Primo confronto con Brunetta, il Mattarellum come ipotesi di intesa. Mentre il presidente del consiglio fa mostra di ottimismo: «Mangeremo il panettone anche l’anno prossimo». Il tiki taka continua e si può essere certi che non finirà tanto presto. Enrico Letta e Matteo Renzi, Matteo Renzi ed Enrico Letta: il 2013 si va chiudendo all’insegna di questo enigmatico tandem tutto made in Pd.
Anche nella sonnacchiosa giornata politica di ieri – si sente che Natale si avvicina – sono stati loro due a “fare i titoli” dei siti d’informazione, con il premier tutto proteso a spargere ottimismo («Mangeremo il panettone anche l’anno prossimo») e il secondo che ha twittato per un’ora sempre dando l’impressione di correre, di avere fretta. E di volersi muovere a tutto campo, oltre i confini della maggioranza, e infatti ha cominciato a sondare i berlusconiani. Ieri sera un uomo del leader del Nuovo Pd, Dario Nardella, ne ha parlato con Renato Brunetta.
Giorgio Napolitano, uno che mastica politica come nessun altro, è arciconvinto che Letta e Renzi debbano marciare insieme: e in questo senso non appare incoerente il senso del suo messaggio alle Alte cariche dello stato – ripreso in molti punti ieri nel saluto al corpo diplomatico – tutto teso a invocare la coesione del quadro politico. Un monito rivolto erga omnes: e dunque certamente anche al nuovo leader del Pd.
Il quale continua a “mettere fretta” al governo. Non c’è niente da fare: Renzi ha bisogno di dare al paese l’idea che nella politica italiana qualcosa è cambiato, che non è più tempi di giochini. La pietra angolare è la legge elettorale: nulla di nuovo nel merito (anche se la sensazione, come scriveva ieri Europa, è che alla fine il Mattarellum possa diventare una base seria per superare lo stallo imposto dalla Consulta), ma il punto resta quello delle intese. Entro gennaio serve avere un testo approvato alla camera «con chi ci sta».
Lo ripeterà oggi ad Alfano, questo «con chi ci sta» che al capo del Ncd, il più timoroso di un’intesa che lo tagli fuori, non piace per nulla. Un «con chi ci sta» che viene visto con sospetto anche a palazzo Chigi e al Quirinale, perché nei due palazzi non si tollera l’idea che la maggioranza possa essere bypassata su un tema dirimente come la legge elettorale. Ma Renzi ha cambiato spartito. Si rivolge a tutti, compresi un nervoso Grillo (ancora “provocato” da Renzi, «perché non vuole le riforme?») e un Berlusconi oscillante fra termini opposti come pacificazione e golpe, che dovrà presto scoprire le sue carte.
da Europa quotidiano 18.12.13
******
Renzi: “Legge elettorale con chi ci sta”, di GOFFREDO DE MARCHIS
I tempi: entro gennaio. Con chi: con tutti, anche fuori dei confini della maggioranza. Quale legge: il Mattarellum corretto, il doppio turno, ma «le questioni tecniche mi interessano poco. L’importante è che sia un sistema maggioritario». Matteo Renzi torna sulla riforma elettorale. Corregge in parte il capo dello Stato perché sembra pronto a muoversi a prescindere dalla coalizione che regge l’esecutivo Letta. «La legge elettorale si può fare non necessariamente con i partiti della coalizione, meglio
farla con il più ampio schieramento possibile perché sono le regole del gioco». Bene. Ma se ci sono problemi col Nuovo centrodestra di Alfano? «Le riforme si fanno naturalmente con tutti quelli che ci vogliono stare».
Con queste parole il neosegretario del Pd esclude una sovrapposizione tra il superamento del Porcellum e l’abolizione del Senato. A Largo del Nazareno, questo collegamento viene valutato come un modo per prendere tempo, aspettare le motivazioni della Corte costituzionale che ha cassato una parte della legge Calderoli e ridare fiato ai tifosi del proporzionale. «Una cosa è certa: su questo tema basta scherzi, votando alle primarie l’Italia ha chiesto di cambiare», avverte Renzi.
Qualcosa già si muove. Il presidente della commissione Affari
costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto di Forza Italia riunisce oggi l’ufficio di presidenza. Si capiranno meglio i tempi dell’iter parlamentare che comunque ha la procedura d’urgenza. Ossia, 30 giorni per arrivare a un testo da mandare in aula che diventeranno qualcuno in più considerando le feste di Natale. Oggi Renzi e Alfano si vedranno alla presentazione del libro di Bruno Vespa. È l’occasione per un primo abboccamento tra i due su questa materia. Ma il leader del Pd gioca a tutto campo. Il partito di Berlusconi spinge sull’acceleratore. Vuole presto
una riforma che consenta di andare a votare il prima possibile. E Forza Italia è sicura di avere dalla sua parte Renzi. Pronostica persino una possibile data delle elezioni: il 25 maggio in coincidenza con la consultazione delle Europee.
Non è certamente questa la strada indicata dal presidente della Repubblica. Già lunedì Giorgio Napolitano aveva escluso elezioni prima del varo delle riforme istituzionali. Era anche tornato a ventilare l’idea delle sue dimissioni nel caso di fallimento delle Camere. Ieri il capo dello Stato ha confermato il concetto:
«La nostra fase difficile e sofferta non ha però mancato di rafforzare la convinzione, in una parte sempre più larga dell’opinione pubblica, che tra i doveri delle istituzioni vi sia quello di garantire alla nazione stabilità politica e governabilità». Perché uno dei mali italiani è stata ed è la «fragilità endemica» dei governi.
Per rispondere alle sollecitazioni del Quirinale, il governo sta preparando un crono-programma delle modifiche costituzionali. D’accordo con Renzi, Letta ha escluso interventi sulla legge elettorale. L’ha lasciata alle Camere e alla gestione dei nuovi
vertici del Pd. Ma l’abolizione del Senato e la revisione del Titolo V, da approvare con le regole dell’articolo 138, richiedono una forma di organizzazione alla quale sta lavorando il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello. Non è solo un calendario. A questo programma si lega il destino del confronto tra Renzi e Alfano. Il segretario del Pd si tiene le mani libere, con il traguardo di un voto anticipato. Ma per ottenere un quadro più chiaro e più ordinato in cui governare sta attuando un pressing sul Nuovo centrodestra per vedere se sono davvero disponibili a scegliere
un sistema maggioritario in tempi brevi. In quel caso, Renzi può muoversi diligentemente nell’area della maggioranza di governo e aspettare un anno, prima di lanciare la corsa alla premiership.
Enrico Letta è convinto che finirà così. Ha parlato ai dipendenti di Palazzo Chigi per gli auguri di fine anno. Mostrando ottimismo: «Nonostante molti fuori da qui non ci credessero, abbiamo mangiato il panettone e se continuiamo a lavorare bene contiamo di mangiarlo anche il prossimo anno».
La Repubblica 18.12.13