“Ma che c’entra il disagio con la violenza?”, di Maurizio De Giovanni
Quindi, se non altro, gli italiani si ritrovano in piazza. Dovrebbe essere per certi aspetti, se ci pensate, confortante: non facciamo altro che dirci che non esistono più passioni comuni, sentimenti, istanze sociali e ideologie; che rimpiangiamo il fermento degli anni settanta, i cori, le mozioni collettive e la voglia di cambiare il mondo e un sistema insoddisfacente; che la nostra società è ormai composta da egoismi e limitate visioni, in cui ognuno pensa a se stesso e poco più. Scuotiamo il capo di fronte a certe utilitaristiche occupazioni studentesche, a base di criolina o altre sostanze chimiche, che non esprimono un vero disagio ma più semplicemente la volontà di saltare qualche noioso compito in classe; e allarghiamo sconsolati le braccia quando vediamo che le tenute antisommossa sono indossate dalla polizia ormai solo per fronteggiare gli ultras ottusi e ignoranti di qualche squadra di calcio, gente che mette in campo soltanto la bestiale ignoranza e nessun valore. I Forconi, invece, sembrano essere altro. Roma, Milano, Genova paralizzate da un movimento di violenza montante, che sembra …