“La corte dei ricatti”, di Filippi Ceccarelli
Per dimostrare un’opinione, o provarci, a volte tocca essere ruvidi e necessariamente sboccati. Così, per dare un’idea del rapporto instauratosi fra Lavitola e Berlusconi occorre rifarsi a un lacerto di intercettazione telefonica: «Io sinceramente — dice il primo all’allora premier — non credo che ci sia una donna al mondo che se lei le telefona e le dice: “Vieni qua a farmi una pompa”, quella non viene correndo. Dottore, lei mi perdoni se mi permetto ». LÀ dove lo scopo dell’argomento è ingraziarsi il Cavaliere solleticandone l’immensa e malata vanità; ma rimarchevole è anche il sussulto, vero e proprio fiocchetto con cui Lavitola impacchetta la confezione: «Dottore, lei mi perdoni se mi permetto ». E sempre un po’ dispiace andare a cercare nei bidoni dell’audio-spazzatura, ma solo rimestando lì dentro si ottiene la prova che Valterino era perdonato in partenza, e dunque senz’altro si poteva permettere quella lusinga. I più esperti fra gli operatori ecologici e giornalistici di questa sozza stagione sanno bene, oltretutto, che fra le mansioni del cortigiano Lavitola quelle attinenti alla sfera …