"Il Parlamento sotto scacco della piazza, la lotta senza fine tra i due poteri di Kiev", di Bernardo Valli
IN Parlamento ci si accapiglia e tormenta per fare un governo che deve piacere alla Piazza, non provocare troppo il Cremlino e attirare aiuti finanziari occidentali. Vasto programma dal quale dipende l’immediato corso della rivoluzione. In preda a dubbi, timori e contrasti i deputati hanno preso tempo. Dovevano decidere ieri, ma si pronunceranno con cinque giorni di ritardo, a fine settimana. Sanno di essere scrutati dagli uomini mascherati con le spranghe di ferro (e col kalaschnikov, secondo i russi) ritti sulle barricate della Majdan. I gruppi radicali, articolati in centurie, non si fidano. Loro hanno fatto da detonatore alla rivoluzione e adesso rappresentano l’ala intransigente. Sono guardiani rigidi e sospettosi. Si sono ben guardati dallo smontare l’accampamento nel cuore della capitale e sono in stato d’allerta nell’attesa che quell’assemblea di opportunisti si pronunci. Non è stata tolta né una tenda né una barricata. Si aspetta il governo che non arriva e di cui già si diffida. PER la Majdan, la Piazza, quelli della Rada, il Consiglio, così si chiama il Parlamento, sono in gran parte …