I dati presentati nella relazione annuale del Cnel sull’efficienza della Pubblica amministrazione evidenziano complessivamente dei “notevoli ritardi del nostro Paese rispetto a quelli industrializzati o europei in tutti gli indicatori esaminati” che riguardano il sistema scolastico. Tali ritardi persistono soprattutto nelle aree italiane più svantaggiate, prevalentemente concentrate nel Mezzogiorno e nelle isole.
Considerando la spesa pubblica in istruzione in percentuale sul totale della spesa pubblica, l’Italia si classifica addirittura all’ultimo posto tra i Paesi Ocse, attestandosi mediamente al di sotto del 10% nel decennio 2000-2010. L’abbandono precoce degli studi “costituisce una seria minaccia al benessere individuale e sociale”, come dimostrano numerosi studi in questo campo. Per quanto concerne il confronto internazionale, l’Italia è nel gruppo di Paesi Ocse che presenta un’alta percentuale di giovani Neet (non occupati o impegnati in percorsi formativi), superiore al 10% nel 2011, e questo dato è peggiorato di 1,8 punti percentuali rispetto al 2008.
Con oltre il 18% di giovani in condizioni di abbandono scolastico e con un basso titolo di studio, l’Italia è quartultima tra i Paesi europei nel 2011.
Il fenomeno abbandoni pare riguardare quasi tutta Italia, con una minore accentuazione nelle regioni centrali e nella provincia di Trento. La porzione di popolazione di 15enni al di sotto del livello 3 in lettura è molto consistente in Italia in tutti i cicli Pisa (ben al di sopra del 40%), ed è sistematicamente maggiore della media Ocse. Anche per la matematica, i risultati non sono confortanti: gli studenti italiani al di sotto del livello 3 sono all’incirca il 50% nel 2009. Il Sud e le Isole registrano punteggi sistematicamente inferiori alla media nazionale, già a partire dalla scuola primaria. Tali divari si amplificano al crescere del livello scolastico. Questi andamenti sono confermati anche dalle rilevazioni annuali Invalsi sugli apprendimenti degli studenti dei diversi ordini scolastici.