“Il peccato originale che pesa su Silvio”, di Claudio Tito
In meno di vent’anni Silvio Berlusconi ha provocato o subito ben quattro scissioni. Il centrodestra è stato il terreno di egemonia della politica italiana ma anche il campo delle divisioni più cruente. Il berlusconismo non ha mai consentito il dissenso. La sua essenza lo ha impedito. Perché le ragioni della sua nascita erano eccentriche rispetto alla vita delle Istituzioni. I suoi interessi primari sono sempre stati personali o aziendali. Nel ’94 ha rotto con la Lega per poi ricucire sei anni dopo. Nel 2006 ha sospinto l’Udc di Casini fuori dal perimetro della coalizione. E infine nel 2010 ha sfidato Gianfranco Fini fino a determinare la fuoriuscita dell’ampio gruppone degli ex An. Un passaggio questo che ha poi sancito la fine del suo ultimo governo aprendo la strada all’esecutivo dei tecnici guidato da Mario Monti. La dimostrazione che nonostante un sistema elettorale sostanzialmente maggioritario, la forza del Cavaliere si dimostra incompatibile con la dialettica tipica di un partito. Qualche anno fa Marco Follini, in quel momento suo alleato, aveva parlato di «monarchia» per definire l’assetto …