Anno: 2013

“Il peccato originale che pesa su Silvio”, di Claudio Tito

In meno di vent’anni Silvio Berlusconi ha provocato o subito ben quattro scissioni. Il centrodestra è stato il terreno di egemonia della politica italiana ma anche il campo delle divisioni più cruente. Il berlusconismo non ha mai consentito il dissenso. La sua essenza lo ha impedito. Perché le ragioni della sua nascita erano eccentriche rispetto alla vita delle Istituzioni. I suoi interessi primari sono sempre stati personali o aziendali. Nel ’94 ha rotto con la Lega per poi ricucire sei anni dopo. Nel 2006 ha sospinto l’Udc di Casini fuori dal perimetro della coalizione. E infine nel 2010 ha sfidato Gianfranco Fini fino a determinare la fuoriuscita dell’ampio gruppone degli ex An. Un passaggio questo che ha poi sancito la fine del suo ultimo governo aprendo la strada all’esecutivo dei tecnici guidato da Mario Monti. La dimostrazione che nonostante un sistema elettorale sostanzialmente maggioritario, la forza del Cavaliere si dimostra incompatibile con la dialettica tipica di un partito. Qualche anno fa Marco Follini, in quel momento suo alleato, aveva parlato di «monarchia» per definire l’assetto …

“Occupazione, e se la sfida ripartisse dalla maternità?” di Valeria Fedeli

L’insicurezza economica ha un forte e negativo impatto sulla scelta di avere figli. Lo racconta l’esperienza di tante giovani lavoratrici e di tanti giovani lavoratori, ma lo dicono anche dati e ricerche. Come lo studio pubblicato nei mesi scorsi nella collana Temi di discussione della Banca d’Italia «Insicurezza economica e scelte di fecondità: il caso italiano», purtroppo passato sotto silenzio, che evidenzia come l’Italia abbia uno dei più bassi tassi in Europa sia di fecondità che di occupazione femminile. Non solo le donne che hanno condizioni di lavoro instabili fanno meno figli, ma anche le lavoratrici atipiche, con alto livello di istruzione e reddito medio-alto, quindi con buone prospettive di carriera, tendono a postici- pare la maternità. I motivi sono sempre più legati alle carenze nelle politiche di sostegno alle famiglie con figli, alla debolezza delle politiche di conciliazione e condivisione tra tempi privati e di lavoro, alla precarietà che comporta una incertezza non solo economica, ma esistenziale. Oggi in Italia, secondo i dati Istat, lavora il 47,1% delle donne, rispetto ad una media Ue …

“Capitale della cultura, sei in finale. Delusione per Venezia e il Nord”, di Paolo Conti

Siena, Cagliari, Lecce, Ravenna, Perugia-Assisi e Matera sono le candidate italiane a Capitale europea della cultura per il 2019. Lo ha deciso ieri la giuria europea di selezione che ha proposto al ministero per i Beni culturali la «short list», ovvero la lista abbreviata, che entro un mese il dicastero guidato da Massimo Bray potrà ratificare. Nessuna città del Nord, dunque: tutte candidature concentrate soprattutto tra il Centro e il Sud. E addio ai sogni di gloria delle altre candidature: Venezia-Triveneto, Vallo di Diano e Cilento, Taranto, Mantova, Caserta, Palermo, Aosta, Erice, Reggio Calabria, Urbino, l’Aquila, Bergamo, Grosseto, Siracusa e Pisa. La giuria, presieduta dal britannico Steve Green (sette membri internazionali, sei italiani) ora si riunirà nell’ultimo trimestre del 2014, ovvero tra un anno, per scegliere la città vincitrice. Entusiasmo nelle città «finaliste». Il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali: «Grande soddisfazione, abbiamo fatto un lavoro serio e intelligente». Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna: «Da lunedì cominceremo a lavorare pancia a terra, tutti insieme». A Siena il sindaco Bruno Valentini dichiara: «La nostra città è in …

“I lavoratori sono più ricchi dei padroni”, di Giuseppe Vespo

La vera notizia sarebbe stata il contrario, e cioè se i redditi degli imprenditori fossero risultati più alti di quelli dei dipendenti. Perché che i lavoratori dichiarino più di chi fa impresa, cioè di chi spesso il lavoro lo offre, ormai quasi non stupisce. Semmai i dati del ministero dell’Economia confermano una tendenza che lascia spazio a diverse interpretazioni, condite dagli effetti della crisi e afflitte dall’eterno problema dell’evasione fiscale. Intanto i numeri dicono che gli oltre venti milioni di lavoratori e lavoratrici con reddito (prevalente) da lavoro dipendente dichiarano in media 20.680 euro, mentre il milione e mezzo circa che vive prevalentemente grazie a un reddito di impresa dichiara in media 20.469 euro. I dati fanno riferimento alle dichiarazioni del 2012, quindi ai redditi percepiti l’anno prima dai circa 41,3 milioni di contribuenti italiani. Chi sono questi contribuenti ce lo dicono le percentuali del ministero, che disegna una torta così tagliata: la fetta più grossa è quella dei dipendenti, oltre il 48 per cento dei 41 milioni totali (circa venti milioni di persone); seguono …

“Prostituzione minorile, non chiamiamole baby escort”, di Pia Locatelli

Il modo in cui la nostra stampa ha trattato e sta trattando il caso delle ragazzine sfruttate come prostitute a Roma e a Milano è a dir poco disgustoso. Vedere quello che è considerato il più autorevole quotidiano nazionale dedicare due pagine a una squallida vicenda, soffermandosi su particolari e dettagli della vita delle ragazze, per soddisfare la curiosità dei propri lettori e vendere qualche copia in più, è qualcosa che ha ben poco a che fare con il diritto di cronaca e bene ha fatto il Garante della privacy a richiamare i media al “più rigoroso rispetto della riservatezza delle giovani”. Non si tratta certo di nascondere o non dare le notizie ma del modo e del linguaggio che viene usato nel darle. “Baby escort”, “ragazze doccia”, “prostitute bambine”, “puttanelle”, sono solo alcuni degli aggettivi con cui vengono definite coloro che non sono altro che ragazzine di 14, 15 al massimo 16 anni finite in un giro più grande di loro, vittime di individui senza scrupoli. Si parla fin troppo delle intercettazioni sui telefonini …

“La strategia dell’instabilità”, di Claudio Sardo

Il Pdl è sull’orlo della scissione. Da oltre un mese. È possibile ma non scontato che la rottura definitiva si consumi domani. I rapporti personali tra i contendenti sono logorati, la fiducia è praticamente azzerata, definire un quadro di garanzie reciproche pare impossibile: eppure ci sono ragioni politiche obiettive che militano a favore di una convivenza, benché forzata e conflittuale. L’idea che la separazione tra governativi e ultrà berlusconiani sia di per sé un atto liberatorio per un centrodestra a vocazione europea, e al tempo stesso un fattore di stabilità per il governo Letta, è apparsa da subito molto ingenua. È vero che Berlusconi lavora per la caduta dell’esecutivo e per il ritorno alle urne nei primi mesi del 2014, ma qualcuno pensa davvero che il passaggio formale all’opposizione del Cavaliere e dei parlamentari a lui fedeli fornirebbe garanzie aggiuntive al governo in carica? I numeri diventerebbero esigui, non solo nei passaggi politici più importanti, bensì nell’attività ordinaria almeno del Senato (come accadde ai tempi del secondo governo Prodi). E soprattutto cambierebbe la natura del …

“L’ultima tentazione razzista”, di Tahar Ben Jelloun

Il razzismo è proprio dell’uomo. È un dato di fatto: tanto vale prenderne atto, impedire che progredisca e combatterlo per legge. Ma non basta. È necessario educare, dimostrare l’assurdità delle sue basi, smontare i suoi meccanismi, non abbassare mai la guardia. In questi ultimi tempi la società francese è percepita come un contesto violentemente razzista, ma in fondo non lo è più di tante altre. Il rifiuto dello straniero, del diverso, di chi è visto come una minaccia per la propria sicurezza è un riflesso universale, che può prendere di mira chiunque. In certi casi questa ripulsa può focalizzarsi su una comunità, ma ciò non vuol dire che le altre non ne saranno colpite. L’esercizio dell’odio non conosce discriminazioni: nessuno può credersi al riparo. Perciò vorrei rassicurare coloro che in Francia incitano a un «razzismo contro i bianchi»: chi è roso dal razzismo non ama nessuno. Dopo gli ebrei, ha colpito i neri, poi gli arabi; ma a seconda del tempo e del luogo, potrebbe arrivare anche il turno dei bianchi. Dipende da dove allignano …