclusione bensì il presupposto: che il linguaggio sia funzionale alla «chiarezza » — …

"L'innovazione e il minuetto", di Franco Cordero

Quanto l’ipnosi influisca in politica italiana, consta dal lungo dominio fascista: 20 anni, 8 mesi, 26 giorni; cade d’un colpo domenica 25 luglio 1943, vergognosamente, ma continuerebbe fino all’estrema vecchiaia del Dux se non sprofondasse in guerra; ai sudditi piaceva e molti lo rimpiangono. Conta vent’anni anche l’epoca berlusconiana, dove l’irrazionale pesa altrettanto: emblematica la presenza d’una mussolinide; e il consenso ha due radici. L’insofferente della legalità vota B. perché gli conviene: vedi evasori fiscali, corruttori, corrotti, parassiti, malaffaristi vari, nel cui calcolo il pirata al potere significa lassismo, criminofilia, impunità; chi poi abbia profitto diretto voterebbe anche diavoli con le corna. Ma sono tanti a vederlo eroe positivo, buono, giusto, benefico, persino bello, defensor fidei, alle prese con potenze malvagie: la novità, rispetto alla vecchia filibusta, sta nell’essere anche stregone; se li acquisiva mediante lanterne magiche, corrompendo pensiero, sentimenti, gusto. In teoria aveva l’antagonista a sinistra ma lì tengono banco oligarchi inamovibili. Specie nella falda postcomunista, hanno aspetti del clero ateo: forti d’un potere, lo conservano pragmaticamente; cantano formule vacue; ragionano abbastanza per capire …

"Se il «marchio Italia» perde punti nell’anno magico del turismo globale", di Gian Antonio Stella

Maglia nera in Europa: pernottamenti scesi del 4,6 per cento. Vi pare possibile che «il Paese più bello del mondo» perda turisti nell’anno del boom mondiale del turismo? Che vada sotto del 4,6 per cento (maglia nera europea) mentre perfino la Grecia recupera ossigeno crescendo dell’11? Che ricavi dall’immenso tesoro d’arte e bellezza, unico a livello planetario, solo il 4,1 per cento del Pil? Non sono campanelli d’allarme: sono campane assordanti. Eppure troppi non le sentono. Come se si trattasse di un problema comunque minore… Stavolta no, nessuno può attribuire tutto alla crisi mondiale, al crollo dei mercati, allo spostamento degli assi di certe produzioni industriali, all’emergere prepotente della Cina o dell’India. Niente alibi. Perché mai si erano visti, nella storia, tanti benestanti in vacanza quanti nel 2013. Sono stati, spiegava nei giorni scorsi Unwto-World Tourism Barometer, 1.087 milioni. Cioè oltre 52 milioni in più rispetto al 2012 quando, per la prima volta, il loro numero aveva superato di slancio il miliardo. Nel non lontanissimo 1980 erano 280 milioni: siamo al quadruplo. È la prova …

"Gli ostacoli alla crescita economica", di Bill Emmott

Dall’inizio del 2014 per gli investitori internazionali nell’economia mondiale è cambiato tutto. Per i giovani disoccupati d’Italia, Gran Bretagna o persino America, o per una famiglia con un reddito invariato o in calo negli ultimi cinque anni, non è cambiato nulla. La grande domanda per il 2014 è se questi due percorsi torneranno a unirsi. Per gli investitori il cambiamento è notevole, anche se a pensarci bene non dovrebbe sorprendere. Per i giovani disoccupati e per le famiglie normali, al contrario, è la mancanza di cambiamento a deludere. Ma per loro la vera, grande delusione in molti paesi, l’Italia in particolare, è la mancanza di iniziativa da parte del governo o dei politici. Ci sarà un perché se il Movimento Cinque Stelle rimane stabile nei sondaggi e partiti anti-sistema come il Dutch Freedom Party in Olanda, il Front National francese o l’Independence Party britannico, guadagnano consensi nella prospettiva delle elezioni di maggio per il Parlamento europeo. Il cambiamento per gli investitori, tuttavia, dovrebbe portare un po’ di speranza, almeno per quanto riguarda un eventuale termine …

"Visco: più soldi a famiglie e imprese", di Bianca di Giovanni

La ripresa è ancora «debole e incerta». La crescita italiana si fermerà quest’anno ancora a cifre da prefisso telefonico, 0,75%. Altroché l’1,1% a cui punta il governo. La Penisola resta assediata dall’alta disoccupazione, soprattutto tra i giovani, e dalla bassa competitività per il grado ancora insufficiente di innovazione. L’economia è ancora in panne: è urgente sostenere il reddito delle famiglie e delle imprese attraverso sgravi fiscali. È un quadro devastante quello fornito dal governatore Ignazio Visco in occasione dell’Assiom Forex (la tradizionale assemblea degli intermediari finanziari) di Roma. Per uscire da un tunnel che sembra interminabile, nonostante alcuni segnali di inversione di tendenza, è necessario agire su diverse leve: prima tra tutte quella del credito. Ed è su questo punto che il numero uno di Bankitalia lancia unmessaggio chiarissimo: si risolva al più presto il problema dei crediti deteriorati degli istituti bancari. In altre parole, si «ripuliscano» i bilanci delle banche da questi fardelli, frutto di sei anni di crisi profonda, e si consenta alla macchina di ripartire. Le banche hanno il dovere di contribuire …

"Bolle e rimpasto: psicosomatica del potere", di Filippo Ceccarelli

Tra bolle e malpancismi quando la politica scopre la psicosomatica. Dal Cavaliere a Renzi, le parole del potere Immerso e in qualche modo impantanato come tutti gli altri protagonisti della politica in uno stagno di metafore ad alto impatto, Matteo Renzi ha detto ieri che al solo sentire parlare di rimpasto gli «vengono tutte le bolle» e allora scappa a Firenze, «in mezzo alla gente. Il valore terapeutico e anzi salvifico della “gente” ha messo in secondo piano entità, tipologia e conseguenze pratiche di dette bolle. Ma è chiaro che l’immagine era intesa a proclamare nel modo più netto la sua totale e persino patologica incompatibilità con quell’antica formula politichese. Curioso e paradossale, semmai, è che più gli odierni leader si sforzano di tenersi lontani da rimpasti, vertici, verifiche, staffette, appoggi esterni e altri vetusti attrezzi da Prima Repubblica e meno questo squalificante armamentario sembra disposto ad abbandonare il campo, anzi. Come mai? Una possibile risposta è che la politica resta pur sempre “l’arte di far credere” (Hannah Arendt). Ma poiché il discorso pubblico della …