La Fornero non ferma la fuga degli insegnanti dalla scuola. I dati (quasi) definiti di ieri pomeriggio confermano le anticipazioni fornite da Repubblica la scorsa settimana. Non si tratta di un esodo, probabilmente, soltanto perché i paletti imposta dalla ministra piemontese sono così stringenti da costringere tantissimi che ne avrebbero voglia a rimanere ancora in cattedra per qualche anno. Ma basta fare un giro tra gli insegnanti per comprendere il livello di demotivazione. E chi può non ci pensa due volte ad andare in pensione.
LA LETTERA DI UNA PROFESSORESSA
I numeri, come sempre, sono la migliore delle argomentazioni possibili. Il 31 agosto del 2013 andarono in pensione 10.860 insegnanti e 3.662 Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari. Il prossimo primo settembre toglieranno il disturbo in 13.380: 2.520 in più, con un aumento pari al 23 per cento. La quota di personale non docente che passerà la mano è invece sostanzialmente invariata: 3.697. A facilitare l’uscita degli insegnanti dalla scuola è anche l’età di tantissimi prof e maestri – di ruolo e precari – che fanno di quello italiano uno dei corpi docenti più anziani in Europa. Con percentuali di giovani insegnanti under 30 da prefisso telefonico: 0,3 per cento in Italia, contro l’11,3 per cento della Francia, il 12 per cento dell’Unione europea e il 18 per cento degli Stati Uniti.
È il sistema di reclutamento e la formazione iniziale che portano alla cattedra insegnanti già maturi. Per contro, il Belpaese è la nazione Ocse con la maggiore quota di insegnanti ultracinquantenni al mondo: il 41 per cento, contro il 26 per cento dell’Ue. Anche i precari della scuola, coloro che anelano al posto fisso dopo decenni di girovagare per l’Italia, sono abbastanza “anziani”: 9 su cento con meno di 30 anni e 10, sempre su cento, con cinquant’anni già suonati. Anche lo stress, stando agli studi del medico Vittorio Lodolo D’Oria, gioca un ruolo fondamentale. I sindacati parlano di categoria “ormai stanca”.
“Chi va in pensione – spiega Francesco Scrima, leader della Cisl scuola – non lo fa a cuor leggero ma, secondo quanto ci risulta ascoltando ogni giorni i docenti, per frustrazione: insegnare oggi richiede fatica e impegno che non vengono riconosciuti. Ecco perché in tanti hanno deciso di andare via dalla scuola. “Gli insegnanti, appena raggiungono il requisito, fuggono dalla scuola – commenta Domenico Pantaleo, leader della Flc Cgil – Il perché è presto detto: tra tagli, disorganizzazione crescente e condizioni di lavoro sempre più gravose il pensionamento è un’ancora di salvataggio”. Ma non solo. “Le persone – conclude il sindacalista – insegnanti compresi, temono che si metta mano ancora alla legge Fornero per allungare la permanenza al lavoro. E chi può se ne va”.
La Repubblica 16.02.14