Il nuovo dato reso noto dall’Istat cancella il segno positivo registrato nel mese di novembre dopo 22 mesi di decrescita; A dicembre ordinativi diminuiti del 4,9%. L’industria chiude il 2013 in rosso anche sul fronte del fatturato. Dopo avere certificato le perdite sulla produzione l’Istat archivia anche i conti sulle vendite. E il risultato è ancora peggiore: se in volumi, ovvero in quantità, l’Italia cede il 3%, la contrazione del giro d’affari è del 3,8%. Ecco un primo effetto negativo del raffreddamento dei listini: alle casse delle imprese è venuta a mancare pure la leva dei prezzi, con l’inflazione in caduta libera e le quotazioni alla produzione finite addirittura sotto lo zero. Non solo, anche gli ordini ricevuti scarseggiano, diminuendo dell’1,3%. Un’eredità che peserà anche sui mesi seguenti, visto che le commesse danno la misura di quanto l’economia tiri.
A non spingere è il mercato interno, che anzi fa da zavorra. Basti pensare che al netto del dato nazionale sarebbero positivi sia i ricavi che gli ordinativi. Come al solito l’export ha controbilanciato la cattiva performance registrata sul territorio nazionale, che vede le vendite ridursi del 6,1%. Ma le cifre sul fatturato di dicembre mettono in guardia, segnando rispetto a novembre un deciso calo dei ricavi oltre confine (-1,4%).
Con dicembre, soprattutto, svaniscono gli entusiasmi suscitati a novembre, quando era stata interrotta la striscia di ventidue cali consecutivi su base annua. Adesso è tutto da rifare. D’altra parte lo stesso era accaduto con la produzione e giusto l’altro giorno il Centro Studi di Confindustria parlava di una ripresa «lentissima» e per di più «contrassegnata anche da scivoloni indietro anziché dall’atteso graduale consolidamento». E oggi Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria, ha spiegato come il Paese sia «stremato», auspicando che il «rilancio delle politiche industriali» diventi «un tema centrale».
Guardando nel dettaglio i diversi settori, a dicembre spicca il “bottino” realizzato dalla farmaceutica, che mette a segno un rialzo a doppia cifra sia dal lato fatturato (+18,4%) che dal lato commesse (17,1%). Bene è andata pure a uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy, il tessile-abbigliamento (+3,9% in ricavi e +12,7% in ordini). Tutt’altro che positivo è invece l’andamento delle commesse di un’altra punta di diamante dell’industria italiana, il comparto dei macchinari (-8,0%). Sul fronte fatturato ad accusare il colpo più duro è l’energia, che nell’intero 2013 risulta in negativo del 15,7%.
L’analisi dei dati vede perfettamente concordi le associazioni dei consumatori, per Federconsumatori, Adusbef e Codacons l’industria sta scontando gli effetti della crisi dei consumi, in un circolo vizioso che riversa le sofferenze delle famiglie sulle aziende e viceversa. E l’Osservatorio nazionale Federconsumatori avverte come la domanda si contrarra’ anche nel 2014, tanto che il ritardo accumulato negli ultimi tre anni supererà il 9%, con un taglio della «spesa di 2.638 euro a famiglia».
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