«Il 2014 sarà l’anno che cambia il Paese». Non esagera, ministro Dario Franceschini?
«A leggere le cronache ci sarebbe da essere pessimisti. Scioglimento delle Camere? Voto anticipato? No, io sono molto ottimista. Anche se questa è una legislatura anomala e fragile perché non c’è stato un vincitore alle elezioni, penso che riusciremo a fare cose mai realizzate quando tutto sembrava stabile».
Vi proponete di portare a casa, in un anno, le riforme mancate nell’ultimo ventennio, ma le condizioni non sembrano favorevoli: il governo procede a colpi di incidenti, Renzi incalza…
«Se non si fanno le riforme perde di credibilità tutto il sistema e per questo nel 2014 centreremo obbiettivi che metteranno in condizione di governare chiunque vincerà nel 2015. Prima delle Europee dobbiamo fare tre cose. Un’agenda di governo con al centro lavoro e crescita, per uscire dalla crisi. Un sistema monocamerale, con una sola Camera elettiva e un Senato che rappresenta le autonomie e le regioni. E una legge elettorale per la Camera, che dia stabilità al governo».
Entro maggio?
«Sì, le prime due letture della riforma costituzionale con il monocameralismo e l’approvazione definitiva della legge elettorale. La proposta avanzata con piena legittimità dal segretario del Pd è rivolta giustamente a tutti i partiti, si parte dalla maggioranza per cercare il consenso più largo possibile. Renzi non ha detto “prendere o lasciare”. Ha indicato tre modelli e io penso che l’unico sistema che garantisce stabilità senza forzature sia quello dei sindaci, il doppio turno di coalizione».
È un patto che Renzi può sottoscrivere?
«Lui ci sta lavorando e le condizioni per un accordo ci sono. Ovviamente funziona in un sistema monocamerale e il percorso deve andare avanti parallelamente. Approvi la legge elettorale e poi, con i tempi dell’articolo 138, entro il 2014 approvi il monocameralismo. E nel 2015 vai a votare».
E se Renzi non avesse rinunciato alla tentazione di votare a maggio?
«So che pochi ci credono, ma non lo ha mai pensato. Del resto con quale legge elettorale, per curiosità? Mantenendo il sistema bicamerale com’è? Non mi pare la soluzione, perché chi vincesse queste teoriche elezioni di maggio si troverebbe a ripartire da capo… L’interesse di Renzi è costruire il Pd e ottenere un risultato forte alle Europee. Gli interessi del governo e quelli del nuovo segretario del Pd coincidono. Per Renzi, per Alfano e per i due partiti nati da Scelta civica le Europee saranno la prima verifica e presentarsi col carniere pieno è interesse di tutte le forze di maggioranza».
Bei propositi, ma il mare del 2014 è pieno di scogli. Dopo il Salva Roma ecco il pasticcio dei 150 euro chiesti indietro agli insegnanti…
«Incidenti parlamentari ne capitano da sempre. L’errore commesso sugli insegnanti è stato grave, ma corretto nel giro di poche ore».
Resta l’impressione di una maggioranza confusa, poco compatta.
«Sembra che abbiamo scoperto la luna! Questo non è un governo che ha vinto le elezioni e che ha i numeri per governare, ma come disse Letta il primo giorno è un governo di servizio, fatto da avversari. Le intese vanno trovate passaggio per passaggio, faticosamente. Però il bicchiere è mezzo pieno, prova ne sia che lo spread è sotto i duecento».
Farete il rimpasto?
«Togliamo di mezzo questa parola, che suona come un residuo del passato. Prima si mette a punto l’agenda e poi si decide la squadra che lo applica».
E il colpo d’ala invocato da Renzi dov’è? Come farete a trovare un accordo con Alfano su unioni civili e legge Bossi-Fini?
«Non è stata e non sarà una passeggiata. Sapevamo che l’anomalia che ha generato il governo ci avrebbe messo in condizione di avere più fischi che applausi».
I fischi spesso arrivano dal suo partito, che è anche quello di Letta. Il pressing di un premier ombra non vi preoccupa?
«Questi problemi ci sono stati anche in passato. Ma dove sta scritto che un segretario nuovo, forte di una grande investitura popolare, deve per forza entrare in conflitto con un premier che l’Europa intera apprezza?».
Temo che il conflitto sia già iniziato.
«Non è assolutamente vero e non c’è un premier ombra. Se i partiti tirano ognuno la coperta dalla propria parte, il governo media. Questo schema è figlio di quel che è stato detto in Parlamento dopo l’uscita di Forza Italia. Letta gestisce l’agenda e i partiti gestiscono le trattative su riforme e legge elettorale, che riguardano un perimetro più ampio della maggioranza. Ed è naturale che questo percorso lo faccia il leader del partito più grande. Sono due lavori paralleli e diversi, non vedo sovrapposizioni».
Neanche quando Renzi dice che non ha «alcun interesse a sciogliere i nodi con cui vi siete attaccati alle vostre poltrone»?
«Io so dall’inizio che Renzi avrebbe cercato di sostenere il governo svolgendo una funzione di pungolo e di stimolo. Sarò testardo, ma resto convinto che segretario e premier non entreranno in conflitto. Conservi questa intervista e fra qualche mese mi dirà se avevo ragione».
Magari le dirò che siete rimasti a Palazzo Chigi per galleggiare.
«Non è retorica la mia, sarà un anno di svolta. Altrimenti il sistema non regge».
L’addio di Fassina al governo è il preludio alla scissione del Pd?
«Fantasie dietrologiche. A me dispiace che il viceministro si sia dimesso, stava facendo un ottimo lavoro. Ma non vedo tracce di scissione, è una cosa che non esiste».
E la gestione padronale da parte del leader, esiste?
«Come si fa a parlarne a un mese dalle primarie? Mi sembra un’accusa preventiva e ingiusta» .
Il Corriere della sera 09.01.14