La temìntazione incendiaria. E dell’abbraccio finale con Grillo. «È la volta buona che mettiamo Letta e Alfano spalle al muro, dobbiamo schierarci con quei disperati che li vogliono tutti a casa». È la svolta nella strategia di Berlusconi. Versare altra benzina e soffiare sul braciere, cavalcare la protesta, anzi di più. Il leader di Forza Italia non vuole cedere soprattutto a Grillo la copertura politica di quanto si sta muovendo nella pancia del Paese, dal Piemonte alla Sicilia. Il dossier lo ha studiato per bene. Ha voluto sapere tutto di loro, dei Forconi, dei loro leaderini, degli agricoltori in rivolta, delle sigle dei disoccupati e di chi anima la protesta dai toni sempre più minacciosi. Quindi, nelle ultime 48 ore — questa la svolta — ha cercato un contatto diretto proprio con Beppe Grillo. Per stringere Palazzo Chigi in un abbraccio asfissiante.
Se il leader del Movimento cinque stelle è già venuto allo scoperto sul suo blog, fino all’appello senza precedenti rivolto a poliziotti e militari, il Cavaliere fino a ieri sera ha preferito muoversi sotto traccia, lavorando da Arcore, prima di raggiungere Roma solo in serata. Ma le conclusioni sono già tratte: «Alfano e Lupi lavorano per reprimere la rivolta, noi dobbiamo ascoltare cosa ha da dire questo movimento, quanto meno la sua ala presentabile ». Marcare la distanza dai governativi, fare opposizione fuori dal Palazzo, insomma. È il leader sempre più extraparlamentare.
Il ponte per tentare un approccio con l’ex comico è il professore Paolo Becchi, ideologo dei Cinque stelle, docente all’Università di Genova, ricevuto proprio a Villa San Martino non più tardi di due settimane fa. «Io e Grillo vogliamo la stessa cosa, far cadere questo governo» erano state le parole col quale il padrone di casa ha corteggiato l’insolito ospite. Lasciando balenare in quell’occasione anche la possibilità che Forza Italia sostenga l’impeachment nei confronti del presidente Napolitano. E Becchi si sarebbe in effetti mosso per accendere un link tra i due leader, anche se non sembra che Grillo finora abbia abboccato. Intanto, Berlusconi continua a lanciare segnali. Come la convocazione dei rappresentanti degli autotrasportatori oggi pomeriggio nella sede del partito. Sortita sulla quale non poco ascendente sembra abbia avuto Daniela Santanché, convinta più di altri, tra i falchi interni, che occorra montare senza indugi sulla protesta. Ancora, l’ex premier sta sondando anche altre carte per completare la manovra di avvicinamento al guru del M5s. Al lavoro sarebbero anche un paio di figure di spicco del mondo Mediaset, vecchie conoscenze del Grillo uomo di tv e spettacoli.
Tutto un movimento che il governo osserva non senza apprensione. Enrico Letta ha appena varcato la soglia dell’ambasciata italiana di Pretoria quando gli consegnano il foglietto con le agenzie che riportano l’appello di Grillo alle forze dell’ordine e all’esercito. Passare dai funerali di Mandela a Johannesburg al quasi incitamento alla diserzione del leader cinquestelle per il presidente del Consiglio è uno choc. «Grillo e chi strumentalizza le proteste, chi cavalca i forconi è un vero irresponsabile. Chi va manifesta va sempre ascoltato, ma sul rispetto della legalità non si transige», è la reazione a caldo del premier. Che si attacca al telefono e si mette in contatto con Roma. Parla con il ministro dell’interno Angelino Alfano e con quello della Difesa Mario Mauro. Si decide che Letta dedicherà un passaggio molto duro del suo discorso di oggi sulla fiducia proprio per stigmatizzare chi per tornaconto politico soffia sul fuoco. E non vale solo per il leader pentastellato. E nel governo c’è anche timore che la protesta dei forconi dilatata dalla politica possa avere ripercussioni sulla crescita che solo inizia ad affacciarsi sul Paese schiacciato dalla crisi: «Sono toni che non aiutano l’Italia a ritrovare fiducia — ragiona un ministro — e la fiducia oggi è la merce più rara e preziosa».
«Grillo sta facendo un salto di qualità — ragiona Mauro dopo avere parlato con Letta — sta passando dal terreno delle polemica politica, per quanto hard e animosa nei confronti delle istituzioni, ad affermazioni che hanno dell’eversivo». E ancora, per il titolare della Difesa «se il senso della presenza dei grillini in Parlamento era proprio quello di dare maggiore partecipazione al dissenso, ora ci ritroviamo all’anticamera degli anni Settanta. Questa volta è il caso di dirlo, chi semina vento raccoglie tempesta. E anche Berlusconi sta scivolando verso derive pericolose». Un ragionamento che si inquadra con lo svelarsi della nuova strategia d’attacco di un Berlusconi che, benché decaduto, non molla la presa e gioca senza riserve la sua campagna elettorale anzitempo.
Un occhio all’opposizione dentro e fuori il Parlamento, un altro al partito, per il leader di Forza Italia. Le acque interne restano agitate. Troppi mugugni tra i big che temono il repulisti a vantaggio dei club e dei giovani lanciati domenica. Ed ecco allora che oggi a Palazzo Grazioli è in agenda una processione di dirigenti. Per tutti gli ex ministri e i personaggi di primo piano è pronta una nomina nel Comitato di presidenza di una trentina di nomi (forse 36 addirittura). Ma un solo presidente, un uomo solo al comando.
La Repubblica 11.12.13