"I poteri del Quirinale come moderatore e intermediario", di Marzio Breda
Il ruolo riconosciuto al presidente da una sentenza della Consulta Riassume quello che è stato un annus horribilis, sul quale gli pare sia calata un’amnesia. Ricorda il «tormentato» 2011, facendone un parziale indice, per dimostrare che alcune interpretazioni politiche «in termini di complotto» sulla genesi del governo Monti «sono solo fumo». Una puntualizzazione strutturata con l’intento di risvegliare la memoria, quella di Giorgio Napolitano. E che ha uno snodo, forse non a tutti chiaro, nella citazione della sentenza emessa dalla Corte costituzionale «n.1 del 2013», con cui fu sciolto (a suo favore) il conflitto con la Procura di Palermo sulle intercettazioni. Certo, è soltanto un inciso, ma sottintende un punto cruciale del pronunciamento, là dove le prerogative del presidente della Repubblica sono sintetizzate come un «potere moderatore e intermediario». Che significa? Può sembrare pedanteria evocarlo, ma la formula mutua il pensiero di quello scienziato della politica che fu Benjamin Constant. Le sue teorie (l’opposto della lettura schmittiana del potere del capo dello Stato come autoritario e di «ultima istanza») accreditavano i princìpi di un potere …