economia, lavoro

"Visco: più soldi a famiglie e imprese", di Bianca di Giovanni

La ripresa è ancora «debole e incerta». La crescita italiana si fermerà quest’anno ancora a cifre da prefisso telefonico, 0,75%. Altroché l’1,1% a cui punta il governo.
La Penisola resta assediata dall’alta disoccupazione, soprattutto tra i giovani, e dalla bassa competitività per il grado ancora insufficiente di innovazione.
L’economia è ancora in panne: è urgente sostenere il reddito delle famiglie e delle imprese attraverso sgravi fiscali. È un quadro devastante quello fornito dal governatore Ignazio Visco in occasione dell’Assiom Forex (la tradizionale assemblea degli intermediari finanziari) di Roma. Per uscire da un tunnel che sembra interminabile, nonostante alcuni segnali di inversione di tendenza, è necessario agire su diverse leve: prima tra tutte quella del credito. Ed è su questo punto che il numero uno di Bankitalia lancia unmessaggio chiarissimo: si risolva al più presto il problema dei crediti deteriorati degli istituti bancari.
In altre parole, si «ripuliscano» i bilanci delle banche da questi fardelli, frutto di sei anni di crisi profonda, e si consenta alla macchina di ripartire. Le banche hanno il dovere di contribuire alla ripresa, tanto più che «anche da noi il sistema finanziario deve riguadagnare la fiducia del pubblico».

INTERVENTI AMBIZIOSI
Il governatore non cita esplicitamente il termine inglese, ma è chiaro a tutti che
si parla dell’ipotesi «bad bank». Il che vuol dire che non bastano solo le operazioni
di mercato di alcuni intermediari, che stanno creando dei «veicoli» su cui scaricano i crediti «spazzatura» (vedi il caso Mediobanca). Questo va certamente «nella giusta direzione». Ma Visco si spinge oltre, chiede «interventi più ambiziosi, da valutare anche nella loro compatibilità con l’ordinamento europeo».
Impossibile non pensare al caso spagnolo, in cui lo Stato si è accollato i debiti bancari facendosi finanziare dal Fondo europeo. Certo, l’Italia non è a quel punto. Tanto più che prima di pensare a un finanziamento pubblico, ci sarebbe molto cammino da fare nel nostro Paese sul fronte del mercato del credito. «È un settore ancora poco sviluppato da noi – commenta Innocenzo Cipolletta, a margine del Forex – Le banche
dovrebbero ricorrere ai “veicoli” con più frequenza, senza farlo tutti insieme». In ogni caso è cruciale agire ora. Certo, c’è il vincolo di bilancio. Se, tuttavia, l’Italia manterrà la credibilità che ha riconquistato, non guadagnerà solo in termini di minore spesa per interessi, ma anche in termini di nuova flessibilità sulla spesa pubblica. Insomma, più denaro in circolo e magari anche la possibilità di sostenere il peso dei crediti deteriorati per favorire i prestiti alle imprese. Il governatore fa un appello preciso alla platea degli intermediari finanziari. «Ogni sforzo va indirizzato a risollevare la domanda favorendo, in una visione condivisa di più chiare prospettive future, la creazione di nuove opportunità di lavoro, l’accumulazione di capitale,
un’innovazione volta a ottenere guadagni di produttività da trasferire sui redditi».
Il Visco-pensiero sta tutto in queste poche righe: rinforzare la domanda creando posti di lavoro, innovazione, produttività. Il faro dev’essere il sostegno ai redditi delle famiglie, soprattutto quelle più deboli. Bisogna tenere conto «di chi sta soffrendo di più le conseguenze della lunga crisi e dei cambiamenti connessi con l’apertura dei mercati e con il rapido affermarsi delle nuove tecnologie». Torna, nelle parole di Visco, un vecchio «tic» del governatore: quell’attenzione verso le giovani generazioni
su cui si scarica la crisi. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto «un livello prossimo al 13%, il doppio di quello prevalente prima della crisi e il più elevato da quando è iniziata, negli anni Cinquanta, la rilevazione – osserva Visco – Il forte e protratto calo dell’attività economica ha pesato in misura maggiore sui giovani, tanto che il tasso di disoccupazione per quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni, escludendo gli studenti, è sceso al 43% dal 61% del 2007».
Non bastano i segnali di stabilizzazione del tasso di occupazione registrati negli ultimi
mesi: il lavoro rischia di arrivare troppo tardi. La ripresa così è messa a rischio.
Oltre al credito, per il governatore ci sono altri due fattori di rischio: la dinamica
dei prezzi e le condizioni del mercato dei debiti sovrani.
Sul primo punto, Visco esclude l’ipotesi deflazione. Tuttavia ricorda che «anche un periodo prolungato di variazoni dei prezzi al di sotto del livello compatibile con la stabilità monetaria» può ridurre la capacità di spesa delle famiglie. Come dire: il rischio impoverimento è reale.
Sul debito pubblico, poi, il governatore offre una impostazione opposta a quella dei fautori dell’austerity. Il tema non si affronta con il solo rigore, ma puntando sulla crescita.
Se il Pil aumenterà, sarà automatico rispettare i vincoli del fiscal compact.

da L’Unità