Con la norma “Valore cultura” il governo Letta ha assegnato a se stesso un compito impossibile: trovare per Pompei un “direttore generale di progetto” preposto non solo all’area archeologica (compresi gli appalti).
Ma anche al rilancio economico- sociale e alla riqualificazione ambientale e urbanistica di un’enorme area «Grande Pompei», con relativo piano strategico, turistico e di gestione. Cucito questo vestito troppo grande per chiunque, era press’a poco impossibile trovare chi vi stesse dentro: donde la girandola di candidature dei giorni scorsi. Può far scalpore che le sorti di Pompei siano affidate ad un carabiniere: ma in terra di grande criminalità organizzata in realtà è una scelta che non deve stupire. La soluzione trovata è elegante, anche se ancora imperfetta. L’accoppiata del generale dei Carabinieri Giovani Nistri e del Direttore generale ai beni culturali per l’Abruzzo Fabrizio Magani ha l’indubbio vantaggio di riportare Pompei nell’ambito dovuto (il ministero dei Beni Culturali, che ha ora competenza anche sul turismo). Magani sta dirigendo assai bene in Abruzzo la difficilissima situazione post-terremoto, ed è riuscito con grande tenacia e competenza a far partire i cantieri per la ricostruzione del centro storico dell’Aquila. Quanto al generale Nistri, il suo lavoro per la tutela del patrimonio culturale, è stato di prim’ordine. Insomma, se Nistri e Magani sapranno coordinarsi e dividersi bene i compiti, legalità, sicurezza, efficienza e tempistica dei lavori di Pompei dovrebbero essere assicurate.
Per essere ottimisti però manca qualcosa. Il ministro Bray ha dichiarato che è imminente la nomina di un nuovo Soprintendente: il fatto che né il direttore di progetto né il suo vice siano archeologi impone di fare una scelta di alto profilo, per competenza e capacità decisionale. Solo quando l’accoppiata Nistri-Magani si sarà arricchita di questo terzo, cruciale tassello si potrà giudicare della bontà ed efficacia del disegno istituzionale complessivo. Infine: mentre si apre qualche speranza per Pompei, non dimentichiamo l’Abruzzo: chi sarà il successore di Magani all’Aquila? Insomma: predicando bene e razzolando male, il governo ha sbandierato l’estrema urgenza del problema Pompei, ma ha perso quattro mesi (dall’8 agosto ad oggi) per decidere se il direttore generale dovesse essere un diplomatico, un archeologo, un banchiere, un magistrato, un architetto, con evidenti contrasti fra la soluzione tecnica voluta da Bray e le opzioni politiche della Presidenza del Consiglio. Per fortuna ha vinto Bray; ma ora davvero non si può perdere più nemmeno un minuto.
La Repubblica 10.12.13