Anche alla Camera Matteo Renzi lo conferma: la scuola prima di tutto. Fuori dall’aula di Montecitorio professori, sindacati, presidi e addetti ai lavori affilano le armi contro i primi annunci della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che si schiera contro gli scatti e contro la consultazione dal basso che invece il premier sostiene. Fuori dalle stanze della politica si teme di finire in un nuovo tritacarne economico o di diventare le vittime sacrificali di un braccio di ferro nel governo in nome del merito e della valorizzazione. Dentro l’emiciclo della Camera Renzi ripete di voler «valorizzare il ruolo degli insegnanti», spiegando che questo vuol dire intervenire «non soltanto sul fattore economico», ma sulla «mancanza di prestigio sociale che abbiamo sottratto a un valore come l’insegnamento». Ripete quello che è un suo cavallo di battaglia, il ricordo del tempo andato, citato più volte, e messo nero su bianco anche nella mozione per le Primarie pd che a dicembre lo hanno incoronato segretario.
«Penso alla mia piccolissima esperienza di studente della provincia di Firenze – racconta -. Quando entravo al bar la maestra elementare era vista da tutti come il riferimento del paese, perché era considerata un valore prezioso per la comunità. Oggi proviamo a domandarci se di fronte agli insegnanti dei nostri figli abbiamo lo stesso atteggiamento. Non è più così: l’insegnante viene contestato a prescindere».
Nella mozione prometteva una «campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo» a partire da gennaio 2014 «casa per casa, comune per comune, scuola per scuola» per dare «risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme». La realtà ha superato, come sempre, l’immaginazione. A gennaio la campagna di ascolto non è partita ma a febbraio Renzi non solo è segretario del Pd ma pure premier e da oggi darà il via ai mercoledì nelle scuole con i poteri di capo di governo. Prima tappa Treviso alla scuola media statale Coletti. Non a caso probabilmente la scelta è caduta su una scuola media che Renzi ha da tempo annunciato di voler rivoluzionare. Ma è anche una scuola multietnica, con un tasso di stranieri che in alcune classi arriva al 50-60%.
Parla di nuovo anche di edilizia scolastica Renzi, rispondendo alle critiche di chi giudica le sue promesse un libro dei sogni da 13 miliardi che nessuno sa dove trovare. «Il problema – spiega – non è solo di stabilità degli edifici, che c’è, ma non è credibile un Paese che non mette in cantiere una gigantesca» opera di messa in sicurezza delle scuole. Chiede, quindi, che «la stabilità degli edifici scolastici sia più importante di quella dei conti. Il problema della scuola non è ideologico». Per dare concretezza alle sue parole dà anche una scadenza precisa alle promesse: «Attenderemo le risposte degli amministratori locali ma dal 15 giugno al 15 settembre, quando riprenderanno le scuole vogliamo che sia visibile, plastica, evidente l’opera di investimento che è stata fatta».
La Stampa 26.02.14