Era quella che chiamavano la rivoluzione silenziosa di Crocetta. Primi, in Italia, a concedere alle coppie di fatto le agevolazioni per la casa e altri livelli di assistenza attribuibili solo alle unioni legalmente riconosciute. Ma ieri il Commissario dello Stato Carmelo Aronica ha impugnato quei provvedimenti demolendo di fatto tutta la manovra Finanziaria approvata dal governo siciliano nei giorni scorsi. Trentatré articoli su 50 bocciati. Una mannaia che colpisce anche le norme sul reddito minimo, gli aiuti ai giovani e i fondi a sostegno delle imprese. Salve quelle che garantiscono la stabilizzazione di 700 precari. Il governatore della Sicilia ha già fatto sapere che ricorrerà alla Consulta e alla Corte di giustizia europea. E mentre l’opposizione si divide nel chiedere le sue dimissioni, Rosario Crocetta davanti all’ennesima crisi fa sapere che aprirà una vertenza con il governo Letta per varare le leggi che consentano alla Sicilia di voltare pagina. «L’impugnativa sulle coppie di fatto – dice Crocetta – è ideologica, conservatrice, discriminatoria e incoerente rispetto alla direttive europee. È crudeltà sociale. Ci impedisce anche di mettere in campo le azioni di sviluppo e solidarietà per i giovani e le persone svantaggiate. Colpisce in modo particolare la negazione dei diritti in materia sanitaria alle coppie di fatto poiché, tali affermazioni, sono in contrasto con il di- ritto inviolabile alla salute di ogni cittadino e di qualsiasi persona che si trovi persino a transitare sul territorio nazionale».
Il Commissario che ha decapitato la manovra si è soffermato nelle sue motivazioni soprattutto sulla presunta incostituzionalità dell’articolo 37, quello che estende tutte le agevolazioni, contribuzioni e benefici previsti dalla Regione per la famiglia a tutte le coppie di fatto, anche omosessuali, iscritte nei registri delle unioni civili istituite dai Comuni. Era stata una battaglia durissima e vinta. Il fiore all’occhiello del governatore siciliano che aveva parlato di una scelta civile di grande coraggio. La norma era passata con 48 voti a favore e 24 contrari, con l’ok anche da parte dell’opposizione che aveva chiesto il voto segreto. Tre milioni di euro da destinare alle coppie di fatto per mutui prima casa e altro. Ma secondo il Commissario Aronica proprio questa «siffatta generalizzata estensione tout court, senza distinzione alcuna tra i singoli benefici e le ragioni e le finalità sottese ad ognuno di questi, si ritiene in- compatibile con il principio di cui all’articolo 3 della Costituzione che impone diversità di trattamento per situazioni diverse quali quelle della famiglia fondata sul matrimonio e delle unioni di fatto che trovano rispettivamente fondamento negli articoli 29 e 2 della Costituzione». E anche se non esclude che su singole questioni le coppie di fatto e quelle legalmente riconosciute sia- no sovrapponibili e meritevoli di tute- la, il Commissario solleva una singolare obiezione. La norma – dice – «introduce un’ulteriore ed ingiustificata disparità di trattamento all’interno della stessa categoria di unioni di fatto in quanto potrebbero accedere alla piena parificazione con le famiglie tradizionali solo quelle iscritte in appositi registri istituiti dai comuni della Regione. Poichè l’istituzione di detti registri è frutto della discrezionalità dei singoli enti civici, e soltanto in alcuni di essi sono presenti, le coppie di fatto residenti in comuni privi di tali registri, sarebbero escluse da ogni possibilità di accedere ai benefici e alle provvidenze per una circostanza non dipendente dalla loro volontà, a prescindere dall’ esistenza o meno del legame affettivo esistente». Ci sarebbe poi anche un problema di copertura finanziaria. Tra le 33 norme cassate ci sono il fondo per i disabili, l’accesso abitativo per le famiglie disagiate, il salario di solidarietà con un assegno previsto di 400 euro al mese per un anno, le agevolazioni per le giovani coppie per l’acquisto della prima casa. Stralciata la norma sul blocco del rimborso chilometrico ai forestali che avrebbe permesso notevoli risparmi; la riduzione delle royalties ai petrolieri, i fondi previsti per l’integrazione sanitaria. Il capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica, e il M5s hanno chiesto le dimissioni del governatore. Ma le opposizioni sono divise. Contrario Nello Musumeci, il candidato alla Presidenza della Regione, sconfitto da Crocetta. «Non ritengo si debba dimettere – afferma – perchè ne uscirebbe da vittima e noi da carnefici». Cosa accadrà adesso? Il governo si trova di fronte a due soluzioni, promulgare la Finanziaria senza le parti impugnate o lo scontro di fronte alla Corte costituzionale. Questa mattina se ne discuterà alla conferenza dei capigruppo.
L’Unità 24.01.14