Anno: 2013

“Due Paesi troppo lontani”, di Massimo Giannini

In questo clima velenoso e confuso da piccola Weimer tricolore, vediamo agire due Italie distinte e destinate fatalmente a confliggere. In Parlamento, il luogo in cui la democrazia rappresentativa celebra i suoi riti e il popolo sovrano elegge i suoi rappresentati, il premier delle Intese Ristrette Enrico Letta ottiene la sua seconda fiducia e scommette su un «nuovo inizio» che dovrebbe portarlo senza traumi al traguardo del 2015. Nelle piazze, il luogo in cui si esplica la sociologia e la psicologia delle masse, un popolo smarrito senza sovranità e senza rappresentanza urla la sua rabbia cieca e sorda e azzarda l’assedio all’odiato Palazzo d’Inverno della politica. Queste due Italie reagiscono in modi diversi alla stessa Grande Crisi che le ha travolte negli ultimi sei anni. La prima si difende, secondo le regole codificate della Costituzione. La seconda sfascia, secondo le logiche disperate del forcone. Il risultato è un conflitto drammatico, e apparentemente senza sbocchi. Non c’è dialogo possibile, tra questi due Paesi lontani. Il Parlamento, delegittimato, non lo riesce a creare. Le piazze, esasperate, non …

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica generale

Si riporta la replica alle dichiarazioni di voto di tutti i gruppi di Enrico Letta, Presidente del Consiglio dei ministri. “Io voglio partire proprio da quello che ha detto l’onorevole Carfagna poco fa, quando ha detto quali erano gli obiettivi per cui il Governo è nato ad aprile, perché ho l’impressione che almeno su questo ci sia un punto sul quale c’è stato probabilmente un equivoco, perché nel mio discorso di aprile era chiarissimo – invito ad andare a rileggere quel discorso – che la separazione tra le vicende giudiziarie e le vicende politiche era un punto che io non avrei mai oltrepassato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico. Scelta Civica per l’Italia, Nuovo Centrodestra, Per L’Italia e di deputati del gruppo Misto).   Venire, quindi, oggi a dire che tutto è saltato perché non c’è stata una pacificazione, che doveva essere riconnessa a quei passaggi, è un modo a mio avviso sbagliato di impostare una vicenda, rispetto alla quale – ripeto ai colleghi che hanno espresso prima quei concetti negativi rispetto alla situazione – …

“Ma troppi ricevono già soldi pubblici”, di Stefano Lepri

E’ difficile guardare dentro a una protesta caotica, somma di rabbie disparate. Ma alcuni focolai da dove si grida contro «i politici che rubano i soldi delle nostre tasse» hanno una sorprendente caratteristica in comune: nascono dentro categorie ben assuefatte a ricevere denaro pubblico. Una frangia ribelle di autotrasportatori anima la protesta dei «forconi»: nell’ultimo decennio il settore ha ricevuto a vario titolo sussidi per circa 500 milioni di euro l’anno. Due settimane fa, Genova era stata bloccata dagli autoferrotranvieri contrari a una inesistente «privatizzazione», quando nel trasporto locale fino a tre quarti dei costi sono coperti con denaro del contribuente. La crisi esaspera; la rabbia spinge a schierarsi dietro i più determinati a battersi. Il guaio è che, nel crescente dissesto del sistema italiano, i più determinati spesso hanno esperienza nello sfruttarne i benefici. Poi per ricucire tutto si inveisce contro Equitalia, che ha vessato a torto parecchie persone perbene, ma tra i cui nemici gli evasori è probabile siano in maggioranza. E’ una protesta che guarda al passato, già tenta di riassumere il …

«Sulla strage di piazza Fontana non si smetta di cercare la verità», di Luigi Ferrarella

«Chi è nato dopo il 12 dicembre 1969 non sa praticamente niente della strage di piazza Fontana, e i meno giovani hanno la tendenza a dimenticare o a ritenere che sia qualcosa che appartiene solo al passato. Invece — avverte il professor Carlo Smuraglia, ex senatore, ex Csm, presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia — tenere viva la memoria di cosa questa strage abbia significato nella vita del Paese è un compito che sarà sempre attuale finché non avremo raggiunto, se non la giustizia, almeno la verità sulla strage. Ogni anno noi abbiamo questo dovere». «Noi» chi? «I mezzi di informazione, per cominciare. Poi soprattutto la scuola, per evitare che accada che alla domanda su piazza Fontana capiti di ascoltare dai ragazzi le risposte più astruse. E le istituzioni, che devono sottrarre all’oblio la memoria viva di fatti di questa gravità, anche per garantire che lo Stato venga sottratto a rinnovati rischi antidemocratici che può correre in taluni frangenti». Altrimenti? «Altrimenti resta una cosa giusta ma non basta il semplice ricordo: portare la corona di fiori …

«Madiba ci ha insegnato cosa significhi dignità e giustizia», di Umberto De Giovannangeli

«Per la sua lotta contro ogni forma di sfruttamento, per essere stato ogni giorno della sua vita dalla parte dei più deboli, degli esclusi, Nelson Mandela è stato un punto di riferimento, una inesauribile fonte di speranza e di coraggio per i popoli oppressi dell’America latina». Ad affermarlo è Rigoberta Menchù Tum, 54 anni, pacifista guatemalteca, premio Nobel per la Pace 1992, assegnatole «in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia sociale e la riconciliazione». Giustizia e riconciliazione: valori che, rimarca la Nobel, «hanno accompagnato “Madiba” per tutta la sua lunga, straordinaria vita». I grandi della Terra hanno dato ieri l’ultimo saluto a Nelson Mandela. Cosa ha rappresentato Mandela per le lotte di liberazione dei popoli latinoamericani? «Ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento, un moltiplicatore di coraggio e di speranza. Nelson Mandela è stato un leader che ha saputo dare voce ai tanti a cui veniva impedito. “Madiba” non ha lottato solo contro l’odiosa discriminazione razziale, ma si è sempre speso, con intelligenza, determinazione e generosità, contro tutte le forme di apartheid che segnano …

“Cnel, Italia in notevole ritardo nella scuola; abbandoni in aumento”, da Tuttoscuola

I dati presentati nella relazione annuale del Cnel sull’efficienza della Pubblica amministrazione evidenziano complessivamente dei “notevoli ritardi del nostro Paese rispetto a quelli industrializzati o europei in tutti gli indicatori esaminati” che riguardano il sistema scolastico. Tali ritardi persistono soprattutto nelle aree italiane più svantaggiate, prevalentemente concentrate nel Mezzogiorno e nelle isole. Considerando la spesa pubblica in istruzione in percentuale sul totale della spesa pubblica, l’Italia si classifica addirittura all’ultimo posto tra i Paesi Ocse, attestandosi mediamente al di sotto del 10% nel decennio 2000-2010. L’abbandono precoce degli studi “costituisce una seria minaccia al benessere individuale e sociale”, come dimostrano numerosi studi in questo campo. Per quanto concerne il confronto internazionale, l’Italia è nel gruppo di Paesi Ocse che presenta un’alta percentuale di giovani Neet (non occupati o impegnati in percorsi formativi), superiore al 10% nel 2011, e questo dato è peggiorato di 1,8 punti percentuali rispetto al 2008. Con oltre il 18% di giovani in condizioni di abbandono scolastico e con un basso titolo di studio, l’Italia è quartultima tra i Paesi europei nel …

“Programma annuale, è il solito rebus”, di Reginaldo Palermo

Per il Programma Annuale siamo alle solite: le disposizioni in vigore, contenute nel DI 44/2001, prevedono che le istituzioni scolastiche debbano approvarlo entro il 15 dicembre, ma è da sempre che questa scadenza non viene rispettata soprattutto perché entro quella data il Ministero non è mai riuscito a comunicare alle scuole l’entità delle risorse disponibili per la redazione del documento contabile. E’ vero che le scuole potrebbero (e forse dovrebbero) approvare comunque il Programma facendo riferimento al solo avanzo di amministrazione (peraltro presunto, visto che a metà dicembre non si può neppure conoscere l’avanzo definitivo) ma è del tutto evidente che una simile procedura comporterebbe solo lavoro aggiuntivo pergli uffici e per gli stessi organici collegiali(giunta esecutiva e consiglio di istituto). Sta di fatto che a anche quest’anno la “regola” del rinvio sarà rigorosamente rispettata e quindi le scuole potranno adottare il Programma annuale entro il 15 febbraio. Dopo quella data il dirigente scolastico dovrebbe comunicare la situazione all’USR che, a sua volta, dovrebbe designare un commissario ad acta. Ma, negli ultimi anni, ci sono …