Non mi ha convinto l’intervento di David Sassoli ieri sull’Unità per spiegare la sua posizione rispetto alla proposta di risoluzione sulla salute ed i diritti riproduttivi respinta qualche giorno fa al Parlamento europeo. Sassoli dice: non votando quella risoluzione ho difeso la legge 194 ed «il suo delicato equilibrio tra diritti della donna, diritto alla vita e diritto all’obiezione di coscienza».
Ho letto e riletto il testo: approvarlo sarebbe stato, al contrario, molto importante anche per noi che abbiamo una buona legge ma che rischia di essere sempre meno applicata per l’impoverimento dei servizi pubblici e per l’abuso del ricorso all’obiezione di coscienza.
La risoluzione recita: «gli Stati membri dovrebbero regolamentare e monitorare il ricorso all’obiezione di coscienza nelle professioni chiave in modo da assicurare che l’assistenza sanitaria in materia di salute riproduttiva sia garantita come diritto individuale» perché «l’obiezione di coscienza è un diritto individuale e non una politica collettiva».
Nel nostro Paese la fotografia è impressionante, l’equilibrio è sempre più sbilanciato a favore dell’obiezione, l’Unità del 5 dicembre scorso ne dà un quadro abbastanza completo: nel Lazio su 391 ginecologi strutturati, 33 sono non obiettori, in Campania la percentuale dei non obiettori è del 16 per cento, in Calabria del 7 per cento.
È chiaro che la 194 rischia di essere carta straccia se non si prendono misure urgenti.
Per questo giudico un errore politico l’astensione di alcuni dei nostri parlamentari europei che, nei fatti, ha contribuito all’affossamento di una risoluzione che, peraltro, per sua natura, è un atto di indirizzo non vincolante e che dunque non può essere definita «un intervento a testa bassa». Al contrario, si è persa un’opportunità per condividere le migliori politiche europee sul terreno della salute riproduttiva e per far compiere quindi qualche passo avanti anche alle nostre politiche.
Il gruppo democratico alla Camera ha chiesto al governo, attraverso una mozione approvata qualche tempo fa, di aprire tavoli con le regioni per monitorare la situazione e rimuovere gli ostacoli che impediscono di garantire servizi ed assistenza alle donne che decidono di interrompere la gravidanza. Attendiamo dal governo indicazioni concrete e, se non ci saranno prime risposte, riproporremo con forza la nostra iniziativa parlamentare. Sulla piena applicazione della legge 194, il Pd deve dimostrare di essere coerente, in Italia, in Europa e nelle singole Regioni, dove le politiche si fanno e dove troppo spesso i servizi sono messi a rischio.
Siamo chiamati a dare risposte urgenti ed efficaci ai bisogni di salute e della vita quotidiana delle persone, risposte che si intrecciano con valori fondamentali di laicità delle istituzioni, di rispetto delle scelte dei singoli e dei diritti delle donne, che devono essere perseguiti, sempre, nella nostra iniziativa politica.
L’Unità 14.12.13