«La riduzione del personale conferma l’efficacia delle politiche di contenimento del turn over introdotte per la generalità dei comparti a partire dal 2008». Fredda ma efficace, la sintesi della ragioneria del ministero dell’Economia fotografa la situazione: grazie alle strategie messe in campo negli ultimi 4 anni da governi di ogni colore lo Stato ha tagliato 200 mila dipendenti. Una massiccia operazione fatta di prepensionamenti, esodi, scivoli e di una severa riduzione delle assunzioni. Tanto è vero che a decine di migliaia, pur avendo vinto un concorso, aspettano da anni il proprio ingresso in ruolo. I numeri del conto annuale 2007-2012 parlano di una delle più incisive cure dimagranti che abbiano mai riguardato i travet. Con conseguenze importanti sui posti di lavoro, sulle retribuzioni. E, ovviamente, sulla spesa. Via XX Settembre certifica che alla fine del 2012 i lavoratori pubblici erano 3 milioni e 238 mila, con una diminuzione di 198 mila unità rispetto al 2008 quando erano 3 milioni e 436 mila. Un calo del 5,7% che ha avuto un’accelerazione proprio tra il 2011 e il 2012, fase nella quale si è registrata una diminuzione di 45 mila unità (-1,4%). La ragioneria dello Stato sottolinea che la variazione, tra il 2007 e il 2012, sarebbe più marcata (-6,3%) se calcolata a parità di enti, ossia escludendo dal confronto quelli entrati per la prima volta nella rilevazione dal 2011. Il settore che più ha contribuito alla riduzione del personale è la scuola (125 mila unità in meno tra il 2007 e il 2012 con un -10,9% in cinque anni).
TEMPI DURI
Ed anche se i tecnici sottolineano che «la diminuzione di 2 mila persone nel 2012 ha rappresentato una sostanziale stabilità», il comparto presenta valori in calo per tutto il periodo. Una emorragia di tali proporzioni che la scuola, da sola, ha contribuito per il 60% alla riduzione complessiva del personale nel pubblico impiego. Tuttavia la variazione negativa ha interessato quasi tutti i comparti. Sacrifici pesanti per i ministeri (-11,5% dal 2007 e -2,6% tra il 2011 e il 2012), le autonomie locali (-5% nel quinquennio, -2,6% nell’ultimo anno) e gli enti pubblici non economici (-17%, – 3,3% solo nell’ultimo anno). Un trend che, secondo le valutazioni del ministero dell’Economia, si confermerà anche nel 2013. «A fine anno – annotano i tecnici – è probabile che ci sia una riduzione del personale sui livelli del 2012». Infatti nei primi sei mesi dell’anno nel quale si è confermato il blocco del turn over si è registrata una riduzione di personale dello 0,62%. Il taglio dei posti di lavoro ha centrato l’obiettivo principale per il quale era stato programmato: la riduzione del costo del lavoro. La spesa per le retribuzioni che nel 2008 valeva 167,8 miliardi si è ridotta a 160,4 nel 2012. E solo tra il 2011 e il 2012 è diminuita di circa 5 miliardi (-2,8% ). Pesanti anche i riflessi sui portafogli. Lo stipendio medio nel 2011 era di 34.899 euro, mentre nel 2012 è scivolato a 34.576 con un calo dello 0,9%. Ma non tutte i comparti hanno tirato la cinghia e i magistrati (che non hanno contratto ma retribuzioni stabilite per legge) hanno avuto nel 2012 un aumento dell’8% sul 2011 raggiungendo una retribuzione media di 141 mila euro. Nel frattempo, è cresciuta la presenza femminile negli uffici pubblici: nel 2012 ha raggiunto il 55,5% del totale (era al 54% nel 2007 ). L’incremento della quota rosa, fanno notare da Via XX Settembre, «è dovuto sia al maggior numero di assunzioni rispetto agli uomini (circa 5mila in più) sia al minor numero di cessazioni (17mila in meno)». Quanto alla distribuzione territoriale dei dipendenti, ad eccezione della Liguria tutte le regioni del nord hanno aumentato il loro peso. La Lombardia è la regione con il maggior numero di statali (il 12,5% del totale ).
Il Messaggero 17.12.13