economia, lavoro

"Più tasse e meno reddito. La crisi colpisce le famiglie", di Laura Matteucci

Confcommercio: in sei anni svaniti 18mila euro di ricchezza a testa. Ma il governo contesta i dati sul fisco L’Istat: disponibilità in calo in tutto il Paese

MILANO Sale a 4,6 miliardi, dagli iniziali 1,6, l’aumento delle entrate da tassazione nel periodo 2014-2016 previste dalla legge di Stabilità. Solo per quest’anno si è arrivati a più di 2,1 miliardi rispetto ad una previsione di 973 milioni, e per l’anno prossimo si passa a 639 milioni da quella che inizialmente doveva essere una riduzione del carico per 496 milioni.
Confcommercio punta il dito contro le nuove tasse che, questo il ragionamento, andranno ad aggravare la situazione delle famiglie già impoverite dalla crisi (negli ultimi sei anni il reddito pro capite si è ridotto del 13%, tornando ai livelli del 2002, e si è persa ricchezza netta per 18mila euro a testa), e quindi dei consumi, che solo nel 2012 sono calati del 4,2%. Ma proprio sul peso del fisco interviene in serata Palazzo Chigi con una nota dal sapore di una secca precisazione. Famiglie e imprese dice in sostanza il comunicato del governo non pagheranno nuove tasse che invece scenderanno dal 44,3% al 43,7% nel 2016. Il documento di Confcommercio evidenzia «un aumento delle tasse di 2,1 miliardi nel 2014, senza però spiegare chi sarà a pagare di più – si legge – Il dato non è nuovo ed è indicato, nero su bianco, nel documento relativo alla legge di Stabilità». «A pagare non saranno le imprese e le famiglie, come più volte ribadito dal governo», che prosegue elencando le voci e le cifre relative alle nuove entrate. «Al contrario afferma la nota le famiglie beneficeranno della riduzione del prelievo per 2,6 miliardi.

I NUOVI CONTRATTI
Ma sul reddito delle famiglie arriva anche un altro studio, questa volta dell’Istat, sempre dello stesso tenore. Nel 2012 il reddito disponibile diminuisce, rispetto all’anno precedente, in tutte le regioni. Da ricordare che i redditi da lavoro dipendente sono la componente più rilevante nella formazione del reddito disponibile (con un’incidenza superiore al 50%). «Nel confronto con la media nazionale (-1,9%), il Mezzogiorno segna la flessione più contenuta (-1,6%), seguito dal Nord-est (-1,8%), Nord-ovest e Centro (-2%). Le regioni con le riduzioni più marcate sono Valle d’Aosta e Liguria (-2,8% in entrambe)», si legge in una nota Istat. Il reddito monetario disponibile per abitante «è pari a circa 20.300 euro sia nel Nord-est sia nel Nord-ovest, a 18.700 euro al Centro e a 13.200 nel Mezzogiorno. La graduatoria del reddito disponibile per abitante (17.600 euro il valore medio nazionale) vede al primo posto Bolzano, vicina ai 22.400 euro, e all’ultimo la Campania, con poco meno di 12.300 euro».
È la Liguria la regione che ha risentito maggiormente degli effetti della crisi: tra il 2009 e il 2012 le famiglie hanno subìto una diminuzione dell’1,9% del reddito disponibile. L’Umbria e la provincia di Bolzano sono state le meno toccate, con anzi aumenti del 3,6% e del 2,7%. Nel 2012 a livello nazionale il reddito disponibile era aumentato dell’1% rispetto al 2009, anno di inizio della crisi economica, ed era stato il Nord a segnare l’aumento maggiore (+1,6% nel Nord-ovest e +1,7% nel Nord-est).
Tutti dati che per i sindacati non devono destare alcuna sorpresa. «La riduzione dei consumi indica la profondità della crisi dice la leader Cgil Susanna Camusso È la conferma di quello che andiamo dicendo da tempo, e cioè che se si bloccano i contratti, si riducono i salari, se non c’è lavoro, le persone non hanno alcun investimento da fare». Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini preferisce sottolineare le (poche) buone notizie: «I dati del quarto trimestre che l’Istat pubblicherà presto dice indicano una ripresa del Pil, cioè la possibilità che dopo l’interruzione della caduta del terzo trimestre 2013, ci sarà finalmente un segno più: si parla di uno 0,2,-0,3% e le previsioni indicano che nel 2014 la crescita continuerà».

da l’Unità 4.2.14