L’Aquila, città in ginocchio «Aiuto, stiamo morendo», di Jolanda Buffalini
Punto uno. Il centrosinistra che governa L’Aquila, nella tempesta giudiziaria e mediatica che ha portato alle dimissioni di Massimo Cialente, alza il tiro e mira alla testa del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia. Punto secondo, il sindaco dimissionario rende nota una lettera al Capo dello Stato datata 11 dicembre 2012, nella quale si denuncia, come anticipato domenica da l’Unità, come segno dell’abbandono della città terremotata da parte dello Stato, l’allontanamento di Fabrizio Magani dalla direzione regionale dei beni culturali e quello dell’ingegnere Donato Carlera dal provveditorato del lavori pubblici; funzionari molto capaci che erano in due posti chiave per la ricostruzione e il recupero per la città che ha il 60 per cento degli edifici vincolati. Punto tre. Celso Cioni, direttore della Confcommercio regionale, si è barricato in un bagno della sede della Banca d’Italia, minacciando di darsi fuoco con della benzina per protesta contro il sistema del credito che soffoca i piccoli commercianti. Celso Cioni è stato, in passato, un candidato sindaco del centro sinistra (vinse allora l’esponente di Forza Italia Tempesta). …