Sono soprattutto giovanissimi, per lo più ragazze. Ma ci sono anche una studentessa universitaria e una commercialista. E poi un dentista. Tutti vittime della stessa trappola: il «furto d’identità» su internet, la creazione di un falso profilo Facebook o altre perfide «costruzioni» virtuali in rete che provocano danni concretissimi. Almeno quaranta denunce negli ultimi mesi sono arrivate alla polizia postale di Genova e la stessa Procura ha alzato il livello d’attenzione su quella che chiama una «reiterazione del fenomeno», tanto che il procuratore aggiunto Franco Cozzi ha aperto diversi fascicoli con ipotesi di reato rafforzate: dalle molestie allo stalking. E poi diffamazione, propagazione di notizie false e lesive della persona e l’elenco potrebbe non fermarsi qui.
Lo stalking, ad esempio, si può applicare al caso della giovanissima che ha visto il suo cellulare postato da un ex fidanzato su siti erotici con il risultato che la studentessa veniva chiamata ad ogni ora da persone non esattamente educate. Lo stalking è avvenuto, per così dire, per interposta persona: non è stato l’ex in vena di vendette a perseguitare la ragazza ma ha fatto in modo che altri lo facessero. Tanto pesantemente da poter ipotizzare il più grave reato di stalking che, come spiega il magistrato, richiede che la vittima tema per la propria incolumità o per quella dei famigliari ma anche viva in uno stato di ansia o ancora sia costretta a cambiare le sue abitudini di vita.
Creare poi un falso profilo Facebook, quasi sempre diffamatorio (ma c’è anche il caso più tortuoso in cui, per danneggiare la vittima, nel falso profilo si inseriscono frasi offensive nei confronti di amici), aggrava la situazione. È toccato a un’altra ragazza trovare in rete il proprio falso profilo in cui si descriveva al minimo come molto disinibita. «Abbiamo già visto — dice un investigatore — casi in cui un ex ha preso il volto della ragazza dalle foto del vero profilo Facebook e poi con programmi ormai alla portata di tutti lo ha sostituito all’originale in filmati e fotografie porno poi messi in rete. Per la vittima è uno choc fortissimo».
L’adulto oggetto di questa persecuzione ha maggiori risorse per difendersi ma sono soprattutto i giovanissimi a restare vittima di quello che i colpevoli — una volta scoperti — cercano di descrivere come «solo uno scherzo». Ne sa qualcosa Roberto Surlinelli direttore del settore tecnico della polizia Postale che per la Liguria segue il progetto «Vita da social» (si può contattare su Facebook), indirizzato proprio ai ragazzi a partire dalla prima media inferiore anche se, dice, «abbiamo deciso di cominciare a fare incontri anche con le quarte e le quinte elementari». Lo scorso anno sono stati contattati 8.500 ragazzi in Liguria, giovanissimi ma già esposti ai rischi del web. «Alcuni ci hanno raccontato — dice Surlinelli — che le loro chat sono state copiate e messe in rete, in modo che quella che credevano una conversazione a due è diventata pubblica nella loro cerchia di amici».
Ed è in crescita il fenomeno delle ragazzine che postano al fidanzatino, anche con cellulare, le proprie foto magari ingenuamente sexy con la richiesta di cancellarle: quando la simpatia finisce, finiscono nel gran calderone della rete per vendetta, per rancore, per quello «scherzo» che può avere conseguenze drammatiche. I cyberstalker sono giovanissimi o adulti. Così come è in crescita in cyberbullismo: le denunce a livello nazionale sono quintuplicate in un anno. «Denunciate — è l’invito della Postale alle vittime — ma fatelo subito. Troppi vengono da noi solo quando sono ormai stremati da mesi di molestie, quando si rendono conto che da soli non possono far fronte al furto di identità e alle diffamazioni che in rete si diffondo a macchia d’olio».
Il Corriere della Sera 24.02.14