Arriva la mini-sanatoria, o collaborazione volontaria, per il rientro dei capitali all’estero, con sconti sulle sanzioni e cancellazione di reati penali. «Nessun anonimato, ma una scommessa per consentire ai cittadini che hanno capitali all’estero bloccati di riportarli in patria», ha spiegato il premier Letta ieri dopo il consiglio dei ministri che ha
varato la «volontary disclosure». «Né condono, né amnistia, ma un cambio epocale», ha spiegato il ministro dell’Economia Saccomanni. L’operazione rientro dei capitali riguarda teoricamente 180 miliardi detenuti dagli italiani all’estero. Il ricavato andrà ad investimenti e riduzione delle tasse.
CHI riguarda?
La mini-sanatoria riguarda tutti coloro, persone fisiche, che hanno costituito una provvista di capitali all’estero e non l’hanno dichiarata nella denuncia dei redditi nel relativo quadro denominato con la sigla «RW». Le casistiche che stanno a monte della provvista sono le più note nell’elenco dell’evasione italiana: pagamenti estero su estero, fondi neri, fatturazioni false. Ma ci sono anche esportatori di capitali che non hanno un reato alle spalle: ad esempio coloro che hanno trasferito capitali all’estero durante la recente crisi per paura del consolidamento dei Bot.
Come funziona la collaborazione volontaria?
Per fare la «collaborazione volontaria » si deve andare spontaneamente all’Agenzia delle entrate, senza che si sia già stati colpiti da un avviso di accertamento, un’ispezione o una verifica: perché in questo caso la «spontaneità » viene meno. A quel punto – e questa è una delle novità della procedura che è tutt’altro che anonima – si deve rendere conto della cifra e dare tutti i «documenti e le informazione per la ricostruzione dei redditi». Ciò per individuare come si sono formati i capitali trasferiti all’estero ed identificare tipologie di evasione e reati penali.
Quali termini sono previsti per aderire?
La sanatoria vale per i capitali non dichiarati fino al 31 dicembre dello scorso anno. C’è tempo per l’autodenuncia fino al 30 settembre del 2015.
Di quanti anni è retroattiva la sanatoria?
Dai quattro ai cinque anni, perché se si va ancora più indietro scatta la prescrizione per gli accertamenti fiscali. Dunque chi ha portato capitali all’estero nel 2008 e non li ha dichiarati nel quadro «RW» della dichiarazione del 2009 può aderire. Prima di quell’anno, non c’è niente da fare.
Quanto si paga?
Si devono pagare intanto tutte le tasse evase. Dalla «confessione » fatta all’Agenzia delle entrate per aderire escono infatti le tasse evase, Irpef piuttosto che Iva, dunque bisognerà pagarle tutte.
E le sanzioni?
Questo è il vantaggio pecuniario concreto dell’operazione «volontary disclosure»: le sanzioni sono ridotte del 50 per cento se i capitali tornano in Italia, del 25 per cento se restano altrove. La legge oggi stabilisce che le
sanzioni ammontano ad un massimo del 15 per cento per chi esporta all’estero (salgono al 30 per chi esporta nei paradisi fiscali). Per capirci: con la sanatoria si paga il 7,5 per cento dello stock di capitali esportato illecitamente.
E le manette?
Naturalmente nell’aver compiuto l’evasione che ha costituito i capitali successivamente esportati, spesso si è commesso
un reato penale. I reati di dichiarazione infedele (da 1 a tre anni) e di omessa dichiarazione (da 1 a tre anni) vengono cancellati. Invece il reato di falsa fatturazione viene dimezzato (oggi va da 1 anno e sei mesi a 6 anni).
Dove andranno le risorse recuperate?
Riduzione delle tasse sul lavoro e investimenti.
E l’antiriclaggio?
L’introduzione del reato di autoriciclaggio (utilizzo dei soldi da parte dello stesso soggetto che li ha rubati) è stato rinviato ad un prossimo provvedimento.
La Repubblica 25.01.14