Dodici dirigenti più un portavoce affiancheranno il nuovo segretario nella gestione del Pd. Gli uomini forti sono soprattutto tre, altri incarichi pensati per obiettivi specifici. C’è un civatiano, prosegue il dialogo con Cuperlo. Non c’è un vicesegretario, così come manca un coordinatore della segreteria. Ma la squadra presentata ieri da Matteo Renzi nella sua prima conferenza stampa al Nazareno («Ma è sempre così?», ha chiesto sottovoce, davanti ai flash dei numerosissimo fotografi presenti, a Guglielmo Epifani accanto a lui, che però non gli ha risposto) ha già due uomini forti ben individuati: Luca Lotti, responsabile organizzazione, e Stefano Bonaccini, al quale sono stati affidati gli enti locali. A questi, si affianca Lorenzo Guerini, che nel ruolo di portavoce si occuperà dei rapporti con l’esterno del partito, dopo aver curato quelli con le altre componenti interne nella faticosa battaglia per definire le regole congressuali. Quando il sindaco di Firenze diventerà anche formalmente segretario del Pd, cioè domenica dopo l’ufficializzazione dell’esito delle primarie in assemblea nazionale, saranno loro ad occuparsi della gestione day by day del partito, mentre Renzi riserverà per sé tutto ciò che contribuirà a definire il profilo politico dei Democratici.
Colpisce la nomina all’economia di Filippo Taddei, sostenitore di Pippo Civati, che rappresenta l’unico innesto extra-mozione nella squadra renziana. Ma il candidato giunto terzo alle primarie ha subito precisato: «Sono contento per Filippo, ma non è un accordo tra me e Renzi. Non è un patto per una gestione unitaria, come dicevano una volta».
Alcuni incarichi sembrano pensati ad hoc per alcune battaglie che segneranno anche il rapporto del nuovo segretario con il governo guidato da Enrico Letta: l’impegno dello stesso Taddei e della responsabile lavoro Marianna Madia a favore delle tutele per i lavoratori atipici e precari, quello della fedelissima Maria Elena Boschi (riforme) per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, i rapporti di Federica Mogherini (esteri) con il Pse, l’allargamento dell’incarico di Pina Picierno, che oltre alla legalità assume anche il sud.
Per quanto riguarda gli equilibri politici interni al partito, ai renziani doc si affiancano ben tre esponenti di AreaDem (la fassiniana Mogherini, che ha buoni rapporti anche con Veltroni, Braga e Picierno), oltre alla più “eterodossa” Serracchiani. Due sono gli ex bersaniani convertiti al renzismo (Bonaccini e Morani), mentre Madia, che non fa riferimento a una componente specifica, può fare da ponte sia con i Giovani turchi, tra i quali ha molti amici (alle parlamentarie di un anno fa, fece campagna in ticket con Fassina), sia con il premier Letta.
Resta da capire se riceverà incarichi anche qualche esponente della mozione Cuperlo. Quest’ultimo ha incontrato a lungo ieri il neo segretario prima della sua conferenza stampa, ma non è stato raggiunto un accordo. L’opzione più probabile rimane quella di affidare la presidenza dell’assemblea nazionale, che si riunirà domenica prossima a Milano, a un padre nobile come Alfredo Reichlin, ma le trattative si prolungheranno ancora nei prossimi giorni.
da Europa Quotidiano 10.12.13