Le scuole italiane si confermano insicure: quattro su dieci sono prive del certificato di agibilità, quasi altrettante – il 37% – avrebbero bisogno di manutenzione «urgente». Perché vecchie, collocate in edifici pensati come abitazioni o edificate senza criteri antisismici in zone a rischio terremoto – ben il 62% delle 42 mila scuole italiane è stato edificato prima del 1974; solo l’8,8% secondo criteri anti- sismici. Questa la fotografia del 14° rapporto Ecosistema scuola di Legambiente: l’unico esistente perché, e questo già dice tutto, dopo vent’anni ancora si aspetta dal Miur l’istituzione di una anagrafe degli edifici scolastici.
Un’indagine che restituisce un quadro a tutto tondo degli spazi scolastici tra certificazioni, servizi offerti, efficienza energetica, rischi specifici (presenza di amianto o radon), investimenti in corso nei 5.301 stabili di competenza di capoluoghi di provincia esaminati ovvero scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado (discorso a parte per le secondarie di secondo grado, in capo alle Province le cui competenze devono ora passare ai Comuni).
La prima certezza per Legambiente è che «l’emergenza delle nostre scuole rimane la messa in sicurezza strutturale, accanto però alla sicurezza e salubrità degli ambienti che vede l’assenza di certificazioni importanti come l’agibilità: ne è privo il 40% degli istituti». Un adeguamento necessario, «a cui il ministero dell’Istruzione riconoscendone l’emergenza ha dedicato uno stanziamento straordinario di 10 milioni», ricorda Legambiente. Ma il senso dell’urgenza lo dà anche il dato sulla prevenzione incendi, «che manca in più del 60% dei casi».
La situazione delle classi italiane è però, al di là di questi drammatici tratti comuni, ancora una volta molto articolata tra nord e sud del paese. Per dare un’idea, nella classifica di Legambiente i primi cinque capoluoghi di provincia per qualità si trovano tutti al nord – Trento, Prato, Piacenza, Pordenone e Reggio Emilia -, ben quattro città sulle prime dieci si trova- no in Emilia-Romagna, la prima città del sud (se non si conta l’Aquila, la cui situazione è anomala per le scuole collocate nei moduli della ricostruzione post terremoto) è Lecce, al 27° posto. Un paradosso, visto il dramma di ieri. La realtà degli istituti pugliesi del resto è complessa: sembra positivo il 20,5% di edifici bisognosi di manutenzione urgente, a fronte di una media nazionale appunto del 37%; il dato stride però se confrontato con il 17,8% di edifici in possesso del certificato di agibilità, contro il 61% della media nazionale. Ci sono poi situazioni particolari. Una su tutte quella del- la capitale, «non pervenuta»: Roma da anni risulta non classificabile, i da- ti sulle sue scuole sono troppo incompleti. E ancora, da segnalare la nota di Legambiente sulla Sicilia: «Non è possibile che ancora nel 2013 quasi l’88% delle scuole siciliane non abbia il certificato di agibilità e il 74% non abbia avuto il collaudo statico a fronte di un 98,2% di edifici che si trovano in area sismica!».
LE RICHIESTE
Anche per questo tra le richieste di Legambiente al governo per migliorare davvero la situazione c’è quella di investire certo in termini di risorse finanziarie (1,3 i miliardi messi in campo da decreto del fare e legge istruzione, di cui 40 milioni di fondi statali per mutui trentennali in deroga al Patto di stabilità), ma anche di programmazione degli interventi e monitoraggio, rimasti invece «a un punto morto». Quanto agli stanziamenti nelle singole regioni, la media degli investimenti per manutenzione straordinaria nel nord risulta quadri tre volte quella del sud, «dove pure vi è una maggiore necessità di interventi».
L’Unità 09.01.14
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