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“I Bronzi tornano a casa ma la nuova battaglia è sulla trasferta per l’Expo”, di Maria Novella De Luca

Blindati e scortati, protetti e nascosti, da ieri notte gli eroi sono tornati a casa. Ancora distesi, convalescenti speciali, i Bronzi di Riace, forse dei, forse guerrieri, sicuramente di una bellezza sovrumana, dopo il restauro e l’esilio sono riapprodati al museo archeologico di Reggio Calabria, in una grande sala che guarda il mare dello stretto di Messina. Tra pochi giorni le due enigmatiche statue, ritrovate nel 1972 davanti alle coste joniche da un sub dilettante, saranno finalmente rimesse in piedi e appoggiate su due speciali pedane antisismiche che le proteggeranno da ogni urto e da ogni vibrazione. Ma soprattutto saranno esposte (finalmente) in un museo restaurato e non più fatiscente, in una sala climatizzata e depurata, perché l’impatto con il «mondo» non alteri il loro delicatissimo equilibrio. E nel giro di due settimane i due Bronzi, statue di epoca greca, intorno al V a. C, e intorno alla cui identità continua il dibattito in tutto il mondo, saranno di nuovo esposti al pubblico. Ma per adesso i guerrieri di Riace, uno più vecchio, uno più giovane, resteranno a casa, a Reggio Calabria. Vietato ogni prestito e ogni trasferta. Il loro posto per adesso è lì, in quello stesso museo fino a ieri abbandonato e disadorno, dove dopo i primi anni di curiosità e di entusiasmo i visitatori erano diventati pochissimi. Un deserto attorno a quelle due statue ritrovate
in un eccezionale stato di conservazione, e nascoste forse per secoli sul fondo del mare.
Nei giorni scorsi il presidente della Fondazione Fiera di Milano, Benito Benedini, aveva lanciato la proposta di «esportare» i Bronzi di Riace nel 2015 a Milano come grande simbolo dell’Expo. Una trasferta che avrebbe reso ancora più celebri le due statue, attirando naturalmente migliaia
di visitatori nei padiglioni dell’Expo. Un’idea rilanciata anche dalla presidente della Fondazione Bellisario, Lella Golfo: «Facciamoli diventare ambasciatori dell’Italia nel mondo. A cominciare dall’Expo del 2015». Riaprendo così però una polemica che da sempre circonda il destino dei Bronzi, così come il mistero delle loro origini, fin da quando il presidente Sandro Pertini li fece esporre al Quirinale nel 1980: devono restare in Calabria, dove per anni hanno sofferto oblio e dimenticanza, o dovrebbero essere collocati altrove dove milioni di visitatori si metterebbero in coda per ammirarli? E se non devono essere trasferiti (così ormai è stato deciso) non sarebbe almeno legittimo farli viaggiare un po’? Immediate le reazioni dei gruppi che temendo forse l’arcaica spoliazione del Sud, da sempre si battono perché i due guerrieri greci non vengano spostati ma diventino un’attrattiva verso la Calabria. «I Bronzi sono beni identitari e inamovibili » dice Francesco Alì del comitato Bronzi-Museo. Ma è stato lo stesso ministro per i Beni Culturali Massimo Bray, presentando il nuovo museo archeologico (che fu disegnato dall’architetto Marcello Piacentini) e il cui restauro è costato 32 milioni di euro, a dire con chiarezza: «Non sappiamo come i Bronzi reagiranno all’impatto con il pubblico, sappiamo però che sono di una delicatezza estrema, che rischiano processi di ossidazione. Dobbiamo osservarli, monitorarli. Dunque per adesso restano a Reggio Calabria».

La Repubblica 07.12.13